Bruxelles – Accordo. Quasi otto ore dopo l’avvio dei lavori del Consiglio Ue a Bruxelles, i ministri dell’energia hanno raggiunto nel pomeriggio di oggi (19 dicembre) un accordo politico per fare entrare in vigore da febbraio 2023 un meccanismo di correzione del mercato in caso di picchi di prezzo del gas, il ‘price cap’ tanto richiesto dai governi Ue quanto divisivo e a lungo rimandato. L’accordo politico sul tetto al prezzo del gas ha permesso ai ministri di sbloccare oggi anche il via libera ufficiale ad altri due regolamenti di emergenza rimasti ‘in ostaggio’ del Consiglio per il mancato accordo sul tetto al prezzo del gas: il regolamento per l’accelerazione delle autorizzazioni delle energie rinnovabili (proposto il 9 novembre) e il pacchetto anti caro-energia, che include acquisti congiunti di gas, il nuovo benchmark per il Gnl e le misure di solidarietà tra Stati membri (datato 18 ottobre).
Come funziona il ‘cap’, dettagli dell’accordo
Dopo molte difficoltà e riunioni infruttuose, i ministri lasciano Bruxelles con un’intesa politica per attivare automaticamente il ‘price cap’ di fronte a due condizioni contemporaneamente: quando il prezzo del gas sul mercato olandese TTF supera i 180 euro per Megawattora per 3 giorni lavorativi e quando il prezzo TTF mensile è superiore di 35 euro rispetto al prezzo di riferimento del GNL sui mercati globali per gli stessi tre giorni lavorativi. Queste le due condizioni (‘trigger’) per attivare il meccanismo vero e proprio di correzione del mercato (che si attiverà in automatico con solo un “avviso di correzione del mercato” da parte dell’agenzia Acer), che avrà invece una componente dinamica, come richiesto da alcuni Paesi come l’Italia. Una volta soddisfatte le condizioni e attivato il meccanismo, in sostanza non saranno consentite transazioni sul gas al sopra di un cosiddetto “limite di offerta dinamica”, che si definisce come il prezzo di riferimento calcolato sulla base degli indici globali dei prezzi del Gnl, più un massimo di 35 euro/MWh. L’intesa prevede però che se il prezzo di riferimento del GNL è sotto ai 145 euro, il limite di offerta dinamica rimarrà comunque pari alla somma di 145 euro e 35 euro (per arrivare alla soglia di 180).
Una volta attivato, il limite dell’offerta dinamico sarà applicato per almeno 20 giorni lavorativi, ma con la possibilità di disattivarlo o sospenderlo in ogni momento attraverso due procedure diverse. Quando il limite di offerta dinamica è inferiore a 180 euro/MWh per tre giorni lavorativi consecutivi, verrà automaticamente disattivato, così come di fronte a un’emergenza regionale o dell’intera Ue dichiarata dalla Commissione europea (ad esempio, in caso di razionamento del gas). Di fronte a rischi per la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, la stabilità finanziaria, i flussi di gas all’interno dell’UE o rischi di aumento della domanda di gas, invece alla Commissione europea resta il potere di adottare un decisione di esecuzione e sospendere il meccanismo di correzione del mercato nell’immediato.
L’accordo ha stravolto nella sostanza la proposta della Commissione Ue, datata 22 novembre, che aveva previsto criteri di attivazione molto diversi: quando i prezzi raggiungono i 275 euro per MegaWattora per due settimane e quando i prezzi sono superiori di oltre 58 euro per MWh rispetto a quelli del gas naturale liquefatto (GNL) sul mercato globale. Perché troppo alto o perché troppo basso, la proposta di Bruxelles non è piaciuta alla maggior parte degli Stati membri che, se pure dopo mesi di insistenza e pressione sulla Commissione, hanno impiegato quasi un mese a chiudere un accordo.
Il meccanismo sarà in vigore dal 15 febbraio (il regolamento sarà in vigore per un anno), ma non prima che l’Esma (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati) e l’Acer (Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia) abbiano pubblicato (entro il 23 gennaio) una prima valutazione sugli effetti del meccanismo di correzione del mercato sui mercati finanziari ed energetici e sulla sicurezza dell’approvvigionamento. L’accordo, precisano fonti, sarà formalmente adottato nei prossimi giorni mediante procedura scritta dagli ambasciatori dell’Ue. Il voto che si è tenuto oggi in Consiglio ha visto l’astensione di Paesi Bassi e Austria, con l’unico voto contrario dell’Ungheria. Anche la Germania, che tra tutti si era mostrata reticente sul tetto, ha votato a favore. Per il via libera al regolamento era sufficiente una maggioranza qualificata, che si realizza quando il 55% degli Stati membri vota a favore e quando gli Stati membri che appoggiano la proposta rappresentano almeno il 65% della popolazione totale dell’Ue.
La commissaria europea per l’energia, Kadri Simson, si è detta lieta “che siamo riusciti a raggiungere la maggioranza più ampia possibile sul testo. L’accordo odierno indica chiaramente che l’Europa non è disposta a pagare alcun prezzo per il gas e che è in grado di agire unita per garantire la propria sicurezza energetica”, ha detto in conferenza stampa. I ministri, in realtà, avevano le spalle al muro dopo tanti rinvii e il mandato politico dell’ultimo Vertice Ue del 15 dicembre scorso per finalizzare un accordo oggi al Consiglio energia.
