Bruxelles – Via libera dal Consiglio dell’Ue all’European Chips Act, il quadro di misure che dovrebbe portare all’autonomia strategica dell’Unione e prevenire, preparare, anticipare e rispondere rapidamente a qualsiasi futura crisi nella catena di approvvigionamento dei semiconduttori. Approvata la visione tracciata nella proposta della Commissione Europea (dello scorso 8 febbraio) di raddoppiare la quota di mercato entro il 2030 e soprattutto di mobilitare 43 miliardi di euro in investimenti pubblici e privati.
“I chip sono tra le più importanti tecnologie all’avanguardia oggi esistenti, ma l’Ue non ha attualmente una capacità sufficiente per progettare e produrre i propri chip maturi e avanzati“, ha sottolineato il ministro ceco dell’Industria e del commercio e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Jozef Síkela. L’Unione “deve ridurre la sua eccessiva dipendenza dai leader mondiali dei semiconduttori in Asia e negli Stati Uniti” – ha aggiunto il ministro ceco – e con l’European Chips Act “sta prendendo in mano la situazione”, proprio come dimostra il prossimo investimento da 4,5 miliardi di euro della multinazionale Intel per la costruzione nel Nord Italia di una fabbrica di microchip.
L’orientamento generale concordato oggi (giovedì primo dicembre) sull’European Chips Act in seno al Consiglio Competitività formalizza la posizione negoziale dei Ventisette in vista del trilogo (negoziato interistituzionale tra Consiglio dell’Ue e il Parlamento Europeo, mediato dalla Commissione), che inizierà non appena gli eurodeputati avranno adottato la propria posizione in sessione plenaria. Nessuna sorpresa sugli obiettivi: l’European Chips Act rimane finalizzato a portare la quota di mercato globale dell’Ue nel settore dei semiconduttori dal 10 ad almeno il 20 per cento entro la fine del decennio. Che, in altri termini, equivale in realtà a quadruplicare la produzione dei microchip, dal momento in cui il settore è destinato a raddoppiare esso stesso nel prossimo decennio.
Sul piano dell’architettura finanziaria, l’European Chips Act mobiliterà 43 miliardi di euro in investimenti pubblici e privati, concentrandosi su tre pilastri fondamentali. Il primo è la Chips for Europe Initiative, l’iniziativa che metterà in comune le risorse dell’Unione, degli Stati membri, del settore privato e dei Paesi terzi associati ai programmi esistenti Ue per sostenere lo sviluppo di capacità tecnologiche e le relative attività di ricerca e innovazione. Su questo punto il Consiglio ha precisato che gli 1,65 miliardi di euro inclusi nel programma Horizon Europe dovrebbero essere destinati alla ricerca e all’innovazione, mentre i fondi del programma Digital Europe dovrebbero finanziare le attività di sviluppo delle capacità.
Il secondo pilastro dell’European Chips Act è un nuovo quadro per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e la resilienza, attirando maggiori investimenti, mentre cruciale sarà il terzo caposaldo, ovvero il meccanismo per monitorare la catena di fornitura dei semiconduttori e coordinare le azioni in situazioni di crisi. Per rispettare l’accordo inter-istituzionale sul Quadro finanziario pluriennale Ue 2021-2027, il mandato del Consiglio non include la riassegnazione dei fondi disimpegnati da Horizon Europe: per questo motivo i Ventisette chiedono alla Commissione di cercare soluzioni alternative per mantenere il bilancio complessivo di 3,3 miliardi di euro.
Si delinea con l’European Chips Act anche l’istituzione di un nuovo strumento giuridico: un Consorzio europeo per l’infrastruttura dei chip (Ecic). Si tratterebbe di un’entità giuridica in grado di attuare azioni e altri compiti finanziati nell’ambito della Chips for Europe Initiative che, nella posizione del Consiglio dell’Ue, dovrebbe avere una natura volontaria e dovrebbe aprirsi anche ad altre forme giuridiche di cooperazione e ad altri partecipanti. Tra le altre modifiche adottate dai Ventisette rispetto alla proposta originaria della Commissione c’è anche la definizione di un impianto di produzione di semiconduttori primo nel suo genere, l’istituzione di una rete europea di centri di competenza, la progettazione di richieste di informazioni obbligatorie durante una fase di crisi e il rispetto degli ordini classificati prioritari attraverso multe e sanzioni.