Bruxelles – Si chiudono due accordi tra i negoziatori del Parlamento Ue e del Consiglio dell’Unione Europea in materia di migrazione e asilo, per far avanzare la tabella di marcia concordata a settembre per adottare il Patto del 2020 entro la fine della legislatura. Il via libera di oggi (giovedì 15 dicembre) è un endorsement all’esito dei negoziati condotti tra il 2016 e il 2018 – dopo le proposte della Commissione di sei anni fa sulla migrazione – e nello specifico riguardano la direttiva sulle condizioni di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale e il Regolamento sul nuovo quadro di reinsediamento.
Per quanto riguarda il primo dossier su migrazione e asilo, l’accordo sulla proposta di direttiva sulle condizioni di accoglienza prevede in primo luogo che le persone richiedenti protezione internazionale possano essere autorizzate a lavorare non oltre i sei mesi dalla data di registrazione della domanda (invece degli attuali nove), come misura di miglioramento delle opportunità di integrazione nella società. Potranno inoltre avere accesso a corsi linguistici, di educazione civica e di formazione professionale e dovranno essere garantiti standard di accoglienza equivalenti in tutti gli Stati membri Ue su alloggio, assistenza sanitaria e “adeguato tenore di vita” per i richiedenti protezione internazionale.
Tra le disposizioni contenute nella proposta di direttiva c’è anche la garanzia che a ogni minore non accompagnato venga assegnato un tutore entro 15 giorni dalla presentazione della domanda di protezione internazionale e l’inserimento nel sistema scolastico “al massimo due mesi dopo l’arrivo”, specificano i co-legislatori. Sul piano del trattenimento, le autorità nazionali di ciascuno Stato membro potranno decidere che un richiedente debba risiedere in un luogo specifico “per motivi di ordine pubblico o per prevenire efficacemente la fuga”, nel caso esistano rischi “basati solo su motivi specifici” e stabiliti dalla propria legislazione nazionale.
A proposito del Regolamento sul nuovo quadro di reinsediamento, gli Stati membri parteciperanno al programma su base volontaria, mentre a Bruxelles potranno essere fissati obiettivi per regioni e Paesi specifici, con una pianificazione su un periodo di due anni. Le persone – “identificate nella maggior parte dei casi dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) e accettate da un determinato Stato membro” – potranno così raggiungere il territorio comunitario in modo “legale, organizzato e sicuro”, sono le parole delle istituzioni comunitarie: saranno offerte soluzioni a lungo termine, come lo status legale di rifugiato e l’accesso a tutti i diritti fondamentali. Si tratta delle prime prime regole a livello comunitario sul reinsediamento, con focus specifico su donne vulnerabili, persone a rischio rimpatrio forzato dai propri Paesi, sopravvissuti a violenze o torture, minori non accompagnati e persone con esigenze mediche o disabilità.
Per entrare in vigore, i testi in materia di migrazione e asilo dovranno essere approvati singolarmente dalle due istituzioni comunitarie (all’Eurocamera prima in commissione per le Libertà civili e poi in sessione plenaria) e poi saranno pubblicati in Gazzetta ufficiale dell’Ue. Ogni Stato membro avrà due anni di tempo per recepire le disposizioni della direttiva sulle condizioni di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale nella propria legislazione nazionale, mentre per tutti i Ventisette entrerà in vigore direttamente con la pubblicazione in Gazzetta dell’Ue il Regolamento sul nuovo quadro di reinsediamento.
Il punto sui dossier migrazione e asilo approvati
In attesa del completamento dell’iter legislativo dei due testi in materia di migrazione e asilo, si iniziano a vedere i primi segnali di uno sblocco della situazione sul fronte del Patto presentato dalla Commissione Ue nel settembre 2020 e che contiene al suo interno nove dossier (nuovi ed ereditati dai negoziati conclusi sulle proposte del 2016). Fonti a Bruxelles sottolineano che per l’Eurocamera è prioritario l’avanzamento su accoglienza e reinsediamento, ma anche su qualifiche, su cui potrebbe arrivare a breve un accordo. La contropartita per il Consiglio sarebbero più concessioni su impronte digitali e screening, come evidenziato anche nel corso dell’ultimo vertice dei ministri degli Affari interni.
Nello specifico, il Patto della Commissione include il Regolamento per la gestione dell’asilo e della migrazione (relatore Tomas Tobé, Ppe), il Regolamento per le crisi e le cause di forza maggiore (relatore Juan Fernando López Aguilar, S&D), il Regolamento sullo screening (relatrice Birgit Sippel, S&D), il Regolamento sulle qualifiche (relatore Matjaž Nemec, S&D), il Regolamento modificato sulle procedure di asilo (relatrice Fabienne Keller, Renew Europe), la Direttiva sui rimpatri (relatrice Tineke Strik, Verdi/Ale), il Regolamento Eurodac modificato (relatore Jorge Buxadé Villalba, Ecr) e – appunto – il Regolamento sul nuovo quadro di reinsediamento (relatrice Malin Björk, Sinistra) e la direttiva sulle condizioni di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale (relatrice Sophia In ‘t Veld, Renew Europe).
Delle proposte in materia di migrazione e asilo proposte negli ultimi anni dalla Commissione, le uniche che si sono concretizzate sono due. La prima è la riforma della Guardia di frontiera e costiera europea (Frontex) dell’aprile 2019, che ha creato un corpo permanente di personale operativo e ha espanso il ruolo che l’Agenzia può svolgere nei Paesi terzi confinanti e non-confinanti con l’Unione, fatto salvo l’obbligo di osservare i diritti fondamentali e il principio di non-respingimento delle persone alla frontiera. La seconda proposta approvata nel dicembre 2021 è l’istituzione dell’Agenzia europea per l’asilo (Euaa), che ha sostituito l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (Easo) e da gennaio lo ha trasformato in un’agenzia indipendente a tutti gli effetti. Il compito della nuova Agenzia Ue è quello di migliorare il funzionamento del sistema europeo comune di asilo e di fornire assistenza tecnica agli Stati membri sulla valutazione delle domande di protezione internazionale, con la prerogativa a partire dal 31 dicembre 2023 di controllare se gli impegni assunti dai Ventisette vengono rispettati sul campo (meccanismo vincolato dall’approvazione del Regolamento per la gestione dell’asilo e della migrazione).