Bruxelles – La Nato cerca di evitare a tutti i costi un’escalation con la Russia, dopo l’incidente del missile caduto in Polonia. È lo stesso segretario generale dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, Jens Stoltenberg, a spiegarlo alla stampa dopo la riunione d’emergenza degli ambasciatori dell’Alleanza Atlantica di questa mattina (mercoledì 16 novembre), in cui sono stati discussi i dettagli delle indagini portate avanti da Varsavia e delle informazioni dell’intelligence statunitense, per chiarire la dinamica e l’origine delle esplosioni che hanno causato la morte di due persone nel villaggio di Przewodów (a un centinaio di chilometri da Leopoli).
“Le indagini sono ancora in corso, dobbiamo aspettare gli esiti definitivi, ma al momento non abbiamo indicazioni che ci sia stata un’intenzione di un attacco diretto da parte di Mosca, né che la Russia stia preparando azioni militari contro la Nato”, ha spiegato Stoltenberg. Quanto accaduto in Polonia è stato “molto probabilmente causato dai sistemi di contraerea ucraini per la difesa dai bombardamenti russi“, che hanno colpito per tutto il pomeriggio infrastrutture critiche e obiettivi civili sull’intero territorio nazionale. Il segretario generale dell’Alleanza Atlantica ha però voluto sottolineare che “non è colpa dell’Ucraina, ma la Russia ha una responsabilità indiretta, a causa degli attacchi all’Ucraina“, a partire dal fatto che il missile (di fabbricazione russa) sarebbe stato lanciato dalla contraerea di Leopoli per distruggerne un altro indirizzato contro la città.
Quello che dallo stesso Stoltenberg è stato definito un “incidente” oltre il confine ucraino in Polonia “non ha le caratteristiche di un attacco deliberato contro il territorio dell’Alleanza” e questo spiega il perché delle reazioni caute dal primo minuto da parte di tutti i leader internazionali. “Siamo sempre pronti per situazioni come queste, in caso di incidenti sappiamo che dobbiamo gestire la situazione con calma e risolutezza, per prevenire ulteriori escalation“, ha sottolineato il segretario generale della Nato. In ogni caso però è necessario un “aumento dell’attenzione sul confine orientale” dell’Alleanza, con un “continuo rafforzamento via terra e via aria”, in attesa del responso finale delle indagini di Varsavia: “Avrà conseguenze cruciali per il tipo di risposta, rimaniamo pronti a intraprendere tutte le azioni necessarie per garantire la sicurezza dei nostri membri“.
Rispondendo alle domande della stampa, il segretario generale Stoltenberg non si è voluto sbilanciare sul fatto che quello di ieri possa essere stato il momento di tensione più grave nei rapporti tra Nato e Russia dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina: “Starei attento a fare paragoni, ma dimostra che la guerra russa continua a creare situazioni pericolose“. Non è un caso se le esplosioni sul territorio di un Paese membro Nato si sono verificate nello stesso pomeriggio dei “pesanti bombardamenti” missilistici sulle città ucraine: “È in sé una situazione pericolosa e quanto accaduto in Polonia ne è una conseguenza”, ha puntualizzato Stoltenberg.
La Nato tra contraerea ucraina e no-fly zone
L’appello alla calma da Bruxelles va di pari passo con l’atteggiamento cauto di Varsavia. Il presidente Andrzej Duda ha confermato che “non abbiamo prove precise che ci permettano di concludere che si è trattato di un attacco alla Polonia”, mentre il premier Mateusz Morawiecki per il momento esclude l’attivazione dell’articolo 4 del Trattato del Nord Atlantico: si tratta del processo per consultazioni di emergenza, se un membro dell’Alleanza teme un’aggressione esterna (nel giorno dell’invasione russa dell’Ucraina era stato attivato da Estonia, Lettonia e Lituania). In ogni caso dalla Nato rimane “forte” il supporto alla Polonia, sia nella fase di indagini, sia per un’eventuale resa necessaria dall’esito finale.
Lo stesso tipo di atteggiamento si dimostra nei confronti di Kiev. “La Nato non è parte della guerra, ma i suoi membri forniscono armamenti all’Ucraina, perché ha il diritto di difendersi dagli attacchi illegali della Russia”, ha messo in chiaro il segretario generale, precisando che “forniremo più aiuti per la difesa aerea” al Paese invaso dal 24 febbraio. Questo però ha un’altra implicazione implicita, cioè che gli alleati non sono disposti ad aprire alla possibilità di una no-fly zone sul territorio ucraino: “I nostri sistemi di difesa anti-aerea entrano in funzione solo se c’è un’aggressione a un membro dell’Alleanza, ma non abbiamo evidenze che in Polonia ci sia stato un attacco deliberato”.
L’obiettivo degli alleati rimane sempre lo stesso ed è compatibile con l’aumento delle forniture militari (ma non di una no-fly zone), come ricordato da Stoltenberg: “A un certo punto questa guerra finirà ai tavoli dei negoziati, ma le posizioni di partenza dipenderanno dalla situazione sul campo“. È per questo che le forze ucraine vanno sostenute “ora” e la responsabilità indiretta della Russia nell’incidente in Polonia avrà comunque conseguenze pesanti per il Cremlino in questo scenario.