Bruxelles – Tassazione minima sulle imprese, il Consiglio dell’Ue alla fine dice ‘sì’. I Ventisette rappresentanti degli Stati membri trovano l’intesa che permette di imporre un’aliquota minima del 15 per cento ai grandi gruppi con un fatturato annuo superiore a 750 milioni di euro, che hanno la loro società madre o controllata nel territorio dell’Unione europea.
Il via libera è stato possibile dopo aver sbrogliato la matassa che vedeva legati il dossier in questione al piano per la ripresa (Pnrr) dell’Ungheria e le condizionalità per la tutela del bilancio comunitario. Alla fine, dopo mesi di impasse, in Consiglio si è deciso di dare il via libera al Pnrr di Budapest (5,8 miliardi di euro in garanzie), con il congelamento di 6,3 miliardi di euro (anziché 7,5 miliardi) dai fondi di coesione per il persistere di rischi di “irregolarità sistemica”. Il governo di Viktor Orban ottiene ciò che voleva, la Commissione pure, e il Consiglio può procedere alla rivoluzione fiscale a dodici stelle, con gli Stati che avranno tempo fino al 31 dicembre 2023 per mettersi in regola.
L’accordo per la tassazione delle grandi imprese si compone di due elementi. Il primo – noto come pilastro 1 – riguarda gli operatori digitali. L’imposizione fiscale per le aziende attive su internet rientra in un accordo raggiunto in sede Ocse, e quindi oggetto di accordo internazionale. Il secondo elemento – noto come pilastro 2 – riguarda invece le multinazionali e i grandi gruppi, a cui si intende far pagare soglie certe di tasse. Questo secondo elemento è invece un’iniziativa tutta a dodici stelle.
Le nuove norme, scandisce la presidenza ceca di turno del Consiglio dell’Ue, ridurranno il rischio di erosione della base imponibile e di trasferimento degli utili e garantiranno che i maggiori gruppi multinazionali paghino l’aliquota minima globale concordata dell’imposta sulle società. “Sono molto contento”, riconosce Zbyněk Stanjura, il ministro delle Finanze di Praga. Dopo mesi di lavori si porta a casa un risultato che si temeva difficile da raggiungere e su cui i cechi si sono spesi.
L’Unione europea intendeva dotarsi di nuove regole di tassazione per le imprese per la metà dell’anno. Si sono accumulati ritardi sulla tabella di marcia tanto da indurre un gruppo di Paesi a minacciare di procedere da soli. Non ce ne sarà bisogno.
Esulta Paolo Gentiloni, commissario per l’Economia e la fiscalità. “Questo accordo sulla tassazione minima delle società è una vittoria per l’equità, una vittoria per la diplomazia e una vittoria per il multilateralismo”.