Bruxelles – Ora solare, addio. Gli italiani cambiano idea. Sulla scia della crisi energetica e la necessità di risparmiare in bolletta, chi prima voleva restare fedele al continuo spostamento delle lancette adesso invece ci ripensa: nessuno cambio di orologi. Dalle fila del Partito democratico arriva la richiesta alla Commissione europea di “rilanciare” la proposta di direttiva sul cambio dell’ora. E’ la vicepresidente della commissione Industria, Patrizia Toia, con tanto di interrogazione, a chiedere di riconsiderare le posizioni.
La Commissione Juncker si era espressa per l’abolizione dell’ora legale, per restare sempre in ‘modalità estiva’. Un’idea che piace a Germania, Estonia e ai Paesi nordici più vicini al circolo polare, ma che ha visto una divisione tra Paesi tale da impedire ogni passo avanti. Perché la Commissione non vuole fasce orarie a macchia di leopardo per evitare ripercussioni sul mercato interno e il suo funzionamento. Adesso Toia rivede le posizioni del partito di cui fa parte, e invita l’esecutivo a riconsiderare le sue posizioni iniziali: anziché ‘basta ora legale’, ‘solo ora legale’.
“Mantenere l’ora legale, secondo alcune stime, permetterebbe alla sola Italia di risparmiare circa 2,7 miliardi di euro in un anno“, scrive l’europarlamentare nella sua motivazione all’interrogazione. Inoltre, sembra che l’abbandono definitivo del cambio verso l’ora solare possa produrre “risparmi energetici di circa 400 euro a famiglia” come media all’interno dell’Ue.
Ma ci sarebbe anche l’aspetto ‘green’ della questione. L’europarlamentare del Pd fa presente all’esecutivo comunitario che abolire il cambio di lancette per restare ancorati all’ora legale, oltre ai vantaggi economici citati, vorrebbe dire anche vantaggi per l’ambiente, pari a un taglio delle emissioni climalteranti “per diverse centinaia di migliaia di tonnellate di CO2 all’anno”. Una misura in linea con il Green Deal e l’agenda di sostenibilità dell’Unione europea e della stessa Commissione. Meno emissioni si traduce anche in “conseguenze positive non soltanto sull’ambiente ma anche sulla salute umana”.
A proposito di salute, evitare di regolare gli orologi ogni ultima domenica di marzo e di ottobre e abolire l’ora solare, continua la vicepresidente della commissione Industria, vorrebbe dire “la fine dei danni alla salute psicofisica provocati dal ciclico cambio di orario che sempre hanno creato dibattito nella comunità medico-scientifica”. E’ sulla base di tutto questo che si invita il collegio dei commissari a ritornare sulla decisione del 2018 e mai entrata in vigore per via delle resistenze in Consiglio, dove adesso la partita potrebbe riaprirsi.
La crisi energetica dunque ripropone con rinnovato vigore un dibattito che già tanto ha fatto discutere e che si è arenato in Consiglio per l’incapacità degli Stati membri di trovare una quadra. Adesso i Ventisette hanno nuovi elementi per affrontare il tema, sempre che per le capitali questo sia ‘il tema’ da affrontare.