Bruxelles – L’eurozona si avvia verso una recessione. “Breve”, si affretta a precisare Christine Lagarde, ma la presidente della Banca centrale europea non nasconde che i prossimi sei mesi rappresenteranno un momento di rallentamento che sembra inevitabile. “In questo e nel prossimo trimestre l’economia dell’area dell’euro potrebbe subire una contrazione dovuta alla crisi energetica e all’elevata incertezza”. Nella tradizionale conferenza stampa che segue la riunione del Consiglio direttivo, la numero uno dell’eurozona resta concentrata sull’attualità, fatta di conflitto russo-ucraino. “La guerra rimane un significativo rischio al ribasso, soprattutto nel breve termine”.
Anche medio e lungo periodo riservano incognite. “I costi dell’energia e dei generi alimentari potrebbero rimanere costantemente più alti del previsto”, riconosce Lagarde. Se così fosse “potrebbe esserci un ulteriore freno alla crescita nell’area dell’euro”, tantopiù “se l’economia mondiale dovesse indebolirsi più bruscamente di quanto ci aspettiamo”.
Di fronte a questo scenario la Bce corre ai riparti ritoccando ancora una volta i tassi. Vengono alzati tutti di mezzo punto. Quindi il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale e i tassi di interesse sulla linea di rifinanziamento marginale e sulla linea di deposito saranno aumentati rispettivamente al 2,50 per cento, 2,75 per cento e 2 per cento a partire dal 21 dicembre 2022. Una scelta per certi aspetti obbligata, visto che “l’inflazione rimane troppo elevata e si prevede che rimarrà al di sopra del nostro obiettivo del 2 per cento per troppo tempo”.
Si inaspriscono dunque le condizioni per chiedere soldi in prestito, e il costo di chi deve onorare mutui. Le stesse persone dovranno continuare a fare sacrifici perché Lagarde torna a ripetere che un aumento dei salari farebbe salire ancora di più l’inflazione riducendo il potere d’acquisto. Di fronte a tanta incertezza e costo della vita ancora troppo oltre i parametri di riferimento, “prevediamo di aumentarli ulteriormente in modo significativo”, anche a colpi di mezzo punto per volta.
La presidente della Bce torna quindi sulla congiuntura economica. La recessione può essere breve a patto che i governi nazionali facciano ciò che si rende necessario. Vuol dire riforme, innanzitutto. Rinnova l’invito a tradurre in pratica “velocemente” i piano d’investimento e le azioni previsti dai piani nazionali per la ripresa (Pnrr) e legate al Recovery fund.
Ma soprattutto, vuol dire attenzione a conti e spesa pubblici. Perché, insiste, “le vulnerabilità sovrane sono aumentate a causa delle prospettive economiche più deboli e delle posizioni fiscali più deboli”. Vuol dire che gli Erari sono sotto pressione. Gli sforzi per puntellare il tessuto economico-produttivo da pandamia prima e conseguenze del conflitto russo-ucraino poi, rischiano di portare deficit e debito a livelli insostenibili e difficili da correggere. C’è, in sostanza, “un rischio più elevato di stress sistemico” che interessa Paesi come l’Italia, dall’elevato debito pubblico.
A proposito d’Italia, Lagarde mette pressione al governo Meloni per la ratifica del trattato di riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes, o Esm secondo la sigla in inglese). “Dopo il via libera da parte della corte costituzionale tedesca, è rimasta solo l’Italia a non approvare il programma e speriamo che anche l’Italia lo approverà a breve”.