L’accordo raggiunto a fatica a Bruxelles è salutato dall’Ue con molta soddisfazione. Per il ministro ceco per il commercio e l’industria, Jozef Síkela, che ha presieduto la riunione in veste di presidente di turno l’accordo è un “bilanciato compromesso tra due fazioni opposte: da un lato, abbiamo concordato su un meccanismo efficace che proteggerà i cittadini e le imprese dagli eccessi che abbiamo visto quest’estate; dall’altro, abbiamo assicurato salvaguardie per far sì che il mercato europeo resti attrattivo per i fornitori di gas”. Per la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, le decisioni adottate oggi consentiranno all’UE “di prepararsi per il prossimo inverno in modo più efficace e accelerare la diffusione delle energie rinnovabili”, ha scritto in un tweet.
Da Mosca, invece, la reazione è stata tutto meno che di soddisfazione. “L’accordo dei ministri Ue sul tetto al prezzo del gas è inaccettabile”, ha riferito il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov spiegando che l’intesa “è contraria ai principi di mercato”. Si tratta di “una violazione del processo di determinazione dei prezzi di mercato, un’invasione del processo di mercato, qualsiasi riferimento al massimale non può essere accettabile”, ha detto Peskov. Ci vorrà del tempo, ha detto, per “soppesare a fondo i pro e i contro” per elaborare una risposta adeguata da parte della Russia. Per il ministro per l’ambiente e la sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, invece si tratta di una vittoria su tutta la linea e le “reazioni della Russia sono la dimostrazione che questo tetto serve ed è efficace”.
Accelerare le rinnovabili
Il via libera al price cap sblocca altri due tasselli importanti della risposta europea alla crisi dell’energia, su cui i ministri avevano trovato un accordo politico in precedenza: un regolamento di emergenza sull’accelerazione dei permessi alle rinnovabili e un regolamento sugli acquisti congiunti e la solidarietà sul gas, che i ministri hanno scelto di legare in una ‘logica a pacchetto’ all’accordo politico sul cap.
Quanto alle rinnovabili, l’accordo prevede che il regolamento di emergenza sia in vigore per 18 mesi e nella sostanza abbrevia i termini temporali per il rilascio dei permessi per gli impianti energia solare, per l’aggiornamento degli impianti di energia rinnovabile esistenti (repowering) e l’installazione delle pompe di calore. Nello specifico, per gli impianti fotovoltaici il termine per il rilascio delle autorizzazioni non supererà i tre mesi, mentre per la capacità fino a 50 kW (ad esempio per le persone che producono energia solare per autoconsumo) sarà in vigore un tacito accordo dopo un mese dalla loro applicazione, a condizione che non vi siano problemi di sicurezza, stabilità e affidabilità. Sei mesi per le autorizzazioni per il potenziamento dei progetti (repowering), comprese tutte le pertinenti valutazioni ambientali. Qualora il repowering comporti un aumento fino al 15% della capacità della centrale, le connessioni alla rete saranno consentite entro tre mesi. Un solo mese il tempo per l’installazione di pompe di calore inferiori a 50 MW e di tre mesi in caso di pompe di calore geotermiche. Alla base della proposta, la considerazione che la costruzione degli impianti di energia rinnovabile è di “interesse pubblico prevalente”, per cui governi potranno dare l’ok alla costruzione con procedure di autorizzazione abbreviate (a fronte di una valutazione a sua volta semplificata). Attualmente, stima l’Ue, ci vogliono almeno 9 anni per autorizzare progetti che riguardano l’eolico e più di 4 anni per i progetti che riguardano il solare.
Solidarietà, acquisti comuni e nuovo benchmark
L’altro regolamento del Consiglio su cui si sono accordati i ministri è un pacchetto di emergenza per migliorare la sicurezza degli approvvigionamenti. In primo luogo, l’intervento riguarda gli acquisti congiunti di gas per far fronte a un eventuale nuova carenza di forniture. Bruxelles assumerà un fornitore di servizi per calcolare la domanda aggregata e cercare offerte sui mercati globali per soddisfare la domanda totale, per andare a riempire la domanda di volumi di gas pari al 15 per cento dei rispettivi obblighi di riempimento dello stoccaggio di gas per il 2023 (circa 13,5 miliardi di metri cubi per l’UE nel suo complesso). Oltre il 15 per cento, l’aggregazione sarà volontaria ma basata sullo stesso meccanismo. Le imprese hanno l’obbligo di informare preventivamente la Commissione e gli Stati membri se intendono acquistare più di 5 TWh/anno (poco più di 500 milioni di metri cubi) e la Stati membri hanno esplicitato che il gas russo sarà escluso dagli acquisti congiunti.
Gli acquisti congiunti di gas sono considerati fondamentali per riprendere a riempire gli stoccaggi appena finirà l’inverno e soprattutto per evitare concorrenza tra i governi nell’acquisto delle forniture. Sulla scia dell’acquisto comune dei vaccini durante la pandemia COVID-19, di fronte alla crisi energetica connessa alla guerra in Ucraina Bruxelles ha lanciato lo scorso 7 aprile una piattaforma energetica a cui gli Stati membri possono aderire su base volontaria per negoziare e cercare approvvigionamenti di gas (e in futuro anche idrogeno e gas naturale liquefatto), principalmente per mantenere anche i prezzi più contenuti potendo gestire la domanda a livello comunitario e non nazionale.
Il regolamento introduce anche regole predefinite per garantire solidarietà in caso di vera e propria emergenza forniture, che entreranno in vigore solo se gli Stati membri non hanno concluso accordi bilaterali. Secondo Bruxelles, attualmente sono stati conclusi solo 6 accordi di solidarietà tra gli Stati membri su circa 40 potenziali (tra Italia e Slovenia, Germania e Danimarca, Germania e Austria; Estonia e Lettonia; Lituania e Lettonia; Finlandia ed Estonia).