Bruxelles – È pronta la strategia dell’Unione europea, annunciata a luglio 2022, per affrontare le sfide in materia di salute in tutto il mondo. La Commissione Ue ha presentato questa mattina (30 novembre) lo scheletro dell’agenda europea per l’azione globale per i prossimi dieci anni che – hanno ripetuto come un mantra l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e le commissarie Stella Kyriakides e Jutta Urpilainen – “rafforza il ruolo di leadership di Bruxelles” nel sistema sanitario mondiale. Un sistema multilaterale, che nella visione della Commissione vedrebbe al centro del sistema “un’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) più forte, efficace e responsabile”, legata con una “cooperazione approfondita” al G7, al G20 e ad altri partner globali, regionali e bilaterali.
“La salute non è più solo una questione scientifica e medica – ha dichiarato Borrell – ma è diventata un elemento critico delle politiche estere, di sicurezza e commerciali, nonché un’area chiave della cooperazione internazionale”. Dopo aver trascorso gli ultimi due anni di pandemia a costruire una risposta comunitaria di fronte alle crisi sanitarie, la nuova strategia pone per la prima volta la salute globale come un pilastro fondamentale della politica esterna dell’Ue, definita “un settore critico dal punto di vista geopolitico e centrale per l’autonomia strategica dell’Unione”.
La strategia globale Ue identifica tre priorità fondamentali legate tra loro. Garantire una migliore salute e benessere delle persone durante il corso della vita, rafforzare i sistemi sanitari e promuovere una copertura sanitaria universale, prevenire e combattere le minacce per la salute, comprese le pandemie, applicando un approccio One Health (quel metodo multisettoriale, operante a tutti i livelli, che nel perseguire la salute riconosce l’interconnessione tra umani, animali, piante e il loro ambiente condiviso).
La pandemia ha insegnato che, per proteggere i cittadini dalle minacce sanitarie, c’è bisogno di prevenzione, individuazione precoce e risposte celeri. Per questo è importante innanzitutto “un accesso più equo ai vaccini e alle cure mediche, rafforzando i sistemi farmaceutici locali e la capacità produttiva”. E poi una “maggiore sorveglianza e rilevamento di agenti patogeni e norme internazionali solide e vincolanti sulle pandemie”.
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Per la commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare, Stella Kyriakides, è fondamentale l’introduzione dell’approccio “Health in all policies (Salute in tutte le politiche)”, per garantire che gli obiettivi di salute vengano declinati in un’ampia varietà di politiche: che si parli di ambiente o di politiche alimentari, di conflitti o di disuguaglianze sociali, la salute rimane l’obiettivo da porsi. In questo senso, l’azione è volta a “riconquistare il terreno perduto per raggiungere gli obiettivi universali relativi alla salute negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” previsti per il 2030.
“Quando è arrivata la pandemia di Covid-19, non eravamo pronti a livello globale”, ha ammesso Kyriakides. Ma l’Ue rivendica i grandi sforzi compiuti negli ultimi due anni: 2 miliardi e mezzo di vaccini inviati in tutto il mondo, la nascita dell’Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (Hera), l’esborso di 47.7 miliardi di euro attraverso Team Europe per aiutare i Paesi partner a affrontare le conseguenze della pandemia.
Tutto questo ha “fatto sì che l’Ue si posizionasse al primo posto nel mondo per gli sforzi in materia di sanità”, ha ricordato la commissaria per i Partenariati internazionali, Jutta Urpilainen, determinata ora a ampliare le partnership in materia di salute sotto l’ombrello del Global Gateway, a cominciare da quella firmata oggi a Bruxelles con il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, per investire 125 milioni di euro nei sistemi sanitari: “migliorare la sovranità sanitaria dei nostri partner garantirà maggiore resilienza e autonomia e ci consentirà di concentrarci sui più bisognosi”, ha dichiarato la commissaria.