Bruxelles – Caro-energia, ma pure cabo-cibo. Il conflitto russo-ucraino ha innescato anche un aumento dei prezzi dei generi alimentari. O meglio, ha contribuito ad aggravare un rincaro iniziato anche prima dello scoppio delle guerra. Perché, calendario e dati alla mano, l’aggressione dell’armata russa iniziata a febbraio di quest’anno ha alimentato una realtà già in atto nel corso dell’anno precedente. “Nel 2021 c’era già una notevole pressione sui prezzi” di produzione agricola e, di conseguenza, sul prodotto finale allo scaffale, rileva la relazione sulla filiera alimentare di Commissione Ue ed Eurostat.
Nello specifico, “andamenti più consistenti dei prezzi dei fattori di produzione sono stati registrati per i fertilizzanti e gli ammendanti (+27,5 per cento nel 2021) e per l’energia e i lubrificanti (+21,8 per cento)”. Dunque “c’è stato un rapido aumento dei prezzi dei fattori di produzione per l’industria agricola dell’Ue tra il 2020 e il 2021”, confermato dal fatto che nel periodo considerato “il prezzo complessivo di beni e servizi è aumentato dell’11,4 per cento”.
Nel documento non si fa riferimento a fenomeni di speculazione. Si ricorda il ruolo giocato dalla pandemia di Covid-19, con lo ‘spegnimento’ dell’economia europea e una ripresa della domanda, venuti meno i confinamenti, che hanno contribuito ad innalzare i prezzi dell’energia. Poi, dal 24 febbraio di quest’anno, inizio dell’offensiva russa in Ucraina, “c’è stata una notevole pressione dall’aumento dei prezzi dell’energia” che si è andata ad aggiungere al rialzo dei listini. Questi nuovi rincari “hanno avuto un impatto anche nel contesto dell’agricoltura”, e qui “uno dei principali impatti è stato sul prezzo dei fertilizzanti”. L’aumento del costo di questi prodotti “ha messo sotto pressione i prezzi dei prodotti alimentari”
Contestualmente, il rincaro energetico si è ripercosso sui costi di distribuzione e di trasporto di cibo. In che misura, però, non è possibile dirlo per il momento. Commissione ed Eurostat non offrono cifre perché “i dati relativi a questo periodo non sono ancora disponibili” in dettaglio.
Va ricordato che, sempre a causa della pandemia, l’Ue ha visto la perdita di qualcosa come 45 milioni di tonnellate di merci, e anche la domanda di generi alimentari è aumentata, soprattutto dopo che molti ristoranti hanno ripreso a lavorare a pieno regime o esercenti hanno deciso di ritoccare il listino per rientrare dei mancati introiti durante il lockdown. Un elemento che può spiegare perché anche già nel 2021 mangiare fosse diventato più costoso.
Sta di fatto che mangiare e fare la spesa è diventato più caro, e poteva esserlo anche di più se non si fosse trovata l’intesa per far partire dai porti ucraini le navi cariche di grano e materie prime alimentari prodotte nel Paese. Il rischio di crisi alimentare è stato scongiurato, ma non si è potuto impedire di invertire l’aumento dei costi di produzione del settore primario.