Bruxelles – Contrastare il fenomeno dei funzionari pubblici che “abbandonano gli incarichi politici per nuovi impieghi nelle aziende private” o per entrare nelle lobby “negli stessi settori che prima dovevano controllare”. È la battaglia che la deputata europea del Movimento 5 Stelle, Sabrina Pignedoli, ha portato sul tavolo del Parlamento Ue già lo scorso anno e che oggi ha rinnovato presentando due nuove iniziative: un sito web “per aumentare la consapevolezza dei cittadini” e una ricerca “per trovare soluzioni di trasparenza, comparando la situazione in Ue con altre realtà, ad esempio quella degli Stati Uniti”.
Secondo Pignedoli “i conflitti di interesse e il fenomeno delle revolving doors (porte girevoli) inquinano la democrazia italiana ed europea”: dall’ex premier Matteo Renzi all’attuale ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha ricoperto il ruolo di presidente di Aiad, la Federazione delle aziende produttrici di armi; dall’ex presidente della Commissione europea, Josè Barroso, a Pier Carlo Padoan, presidente di Unicredit dopo essere stato ministro dell’Economia.
L’eurodeputata ha denunciato la mancanza di normative vincolanti a livello europeo, nonostante lo scorso anno, su sua iniziativa, il Parlamento Ue avesse approvato una risoluzione che impegnava la Commissione a istituire un Comitato etico europeo che vigilasse sulla trasparenza e proponesse sanzioni: “l’individuazione di un organismo indipendente e imparziale deve essere ancora realizzato: tutte le Istituzioni dell’UE – dalla Commissione al Consiglio, dal Parlamento europeo alle agenzie – devono cambiare registro e mettere al primo posto gli interessi dei cittadini”, ha tuonato Pignedoli.
Le ha fatto eco la deputata italiana Stefania Ascari, presente a Bruxelles per la conferenza, che ha ricordato che “regolare in modo serio il conflitto d’interesse tra politica e affari è una questione che attiene al buon funzionamento della democrazia”. In Italia le proposte di legge in tal senso vengono regolarmente affossate dal 1976, ma anche nell’attuale legislatura è stata depositata una proposta “che prevede di istituire un registro nazionale che controlli l’effettività degli interessi” e “un periodo di raffreddamento di due anni per chi ha svolto cariche politiche ai massimi livelli”, in modo da scongiurare commistioni tra interessi pubblici e privati.
Sabrina Pignedoli ha commissionato la ricerca a tre istituti, l’università australiana di Wollongong, l’Ecole des hautes études commerciales di Parigi l’Ong statunitense Revolving Doors Project, che hanno raccomandato la creazione di un organismo etico per la vigilanza dei conflitti di interesse: “Non vedo nessuna ragione per la Commissione europea di negare l’istituzione di un organismo di questo tipo. Ci aspettiamo una risposta ma il tempo della legislatura sta per scadere, bisogna fare in fretta”, ha sottolineato Alberto Alemanno, professore della scuola parigina.