Bruxelles – Per un settore trasporti completamente decarbonizzato, i biocombustibili avranno un ruolo fondamentale per la transizione dei settori in cui le emissioni sono più difficili da abbattere, come l’aviazione e il marittimo. Attualmente i biocombustibili svolgono un ruolo fondamentale nella decarbonizzazione del settore dei trasporti dell’UE, rappresentando l’83% del totale dei combustibili rinnovabili utilizzati nel 2020. E’ quanto ha rilevato il quarto rapporto ‘Med & Italian Energy Report’, intitolato ‘Alternative fuels: a strategic option for the Euro-Mediterranean area?’, elaborato dal Centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo e da Esl@EnergyCenter del Politecnico di Torino, presentato oggi al Parlamento europeo e dedicato quest’anno al ruolo che possono rivestire i combustibili alternativi nella transizione.
Il rapporto mette in evidenza che per l’Unione europea il petrolio è ancora la principale fonte energetica, ma la sua quota è diminuita di 6 punti percentuali negli ultimi due decenni, passando dal 38,7 per cento al 32,7 per cento. Nello stesso periodo, è aumentata la quota del gas dal 20,6 per cento al 24,4 per cento e un salto in avanti lo hanno fatto anche le rinnovabili e biocarburanti che hanno guadagnato più di 11 punti percentuali passando da una quota del 6,4% ad una del 17,9%. Sono i Paesi dell’UE situati nella regione del Mediterraneo ad aver utilizzato la quota più consistente di biocombustibili, pari al 38,8% del totale dei biocombustibili consumati a livello dell’UE: in particolare, Francia, Spagna e Italia rappresentano quasi il 90% di tale quota. Mentre la sponda orientale e meridionale del Mediterraneo fa osservare dei ritardi con Turchia e Cipro che registrano consumi limitati di biocombustibili.
Lo studio osserva ancora che la domanda di biocombustibili per il settore dei trasporti nella sponda settentrionale del Mediterraneo è destinata ad aumentare fino al 2030, oscillando tra 8 Mtep e 12,6 Mtep, per poi essere gradualmente integrati da elettricità diretta e da un incremento degli e-fuel. Si prevede che le sponde del Mediterraneo meridionale e orientale seguano un percorso simile, ma circa due decenni dopo. I combustibili alternativi potranno avere un ruolo “non trascurabile” nell’accompagnare il processo di transizione “verde” e nel supportare un decremento della dipendenza energetica, potenziando inoltre l’integrazione Euro-Mediterranea. Il rapporto mette in evidenza che a livello strategico sarà importante il nuovo ruolo centrale del Mediterraneo, in particolare del Nordafrica per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico nel breve e medio periodo, stimando la capacità rinnovabile in Medio Oriente e Nord Africa in aumento di oltre il 100% nei prossimi 5 anni, passando da 15 GW a oltre 32 GW.
Lo studio osserva infine che i trasporti marittimi e i porti hanno un ruolo sempre più importante negli scenari di sviluppo energetico. In quanto terminali di energie fossili e rinnovabili, nonché luoghi di sbocco di gasdotti provenienti in particolare dal Nord-Africa che portano flussi di energia e anche vicini a industrie ad alta intensità energetica. “Il conflitto in Ucraina ha contributo ad accelerare un processo: l’energia è diventata non solo una leva fondamentale per perseguire gli obiettivi di transizione ecologica e neutralità ma anche un asset strategico e geopolitico”, ha dichiarato Francesco Profumo, presidente Compagnia San Paolo. “Se è vero che da ogni grande crisi nasce una altrettanto grande opportunità, dobbiamo guardare con crescente attenzione alla regione del Mediterraneo, un mercato giovane con un enorme potenziale per la produzione di energie alternative e rinnovabili. Il nostro Paese è il “ponte” naturale tra Nord e Sud: occorre mobilitare investimenti infrastrutturali e le migliori competenze per farne occasione di crescita e sviluppo”.