Bruxelles – La crisi con la Francia sarà anche “rientrata” – come affermato ieri (martedì 15 novembre) a Bruxelles dal ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto – ma per la Commissione Europea il tema rimane caldo ed è questo il momento per ricordare ai Paesi membri le responsabilità nella gestione delle persone migranti alle proprie frontiere. “Non c’è nessun altro piano d’azione che possa funzionare meglio del Patto sulla migrazione e l’asilo, dobbiamo rafforzarlo”, ha messo in chiaro la commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, parlando oggi (mercoledì 16 novembre) con la stampa a Bruxelles.
La commissaria Johansson ha ricordato che è necessario un “sistema appropriato di solidarietà e responsabilità degli Stati membri a livello Ue” ed è anche per questo motivo che “ho presentato un ruolino di marcia per concludere l’approvazione di tutte le proposte entro il 2024″. Il contesto è quello dell’aumento del numero di arrivi di persone migranti lungo la rotta del Mediterraneo centrale – secondo quanto riporta Frontex – oltre alle tensioni delle ultime settimane tra Italia e Francia sullo sbarco dei naufraghi dalle navi Ong e alla dichiarazione congiunta dei Med5 meno la Spagna (Italia, Grecia, Malta e Cipro). Considerato il fatto che “la nostra principale preoccupazione è salvare le vite in mare“, la commissaria Johansson ha insistito sul fatto che “è importante agire a livello di prevenzione”, evitando che le persone migranti “siano costrette a intraprendere questo viaggio” (come quelle dal Bangladesh, Paese dell’Asia meridionale recentemente visitato dalla titolare per gli Affari interni nel gabinetto von der Leyen).
Per quanto riguarda la controversia tra Italia e Francia e le presunte difficoltà italiane nel gestire la situazione nei suoi porti, la commissaria Johansson ha precisato che “siamo pronti a sostenere tutti gli attori coinvolti” – con implicito riferimento anche a Roma – e ha reso noto che domani (giovedì 17 novembre) “discuterò di questo punto con il ministro italiano” degli Interni, Matteo Piantedosi, a margine del vertice ministeriale G7. Il nuovo titolare del Viminale dovrà anche chiarire l’appellativo “carico residuale” utilizzato per indicare le persone migranti rimaste a bordo della nave Humanity 1 di SOS Humanity dopo gli sbarchi selettivi messi in atto tra sabato 5 e domenica 6 novembre.
Gli appuntamenti Ue sulla questione delle persone migranti
Questa mattina in Coreper (il Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio) è stata inserita la questione della gestione delle frontiere e delle persone migranti tra i punti all’ordine del giorno. Ci si aspetta che l’Italia spinga con particolare forza su questo punto, anche considerato l’intervento del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, all’ultimo Consiglio Affari Esteri di lunedì (14 ottobre) a Bruxelles, a dimostrazione che per Roma non si tratta solo di una questione di sicurezza – dunque di competenza dei ministri dell’Interno – ma coinvolge anche la dimensione esterna dell’Unione. Fonti europee confermano che c’è convergenza su quest’ultimo aspetto, con un occhio di attenzione sia ai salvataggi nel Mediterraneo, ma anche alla rotta balcanica.
All’orizzonte c’è un Consiglio Affari Interni straordinario – da tenersi prima di quello ordinario dell’8 dicembre – in cui la Commissione dovrebbe presentare il “piano d’azione d’emergenza” per indirizzare la discussione tra gli Stati membri. Al suo interno dovrebbero trovare spazio la questione della responsabilità dell’accoglienza e della solidarietà per i ricollocamenti di persone migranti, ma anche il rapporto con le Ong (Paesi come l’Italia vorrebbero un codice di condotta) e la dimensione esterna (partenze e vicinato con il Nord Africa). Le stesse fonti rendono noto che la presidenza di turno ceca del Consiglio dell’Ue si consulterà con gli Stati membri sulla base del documento di lavoro della Commissione atteso “prossimamente”, anche se non ci sono ancora decisioni su un eventuale Consiglio straordinario.
Ma nel frattempo è interessante notare la risposta della stessa commissaria Johansson a un’interrogazione parlamentare a proposito del sistema di gestione della migrazione: “In base alle norme del Codice frontiere Schengen, gli Stati membri hanno l’obbligo di proteggere le frontiere esterne nell’interesse di tutti gli Stati Schengen”. Allo stesso tempo, “tutte le azioni intraprese a questo proposito devono rispettare i diritti fondamentali, come specificato nell’articolo 4, compreso il principio di non respingimento” delle persone che arrivano alle frontiere Ue. I cosiddetti pushback sono vietati anche dall’articolo 78 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (Tfue), che precisa che “l’Unione sviluppa una politica comune in materia di asilo, di protezione sussidiaria e di protezione temporanea, volta a offrire uno status appropriato a qualsiasi cittadino di un Paese terzo che necessita di protezione internazionale“.
Di questo e di tanti altri temi di attualità nelle politiche europee si discuterà nel nono appuntamento annuale di Eunews “How Can We Govern Europe?”, in programma a Roma il 29 e 30 novembre negli spazi delle rappresentanze di Commissione e Parlamento europei, in piazza Venezia.