dall’inviato a Tirana – Un vertice senza particolari guizzi, ma non era su questo che i leader Ue e dei sei Paesi dei Balcani Occidentali puntavano a Tirana. “È la prima volta che l’Ue esce dai suoi confini per un summit con i Paesi balcanici, è un incredibile segno di consapevolezza che oggi l’Unione ha bisogno dei Balcani tanto quanto noi dell’Ue“, ha esordito nella conferenza stampa post-vertice il padrone di casa, il premier albanese Edi Rama. Non effetti speciali – quelli sono stati lasciati per le danze tradizionali e contemporanee di fronte agli occhi divertiti dei leader – ma un clima compassato e di “discussioni franche”, come ha precisato il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel. In altre parole, un vertice Ue-Balcani Occidentali di mantenimento, di ricerca di ancora più unità e coordinamento di fronte alle sfide comuni: conseguenze della guerra russa in Ucraina, energia, migrazione e allargamento dell’Unione nella regione.
Dalle conclusioni del vertice Ue-Balcani Occidentali emerge la volontà di rimanere uniti contro l’escalation della guerra russa in Ucraina, che “mette a rischio la pace e la sicurezza europea e mondiale”, anche se non si può nascondere qualche crepa ancora non risolta, che ha come punto nevralgico Belgrado. La Serbia di Aleksandar Vučić è ancora lontana dall’allinearsi alle sanzioni contro la Russia, ma solo la collaborazione con Bruxelles può essere considerata “un chiaro segno dell’orientamento strategico” dei partner. Per questo l’Ue esorta – in particolare Belgrado – a compiere “progressi rapidi e sostenuti” verso il “pieno allineamento” alla Politica estera e di sicurezza comune (Pesc), “incluse le misure restrittive”.
Parlando di Serbia, è inevitabile il collegamento con la questione kosovara, proprio nel giorno in cui la presidente Vjosa Osmani ha annunciato ai leader europei che “entro due settimane” Pristina è pronta a presentare la richiesta di candidatura all’Unione Europea (come da indiscrezioni degli ultimi mesi): “Confermo che l’informazione è stata comunicata durante il vertice Ue-Balcani Occidentali questa mattina e sarà formalmente trattata dalle istituzioni comunitarie non appena sarà ricevuta”, ha precisato Michel. Dopo settimane di tensione per la questione delle targhe e le nomine ministeriali in Kosovo – che ha spinto il presidente serbo Vučić a minacciare, e poi ritrattare, un boicottaggio del summit di Tirana – un punto specifico delle conclusioni ribadisce la necessità di “progressi concreti verso un accordo globale giuridicamente vincolante” sulla normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi. A questo proposito, fonti Ue riportano che ai due governi è stata inviata una nuova proposta che prende le mosse da quella franco-tedesca in 9 punti e che dovrebbe portare a un’intesa “in meno di un anno”.
Sulla questione è intervenuta anche la prima ministra italiana, Giorgia Meloni, parlando con la stampa a margine del vertice Ue-Balcani Occidentali: “Per noi questa regione è importante e il governo sta portando avanti il ruolo dell’Italia di amicizia e cooperazione” con i partner balcanici, come ha dimostrato la missione diplomatica dei ministri degli Esteri, Antonio Tajani, e della Difesa, Guido Crosetto, a Belgrado e Pristina “a meno di un mese dall’insediamento” dell’esecutivo di destra. Per affrontare “una questione annosa per questa regione” – ovvero la normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo – la premier italiana ha reso noto di aver avuto “un incontro bilaterale con il presidente serbo” Vučić.
Sul piano dell’integrazione della regione nell’Unione – il cui processo “deve accelerare”, secondo quanto si legge nelle conclusioni del vertice Ue-Balcani Occidentali – “ci sono una serie di file aperti”, ha ricordato Meloni. Ma “di fronte alla guerra russa in Ucraina, è un fattore strategico e di sicurezza parlare di economia, sicurezza e connettività“, come ha dimostrato la firma della Dichiarazione sul roaming di questa mattina. Questo discorso “vale per l’Albania, ma anche per la Bosnia ed Erzegovina“, che attende la risposta del Consiglio Ue giovedì prossimo (15 dicembre) sulla raccomandazione della Commissione di concedere lo status di Paese candidato all’adesione Ue. “Stiamo supportando a cuore aperto l’allargamento e l’integrazione della regione, abbiamo visto grandi progressi quest’anno”, ha puntualizzato la prima sponsor del processo, la presidente von der Leyen.
La migrazione al vertice Ue-Balcani Occidentali
Tra i temi-cardine su cui si sono concentrate le discussioni al vertice Ue-Balcani Occidentali di Tirana, quello della migrazione ha rivestito un ruolo di particolare urgenza. “Sappiamo che è una sfida sempre attuale, ora dobbiamo affrontare un aumento degli arrivi” lungo la rotta balcanica, ha ricordato Michel. Secondo i dati recentemente pubblicati da Frontex (l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera), tra gennaio e ottobre 2022 si sono verificati 281 mila attraversamenti irregolari attraverso la rotta balcanica, per un aumento del 77 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021 e il totale più alto dal 2016 (oltre 130 mila).
