Bruxelles – Sei mesi da quando l’Ucraina ha ottenuto lo status di Paese candidato all’adesione all’Ue. Volodomyr Zelensky ringrazia, attende il 23 dicembre per celebrare l’anniversario tanto storico quanto importante, ma richiama l’attenzione sui prossimi sei mesi. Quelli decisivi, dice il presidente ucraino nel suo intervento in collegamento video con i capi di Stato e di governo riuniti per l’ultimo vertice del Consiglio europeo dell’anno. Ringrazia per quanto fatto, e chiede uno sforzo in più, fatto di nuove sanzioni, assistenza energetica e soprattutto militare. Nel suo intervento racchiude le nuove richieste di aiuto all’Ue, che rappresentano un impegno che è una prova per l’effettiva capacità per l’Europa di proseguire come quanto fatto finora.
Sul nono pacchetto di sanzioni i Ventisette continuano a ragionare. Ci sono i soliti dubbi legati ai possibili contraccolpi per l’economia a dodici stelle. Qui il presidente ucraino esorta a procedere senza tentennamenti, e lo fa ponendo l’accento sull’utilizzo a fini di ricatto dell’energia da parte di Mosca. “Qualsiasi ricatto energetico russo, qualsiasi azione distruttiva della Russia contro infrastrutture critiche in Ucraina o, ad esempio, contro cavi sottomarini e gasdotti in Europa, qualsiasi tentativo di destabilizzare i mercati del gas e del petrolio o il settore dell’energia nucleare devono ricevere risposte forti da tutta l’Europa”. Vuol dire procedere con le misure restrittive.
Ma per la guerra vera e propria, quella che si combatte su suolo ucraino, Zelensky sa che tutto si gioca sulla capacità di risposta. Qui, il sostegno difensivo che torna a chiedere “non dovrebbe essere inferiore a quello degli ultimi sei mesi“. Agli interlocutori riuniti attorno al tavolo chiede “ armi più moderne, più rifornimenti”. Questo vale “sia per la difesa aerea che per la difesa missilistica”, scandisce a scanso equivoci. Sembra contraddirsi, quando ai 27 chiede di valutare “cosa si può fare nello specifico per aumentare la fornitura di sistemi di difesa” in questi settori. Uno slancio in più rispetto alla conferma di quanto già fatto fin qui.
Zelensky vuole anche imprimere una svolta per quanto riguarda le operazioni di terra. “Artiglieria a lungo raggio e sistemi missilistici che potrebbero accelerare la fine dell’aggressione russa“, senza tralasciare “carri armati moderni“. Chiede anche questo il presidente ucraino, convinto che “non c’è alcuna ragione razionale per cui l’Ucraina non dovrebbe riceverli ora” che sul terreno le cose si mettono bene per il Paese aggredito. Ricorda con orgoglio la riconquista della città di Kherson e parte della regione di Kherson, occupata dalla Russia all’inizio dell’invasione. “Questa liberazione ha mostrato al mondo che la nostra difesa comune non è qualcosa di accidentale, ma una nostra forza inalienabile e inarrestabile”.
Ma la lista delle richieste per i partner Ue non si esaurisce qui. C’è un inverno con cui fare i conti, e la penuria di risorse energetiche che restano un dilemma per l’avvenire. Di fronte all’offensiva russa e ciò che ne deriva, “perché i prossimi sei mesi passino senza stravolgimenti abbiamo bisogno di supporto nell’acquisto del volume di gas”. Nello specifico “si tratta di circa due miliardi di metri cubi di gas”. Gas che si chiede a un’Ue che non he ha, e che sta esaurendo le riserve costituite prima dell’inizio della stagione fredda.
Di fronte a un’Ue che ancora cerca la quadra sulle misure di politica energetica per rispondere alle destabilizzazioni di mercati e forniture, l’Unione europea ha saputo produrre un accordo per la fornitura di generatori elettrici. Una risposta necessaria, ma non sufficiente. Tanto che Zelensky invoca nuovamente “aiuto per superare questo inverno”, con una “fornitura di energia elettrica del valore di circa ottocento milioni di euro”.
La liste dei ‘desiderata’ non è di quelle da poco conto. Quello che l’Ucraina in guerra chiede all’Europa è uno sforzo di non poco conto, per un blocco che vive con lo spettro di una nuova recessione. Il vertice dei leader dovrà produrre risposte a queste nuove richieste di aiuto. Se non subito, in fretta. Zelensy è chiaro: “I prossimi sei mesi saranno decisivi sotto molti aspetti“.