Bruxelles – Un fondo da 350 milioni di dollari per risarcire le famiglie dei lavoratori rimasti uccisi nella costruzione di stadi, strade e infrastrutture per il mondiale di calcio di Qatar 2022. L’ha annunciato il ministro del Lavoro dell’emirato, Ali Bin Samikh Al Marri, intervenuto oggi (14 novembre) alla Sottocommissione Diritti Umani del Parlamento europeo a Bruxelles. “Risarcire le vittime è un dovere di natura etica”, ha dichiarato in aula Al Marri, “per questo invito i sindacati e le organizzazioni della società civile a fare i nomi delle vittime che ancora non hanno ricevuto risarcimenti, siamo pronti a compensare le perdite”.
A una settimana dal fischio d’inizio della manifestazione, il ministro del Lavoro di Doha ha cercato di rispondere ai deputati europei, che lo incalzavano sulle sospettate migliaia di morti bianche tra gli operai che hanno lavorato per la coppa del mondo di calcio. Morti che, almeno in parte, il Ministro ha negato fermamente: “Un giornale parla di 6 mila morti, un altro 10 mila, un terzo 15 mila, come se fosse una gara al rialzo. Queste cifre sono false: dovreste affidarvi a fonti di informazione effettive”. Al Marri quelle fonti le ha indicate, sono l’Organizzazione Internazionale dei Lavoratori (ILO) e la Confederazione europea dei Sindacati (CES): presenti in aula, i rappresentanti di Ilo e Ces hanno però glissato sulle cifre riguardanti le vittime, soffermandosi piuttosto sul percorso di riforme intrapreso dal governo del Qatar. “Le cose non si risolvono in fretta, ma in Qatar le riforme hanno già dato effetti notevoli”, ha affermato Max Tunon, capo dell’Ufficio di Ilo a Doha. Il punto, sollevato dai deputati, è se la stagione di riforme proseguirà effettivamente anche dopo i Mondiali, a riflettori spenti. Al Marri ha cercato di garantire anche su questo: “La coppa del Mondo ha dato lo slancio, ma le riforme fanno parte della nostra visione del Qatar per il 2030”
Riforme che però non sono bastate a Ong e associazioni per i diritti umani- tra cui Amnesty International e Human Rights Watch-, che denunciano da tempo le violazioni a cui sono stati sottoposti i lavoratori, per la maggior parte immigrati dal Sud est asiatico, in termini di salario e di sicurezza sul lavoro. Ma la contestazione nei confronti della monarchia non si ferma agli inquietanti rapporti sui lavori per il Mondiale di calcio: le accuse, per un Paese che viola 20 sui 30 articoli della dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite, toccano anche altre dimensioni, come quella della tutela della libertà di orientamento sessuale. Di recente, l’ambasciatore dei Mondiali di calcio, Khalid Salman, si è lasciato scappare in un’intervista che l’omosessualità sarebbe una malattia mentale: interrogato in aula sull’accaduto, il ministro Al Marri ha affermato che “chiunque sarà il benvenuto in Qatar per seguire le competizioni”.
Il grande assente di oggi a Bruxelles era senz’altro la FIFA, che è la responsabile della discussa scelta di far ospitare i Mondiali di calcio proprio all’emirato arabo. Alcuni dei deputati in aula, che hanno definito la manifestazione al via come “il Mondiale della vergogna”, hanno puntato il dito contro la federazione calcistica e invitato al boicottaggio, quanto meno quello televisivo.
In un post su Facebook l’europarlamentare Greens/Efa Nicola Pedicini scrive oggi (16 novembre) che “oltre seimilacinquecento operai morti nella costruzione degli stadi gioiello che ospiteranno la più grande farsa di uno degli sport più amati al mondo. Uno show ipocrita che mostrerà spettacolo, luci e tutto quanto fa magnificenza, in un paese dove ciascun lavoratore è sfruttato, vessato, sottopagato, costretto a operare in assenza di ogni minima condizione di sicurezza. Un paese dove non c’è diritto civile che non venga calpestato, dalla condizione delle donne a quelle delle comunità Lgbt”. Secondo il deputato si tratta dunque di “una vergognosa operazione di ‘sport washing’, laddove con la vetrina del calcio si tenta di offuscare una drammatica violazione dei diritti umani”.