“Abbiamo un forte interesse a collaborare insieme con più forza, potete contare sul nostro supporto per gestire le frontiere e le procedure di asilo“, è la rassicurazione di von der Leyen, il cui gabinetto ha presentato ieri (lunedì 5 dicembre) un piano d’azione per la rotta balcanica. Nelle conclusioni del vertice Ue-Balcani Occidentali i Ventisette pongono l’accento “sulla sfida comune e le responsabilità”, in particolare per quanto riguarda la protezione delle frontiere, i rimpatri verso i Paesi di origine e l’allineamento sui visti. “È essenziale per mantenere una politica Ue di esenzione verso la regione“, ha precisato la leader dell’esecutivo comunitario – con Belgrado che fa registrare i problemi principali – mentre il Kosovo rimane ancora in attesa della liberalizzazione dei visti per i propri cittadini e Macedonia del Nord e Montenegro ricevono critiche da Bruxelles proprio per l’esenzione dei visti nei confronti di Pristina.
Sul tema della migrazione è intervenuta anche la premier Meloni, sempre a margine del vertice Ue-Balcani Occidentali di Tirana. “Non temo che l’attenzione sulla rotta balcanica possa far dimenticare quella del Mediterraneo centrale, perché l’Italia è interessata da entrambi i fronti”, ha dichiarato alla stampa la leader di Fratelli d’Italia, parlando di “tenaglia” per il Paese. Secondo la prima ministra “la questione della rotta del Mediterraneo centrale si è posta come un tema prioritario, questo non era mai accaduto prima, perché l’Italia si è battuta negli anni a forze alterne”. Parlando del Piano d’azione presentato dalla Commissione, Meloni ha definito “prioritaria la difesa dei confini esterni dell’Unione” e ha chiesto di “passare dal tema redistribuzione, che non risolve il problema, a fermare l’immigrazione illegale”.
Il pacchetto di supporto energetico Ue ai Balcani Occidentali
Ma sul tavolo del 27 leader dei Paesi membri Ue, dei 6 balcanici e delle istituzioni comunitarie c’è un altro dossier pesantissimo per le prospettive di integrazione della regione balcanica nell’Unione. Quello energetico, uno degli assi portanti del vertice Ue-Balcani Occidentali di Tirana. Ormai non è più una novità, ma si è trattato comunque della prima volta in cui il pacchetto da un miliardo di euro complessivo per la regione è stato discusso a livello di capi di Stato e di governo. L’endorsement da parte di tutti i Ventisette rappresenta un passaggio fondamentale per il supporto economico ai partner più vicini per affrontare la crisi energetica.
Il piano era stato anticipato dalla presidente della Commissione von der Leyen nel corso del suo viaggio nelle sei capitali (fatta eccezione per quella del Montenegro, rinviata a data da destinarsi) di fine ottobre e al summit di Tirana è stato presentato in tutti i suoi dettagli. Il pacchetto da 1 miliardo di euro complessivo sarà finanziato attraverso lo strumento di assistenza pre-adesione (Ipa III), si stima che mobiliterà in tutto 2,5 miliardi in investimenti e sarà diviso in due parti, ciascuna da 500 milioni: “Vogliamo affrontare le conseguenze della guerra russa in Ucraina insieme e per noi è importante fornire ai nostri partner soluzioni simili a quelle cercate nell’Ue“, ha precisato von der Leyen in conferenza stampa al termine del vertice Ue-Balcani Occidentali.
Il primo pilastro è un sostegno diretto al bilancio per affrontare l’impatto degli alti prezzi dell’energia in ciascuno dei sei Paesi dei Balcani Occidentali: 30 milioni per il Montenegro, 70 per la Bosnia ed Erzegovina, 75 per il Kosovo, 80 per la Macedonia del Nord, altrettanti per l’Albania e 165 per la Serbia. L’obiettivo è quello di mitigare i prezzi per piccole e medie imprese, tenere il costo dell’energia accessibile per le famiglie vulnerabili e supportare misure per accelerare la transizione energetica dalle fonti fossili russe. Il 90 per cento dei fondi sarà sborsato a ciascuna capitale a gennaio 2023, mentre la seconda tranche di pagamento arriverà a fronte dell’implementazione dei piani d’azione dei beneficiari.
Per quanto riguarda il secondo pilastro da mezzo miliardo di euro del Pacchetto di supporto energetico ai Balcani Occidentali, i finanziamenti per le misure a medio termine arriveranno dal Western Balkans Investment Framework (Wbif), per far avanzare la diversificazione energetica, le fonti rinnovabili, le infrastrutture per il gas e l’elettricità e gli interconnettori. Secondo le previsioni di Bruxelles, questo importo dovrebbe generare ulteriori investimenti pubblici e privati pari a 1,4 miliardi di euro, sia per la riduzione dell’impatto della crisi energetica sia per il sostegno alla transizione verde. Tutto ciò sarà reso possibile da una copertura di garanzia Ue fino a 419 milioni di euro verso sei progetti nella regione, aumentando la capacità di investimento nelle priorità dell’energia pulita.
Nelle conclusioni del vertice Ue-Balcani Occidentali trova spazio anche la questione degli acquisti congiunti di gas, Gnl e idrogeno aperti anche ai Paesi balcanici. Ma per i Ventisette è prioritario rendere la piattaforma “rapidamente operativa”, incoraggiando i partner a “sfruttare questa opportunità” per accelerare l’indipendenza energetica dalle fonti fossili russe. A questo proposito, i leader Ue hanno ribadito che il piano RePowerEu è finalizzato a ridurre la dipendenza non solo dell’Ue, ma dell’intera regione balcanica dal gas proveniente da Mosca. Richiesta anche l’attuazione di riforme normative nel settore energetico dei sei Paesi balcanici, “condizione” sine qua non per completare l’apertura del mercato dell’elettricità dell’Unione ai partner attraverso la Comunità dell’energia “anche per quanto riguarda le energie rinnovabili”, sottolinea la dichiarazione congiunta.