Bruxelles – La coperta è corta, ma la Commissione europea serra i ranghi e assicura la propria estraneità allo scandalo di corruzione che dal Qatar sta scuotendo il Parlamento europeo. Sul registro degli indiziati, come sostengono alcuni media belgi, rischierebbe di finire anche il vicepresidente dell’esecutivo Ue, Margaritis Schinas, che negli ultimi mesi si è esposto a più riprese nei confronti dell’emirato, elogiando i risultati raggiunti dalla monarchia in termini di tutela dei diritti umani e riforme del mercato del lavoro. Schinas, lo scorso 20 novembre, era stato duramente criticato per aver presenziato alla cerimonia d’apertura dei Mondiali di calcio a Doha e per aver twittato il suo endorsement alla manifestazione sportiva.
Dopo lo scoppio del Qatargate e l’arresto della sua connazionale, l’ormai ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili, che Schinas aveva incontrato a Abu Dhabi proprio durante il suo viaggio di novembre negli Emirati arabi, nel mirino del dibattito parlamentare è finito anche lui: Manon Aubrey, copresidente del gruppo della Sinistra europea all’eurocamera, ha dichiarato che “si dovrebbe bussare anche alla sua porta”, viste le reiterate uscite a favore del Qatar.
Football unites the world. #WorldCup2022 the first post-pandemic global event that shows we are taking our lives back.
Qatar, the first Arab and the smallest country ever to host the Cup, delivered reforms & merits a global success.
Europe’s sport model an inspiration for all pic.twitter.com/KWWO5736Nr
— Margaritis Schinas (@MargSchinas) November 20, 2022
Oggi (13 dicembre) il vicepresidente ha negato qualsiasi coinvolgimento nella vicenda: “Voglio essere chiaro- ha dichiarato Schinas dal parlamento Ue di Strasburgo -, ho partecipato alla cerimonia d’apertura del Mondiale come rappresentante della Commissione Ue, come vicepresidente con delega allo Sport, perché l’Europa non poteva mancare al primo evento sportivo mondiale dopo la pandemia”. Sul tweet per cui era già finito al centro delle critiche, Schinas ha assicurato che tutte le sue dichiarazioni ufficiali sul Qatar “sono compatibili al 100 per cento” con la politica della Commissione: “Ho seguito religiosamente, scrupolosamente le posizioni della Commissione“, ha affermato il vicepresidente, aggiungendo con stizza che “alla Commissione non si improvvisa, non ci si inventano nuove posizioni”.
Tutti gli incontri di quei giorni in Qatar sarebbero “segnati sul suo calendario pubblico”, così come i doni ricevuti dalle autorità locali: “una palla da calcio e una scatola di cioccolatini, che ho lasciato all’autista che mi ha portato allo stadio, e alcuni memorabilia che sono segnati sui registri della Commissione”. Perché l’esecutivo europeo, ha proseguito Schinas, “è l’unica istituzione che segue la regola no register no meeting“, mentre per il Consiglio europeo e l’Eurocamera ci sono voluti 5 anni solamente per istituire il registro di trasparenza obbligatorio, proposto dalla Commissione nel 2016. I registri di trasparenza, sui quali vengono segnate tutte le lobbies che lavorano a contatto con le istituzioni Ue, non prevedono tuttavia l’annotazione di incontri con autorità e enti pubblici, governativi, come potrebbe essere nel caso dell’inchiesta in corso.
Il vicepresidente Schinas ha comunque rilanciato, annunciando che la Commissione “presenterà un pacchetto anti-corruzione per il prossimo anno” e che, come aveva fatto sapere la presidente von der Leyen nella giornata di ieri, “proporrà un organo etico unificato per tutte le istituzioni“. Schinas, visibilmente provato dagli ultimi giorni di “chiacchiere” nei suoi confronti, ha lanciato un appello per tirarsi definitivamente fuori dalle ombre: “Dopo trentadue anni di servizio pubblico, per me c’è solo trasparenza” e “come ex europarlamentare e cittadino europeo, mi auguro che quest’aula rimanga un baluardo per la democrazia europea, qualcosa di cui tutti noi possiamo essere orgogliosi”.