Roma – La moneta unica? Poco utile per viaggiare, ottimo per fare affari. In sostanza, più vantaggi per le imprese che per i cittadini. E’ la risposta che offrono gli italiani sull’euro è quella contenuta nell’ultimo sondaggio Eurobarometro. Mettendo sul piatto business e società civile, intervistati e intervistate d’Italia non hanno dubbi sul fatto che l’introduzione dell’euro sia stato un affare per aziende e compagnie. Aeree, innanzitutto. Perché c’è una domanda specifica, relativa ai viaggi. Ebbene, la maggioranza tricolore (52 per cento) è dell’idea che la moneta unica non abbia reso gli spostamenti più economici. Tre italiani su quattro (75 per cento) allo stesso tempo sono convinciti che il cambio lira-euro abbia permesso più vantaggioso fare affari in altri Stati dell’Ue, chiaramente laddove vige la moneta unica.
Di buono c’è comunque che avere tutti una stessa valuta evita tutti i mal di testa da calcolo e conversione. Insomma, in qualche misura l’euro fa bene alla salute, oltre che al portafogli. Andare in un altro Paese dove i prezzi sono espressi allo stesso modo che nel proprio, aiuta a capire quanto si spende e dove sia la convenienza dell’acquisto. E’ più facile paragoni, anche se in questo gli italiani, per quanto fortemente convinti (77 per cento), sono meno sicuri della media europea (82 per cento).
Se c’è una cosa dell’euro agli italiani proprio non piace, e non è mai piaciuta, sono i ramini. I pezzi da 1 e 2 centesimi nel Paese non sono più coniati dall’1 gennaio 2018, e i prezzi sono ormai arrotondati per eccesso o per difetto. Scelta condivisa da tre italiani su quattro (76 per cento), segno che avere tutte quelle monetine così piccole non era proprio una comodità, oltre che una diversa espressione di ricchezza. In questa ‘battaglia’ gli italiani non sono mai stati soli. Al contrario, anche gli euro-euforici hanno sempre contestato i pezzi da 1 e 2 centesimi, tanto che già dieci anni fa la Commissione europea ragionò ad una loro cancellazione.
Quello che in Italia dovrebbe indurre a riflettere che a distanza di oltre vent’anni dall’introduzione dalla moneta unica, ci sono ancora tre persone su dieci (29 per cento) che non ne vedono i benefici e che anzi considerano l’euro un qualcosa di negativo per sé e per il Paese.