Bruxelles – Accordo (se pure ancora informale) su meccanismi di solidarietà, sugli acquisti congiunti di gas e sull’accelerazione dei permessi per le rinnovabili, ma stallo sul tetto al prezzo del gas. Tanto da costringere la presidenza ceca al Consiglio Ue a convocare una nuova riunione dei ministri dell’energia a metà dicembre. Per i ministri europei riuniti a Bruxelles al Consiglio energia straordinario l’adozione formale dei due regolamenti di emergenza sull’accelerazione dei permessi alle rinnovabili (presentato dalla Commissione europea lo scorso 9 novembre) e il regolamento sulla solidarietà del gas (proposto lo scorso 18 ottobre) deve andare di pari passo con un accordo politico sul ‘meccanismo di correzione del mercato’, proposto dalla Commissione in forma di tetto temporaneo al prezzo del gas. Solo che un accordo politico sul controverso ‘price cap’ proposto dalla Commissione europea questa settimana non c’è ancora e dunque i ministri europei hanno deciso di rimandare la decisione formale anche sui due regolamenti di emergenza.
La riunione straordinaria dell’energia (la quarta sotto la presidenza dell’Ue in mano alla Repubblica ceca) si è chiusa dopo circa quattro ore di discussione con una intesa informale sul “contenuto dei due regolamenti”, ma senza un accordo di fatto. L’idea è quella di arrivare ad adottarli formalmente al prossimo Consiglio straordinario dell’Energia che si terrà probabilmente il 13 dicembre (deve ancora essere ufficializzata la data), quando la presidenza di Praga spera di raggiungere un accordo politico sulla proposta di meccanismo di correzione del mercato, che sbloccherà il via libera anche sugli altri due pacchetti. I tre pacchetti, secondo la maggioranza dei governi europei (Italia compresa) sono strettamente collegati. Nessuno si sarebbe aspettato un accordo politico oggi sulla proposta di price cap, appena due giorni dopo la presentazione dei dettagli sul tetto da parte della Commissione europea. La presidenza ceca aveva “messo le mani avanti” su questo, spiegando che un accordo era improbabile ma che ci sarebbe stato un primo scambio di opinioni sulla questione. Ma in pochi si sarebbero aspettati che gli Stati avrebbero deciso di rimandare anche la decisione sulle altre due misure di emergenza, su cui un accordo politico già c’è e “su cui non serviranno ulteriori negoziati”, ha assicurato il ministro ceco per l’industria e il commercio, Jozef Sikela, in conferenza stampa.
Nei fatti, c’è una maggioranza di Paesi Ue – tra cui l’Italia, la Spagna, la Polonia – a cui i termini della proposta della Commissione europea non piacciono. Bruxelles propone di fissare un prezzo massimo “di sicurezza” da applicare in automatico sulle transazioni di gas sul mercato olandese di fronte a picchi di prezzo. Il meccanismo, nell’idea di Bruxelles, scatterebbe in automatico quando sono soddisfatte due condizioni contemporaneamente: quando il prezzo del gas sul TTF supera i 275 euro per megawattora (MWh) per un periodo di due settimane e quando i prezzi del gas sul TTF sono superiori di 58 euro rispetto al prezzo di riferimento del GNL per 10 giorni consecutivi nelle due settimane di scambi. Le condizioni per attuarlo in automatico sono talmente difficili da realizzare, che il meccanismo potrebbe non entrare in funzione mai e lo ha ammesso la stessa Commissione europea.
Gli Stati – come ha ricordato la commissaria europea per l’energia, Kadri Simson, in conferenza stampa – hanno il potere di cambiare le cifre contenute nella proposta, possono emendare il regolamento del Consiglio. Ma gli Stati stessi rimangono divisi su come impostare il tetto al prezzo del gas contro speculazione e volatilità dei prezzi. Per il momento la discussione dei ministri è stata molto superficiale, tanto che non si è pensato ancora a una vera e propria contro-proposta ma il lavoro tecnico dovrebbe iniziare nei prossimi giorni. A Bruxelles resta l’ottimismo sul fatto di riuscire a trovare un accordo al prossimo Consiglio energia su tutte e tre le misure. Sul price cap “la discussione è stata accesa, ci sono posizioni diverse ma è stata una discussione aperta che funzionerà da punto di partenza per trovare un accordo” a dicembre, ha assicurato il ministro ceco. I tempi sono stretti, ma dalla presidenza di Praga c’è ottimismo che si possa arrivare all’accordo il 13, senza dover rimettere la questione sul tavolo dei capi di stato e governo che si riuniranno al Vertice Ue a Bruxelles il 15 e 16 dicembre.
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Ne è convinto anche il ministro dell’ambiente e della sicurezza, Gilberto Pichetto Fratin, secondo cui dal clima registrato oggi al Consiglio un’intesa il 13 dicembre è verosimile, “perché c’è tutta la volontà da parte di tutti i paesi di raggiungere l’obiettivo di un accordo”. Rispondendo a una domanda su quale potrebbe essere una soglia di tetto accettabile per l’Italia il ministro ha chiarito che la convergenza tra i ministri deve essere trovata non solo sulle cifre del tetto, quanto sui criteri per attivarlo. “Si tratta di trovare un punto di convergenza, possiamo anche fare a meno di fissare un prezzo ma se i criteri sono chiari per raggiungere il nostro obiettivo, ovvero quello di intervenire evitando una speculazione”. Per la ministra spagnola per la transizione, Teresa Ribera, l’impressione è che “all’interno del Consiglio ci sia stata un’ampia maggioranza sul fatto che, per quanto riguarda la fissazione di un tetto al prezzo del gas, dovrebbe essere un riferimento dinamico e non statico”. Le parole di Ribera confermano che più che su un tetto fisso gli Stati membri potrebbero orientarsi su un corridoio dinamico ai prezzi del gas, come nei fatti chiede il mandato politico alla Commissione Ue dell’ultimo Consiglio europeo del 20-21 ottobre. Una banda di oscillazione dei prezzi, non un tetto fisso, potrebbe mettere d’accordo anche i Paesi che mostrano di avere ancora diverse riserve, come Germania e Olanda.