Bruxelles – Riparte da Bruxelles, dal cuore dell’Unione Europea, il Partito Democratico. E lo fa con il suo segretario, Enrico Letta, a guidare la transizione e farsi garante dell’anima europeista della fase costituente del Congresso per la nascita del nuovo Pd. “Vogliamo ancorarlo a una forte dimensione europea“, ha confermato oggi (lunedì 28 novembre) alla stampa lo stesso segretario del partito in visita al Parlamento Ue per un incontro sul Congresso Costituente insieme al capo-delegazione, Brando Benifei, il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, il vicepresidente della Commissione per il Green Deal, Frans Timmermans, e la vicepresidente dell’Eurocamera, Pina Picierno.
“C’è una differenza di fondo tra la nostra idea d’Europa, federalista, sovranazionale, comunitaria, che risolve i problemi, sociale, della salute, del lavoro, e l’Europa intergovernativa e dei veti con la quale purtroppo le forze di governo normalmente sembrano avere a che fare”, ha messo in chiaro Letta. Proprio da Bruxelles parte parte la fase costituente del Congresso, “che vede una discussione animata tra possibili candidati”, ma che dovrà avere un unico obiettivo: “Il nuovo Pd sarà fortemente europeista, il più europeista dello scenario politico italiano“. Ed è in questa fase che l’attuale segretario – che ha guidato il partito prima, durante e dopo una delle tornate elettorali più difficili della sua storia – intende assumere il ruolo di “garante e organizzatore di questo Congresso” che prende il via oggi: “C’è bisogno di una nuova classe dirigente, nuovi innesti e nuove energie, e sono qui per aiutare questo rinnovamento“.
Non parole vuote, ma la consapevolezza dell’importanza dell’Ue nello scenario politico nazionale, dello stesso Partito Democratico e non solo: “I prossimi anni saranno determinati dalle scelte che avverranno qui“, nelle sedi delle istituzioni comunitarie. “Molte delle scelte hanno a che fare con la vita quotidiana delle persone”, ha precisato Letta: “Parliamo della salute, delle grandi scelte sul tema del lavoro, come il salario minimo”.
Una delle sfide più urgenti da risolvere – secondo le parole del segretario del Pd – è però quella della migrazione e l’asilo: “Sono molto preoccupato dalle dinamiche che hanno preso le cose, i fenomeni migratori saranno importanti nei prossimi mesi e c’è bisogno che l’Europa sia più avanzata in termini di soluzioni“. A pochi giorni dal Consiglio Affari Interni straordinario che ha appoggiato il Piano d’azione per il Mediterraneo centrale presentato dalla Commissione Ue, Letta ha sottolineato la necessità di “un’Europa che metta insieme i Paesi che vogliono fare passi avanti e non si faccia frenare da quelli che vogliono sempre bloccare tutti”. In altre parole, “bisogna mettere sul tavolo il tema di una cooperazione rafforzata in materia di politiche migratorie” e, se i dem fossero oggi al governo, “porremmo l’idea per cui i Paesi che vogliono andare avanti hanno uno strumento per farlo, gli attuali strumenti sono purtroppo insufficienti”.
A proposito del tema della migrazione e del Mediterraneo centrale, il segretario del Pd si è detto “perplesso” del fatto che “siamo tornati indietro di sei anni, alla logica secondo la quale ogni nave che arriva diventa un caso politico“. Una politica che il governo a trazione Fratelli d’Italia avrebbe rimesso in campo nei rapporti con la Francia: “È una logica perversa costruita per creare un polverone politico ogni volta”. Al contrario, “bisogna creare degli automatismi di ricollocamento, gestiti in modo automatico con la solidarietà tra Paesi che oggi non c’è“. Lo scenario attuale “è figlio del fatto che non si vuole dare poteri a Bruxelles e poi si criticano le istituzioni Ue perché le cose non funzionano, è un gatto che si morde la coda”, ha concluso Letta, sottolineando anche che “Italia e Francia hanno molti interessi in comune su tanti temi, mi auguro si riprenda lo spirito del Trattato del Quirinale” siglato il 26 novembre dello scorso anno. Proprio quando al governo c’era anche il Partito Democratico di Enrico Letta.