Bruxelles – Una delle proposte a livello comunitario più discusse e controverse degli ultimi anni in materia di migrazione e asilo non ha superato il vaglio dei 27 ministri Ue degli Interni. Non c’è al momento la maggioranza tra i Paesi membri dell’Unione sulla proposta della Commissione per l’introduzione di un regolamento sulla strumentalizzazione delle persone migranti da Paesi terzi. Una bocciatura non solo di quanto avanzato nel dicembre dello scorso anno dal gabinetto von der Leyen a seguito degli eventi sul confine tra Polonia e Bielorussia, ma anche del compromesso cercato dalla presidenza di turno ceca del Consiglio dell’Ue, che puntava su un rafforzamento dell’attivazione del meccanismo di deroga sulle regole comunitarie sull’asilo.
La proposta era stata presentata il 14 dicembre 2021 a Strasburgo dal vicepresidente della Commissione, Margaritis Schinas, e dalla commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, come risposta al cosiddetto “attacco ibrido” da parte della Bielorussia e la strumentalizzazione delle persone migranti per motivi politici verso le frontiere esterne dell’Unione, parallelamente alla proposta di nuove regole per la gestione dell’area Schengen e la gestione dei movimenti secondari. Secondo quanto elaborato dall’esecutivo comunitario, si parla di “strumentalizzazione” quando un Paese terzo “istiga flussi migratori irregolari” verso le frontiere di uno Stato membro dell’Unione, “incoraggiando o facilitando attivamente” il movimento di queste persone con la “chiara intenzione di destabilizzare” la stessa Unione Europeo o un suo Stato membro. Di tutto ciò era stato accusato l’autoproclamato presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko, con l’introduzione di sanzioni apposite contro il regime di Minsk.
Dopo l’elaborazione di una serie di misure temporanee a favore di Polonia, Lituania e Lettonia, la Commissione aveva deciso di presentare una proposta di regolamento con norme specifiche che possono essere applicate da uno Stato membro in una situazione di strumentalizzazione. Quella centrale riguarda la procedura di emergenza per la gestione della migrazione e dell’asilo, che prevede la possibilità di prorogare fino a quattro settimane il termine per la registrazione delle domande di protezione internazionale delle persone migranti sul confine con il Paese terzo accusato di strumentalizzazione.
Controversa è in particolare la misura che estende la possibilità di stabilire diverse condizioni materiali di accoglienza, “a condizione che siano soddisfatte le esigenze di base”. Altrettanto lo è quella sulla possibilità di dotare gli Stati membri interessati dalla strumentalizzazione della migrazione di strumenti giuridici “per garantire un rapido rimpatrio di coloro che non hanno diritto alla protezione internazionale“, mentre parallelamente potranno chiedere “sostegno e misure di solidarietà” agli altri membri dell’Unione, a Europol, a Frontex e all’Agenzia per l’asilo (Euaa).
“Il regolamento sulla strumentalizzazione è la peggiore di una serie di pessime proposte legislative sull’asilo presentate dalla Commissione Europea“, è il commento del Consiglio europeo per i rifugiati e gli esuli (Ecre), che definisce “dannoso e pericoloso” lo scenario in cui “in mezzo a tutto il disaccordo in corso su come riformare il diritto d’asilo dell’Ue, gli Stati membri si fossero accordati su come evitare la legge”. Fonti a Bruxelles riportano che durante le discussioni a livello tecnico la proposta è stata bocciata o ha visto l’astensione di Belgio, Portogallo, Germania, Paesi Bassi, Lussemburgo, Grecia, Malta e Ungheria, mentre il compromesso della presidenza ceca è stato appoggiato da Francia e Paesi baltici. Con l’assenza della maggioranza durante il Consiglio Affari Interni di ieri (giovedì 8 dicembre) la proposta rimane così congelata, mentre dal Parlamento Ue si registra una sostanziale opposizione degli eurodeputati. Tutto questo sommato, il gabinetto von der Leyen potrebbe trovarsi costretto a ritirare l’idea di un regolamento sulla strumentalizzazione della migrazione.