Bruxelles – Aumento stabile del fatturato e del numero di addetti impiegati: sono i risultati che le aziende italiane nel settore energia hanno riscontrato partecipando ai bandi del programma Horizon 2020. Dati che emergono dallo studio realizzato da APRE – Agenzia per la Promozione della Ricerca Europa insieme al Gse – Gestore Servizi Energetici e I-Com – Istituto per la Competitività. Lo studio intitolato “L’impatto della partecipazione al programma Horizon 2020 sulle imprese italiane: un’analisi per il settore energia” è stato presentato lunedì 5 dicembre presso la delegazione Ue della Regione Lombardia a Bruxelles con un evento dedicato.
Come emerge dallo studio, l’Italia ha partecipato efficacemente ai bandi energia di Horizon 2020, comparendo, come partner o come coordinatore, in ben 958 proposte finanziate con un tasso di successo pari quasi al 16 per cento e posizionandosi come terzo paese Europeo per numero di proposte finanziate, dopo la Spagna e la Germania. Il contributo finanziario complessivo ottenuto dal settore energetico italiano è stato pari a 385 milioni di euro e ha determinato un aumento del numero di addetti nel 68 per cento delle imprese che hanno aderito alla ricerca. Le aziende che hanno partecipato al programma Horizon energia hanno inoltre incrementato del 77 per cento il personale impiegato in attività di ricerca e innovazione oltre a immettere nel mercato nuovi prodotti o servizi nel 60 per cento dei casi.
“La fotografia che emerge dallo studio – afferma Alessandro Damiani, presidente di APRE – è quella di un settore vitale, competitivo, dinamico, ampiamente internazionalizzato che tuttavia continua ad aver bisogno di un apporto di risorse pubbliche per continuare a crescere e prosperare”. Lo studio, inoltre, “non è solo una lettura dei dati di partecipazione, ma anche della sua natura e del suo impatto”. È dunque “un’esperienza che APRE potrebbe pensare di replicare in altri campi, ponendo l’accento sull’analisi qualitativa”.
“La partecipazione a progetti europei, nonostante le limitate risorse disponibili” aggiungono Franco D’Amore, Vicepresidente, I-Com e Chiara Pocaterra, capo dipartimento ‘Progetti’, APRE, «ha apportato innumerevoli benefici alle imprese». L’impatto sul piano economico e occupazionale è di grande rilievo: il 49 per cento delle imprese coinvolte nello studio ha registrato un aumento stabile del fatturato grazie ai progetti europei, mentre per il 68 per cento a un incremento del numero di addetti impiegati. Sono inoltre emersi benefici in termini di miglioramento dei prodotti o servizi of (74 per cento dei rispondenti) e di crescita del network aziendale, specialmente con università e centri di ricerca (96 per cento dei rispondenti).
Riccardo Basosi, rappresentante nazionale ‘Energia’ Horizon 2020 ha evidenziato la necessità di sviluppare sinergie nel campo della progettazione europea. “L’Italia parte già da una buona posizione, specialmente sul piano delle tecnologie low-carbon”, ha affermato. “Tuttavia c’è margine di miglioramento, soprattutto per quanto riguarda la dimensione regionale. C’è la possibilità di mettere in collegamento le risorse regionali con quelle Horizon Europe: servono più sinergie”.
La fotografia emersa dallo studio e analizzata nel corso dell’evento è in definitiva quella di un settore vitale, competitivo, dinamico, ampiamente internazionalizzato che tuttavia continua ad aver bisogno di un apporto di risorse pubbliche per continuare a crescere e prosperare. Come infatti evidenziato da D’Amore e Pocaterra, la transizione verde è fondamentale per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili ma