Bruxelles – Solo due settimane dall’insediamento del governo Meloni e tra Italia e Francia i rapporti si sono deteriorati come solo durante la crisi dei gilet gialli del 2019, con le istituzioni comunitarie costrette a intervenire per mettere una pezza a una crisi che – dati alla mano – non esiste. “Non c’è differenza tra le navi delle Ong o le altre navi, quello di salvare le vite dei migranti in mare è un obbligo chiaro e inequivocabile”, ha messo in chiaro la portavoce della Commissione Ue responsabile per gli Affari interni, Anitta Hipper, nel punto quotidiano con la stampa di oggi (lunedì 14 novembre).
È questa la reazione da Bruxelles all’ultimo capitolo di una vicenda che si trascina da due settimane e che ha visto un’ulteriore escalation nel fine settimana. Sabato (12 novembre) i Med5 meno la Spagna (Italia, Grecia, Malta e Cipro) hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui non solo sostengono che l’onere della gestione migratoria nel Mediterraneo deve essere “ripartito equamente tra tutti gli Stati membri” – con implicito riferimento alla Francia – ma soprattutto in cui accusano le navi Ong che soccorrono le persone migranti in mare di aggravare il problema, dal momento in cui “agiscono in totale autonomia dalle autorità statali competenti”, rendendo il sistema “non coordinato”.
⛔️🇮🇹 #migranti: "l'Europa non ci aiuta".
Vero. Ed è anche vero che, numeri alla mano, saremmo NOI a dover aiutare l'Europa.
Quattro grafici per capire perché.🧵 pic.twitter.com/FTPpA0x7ck
— Matteo Villa (@emmevilla) November 8, 2022
A scatenare la tensione sulla questione migratoria è stata l’esacerbarsi dei rapporti tra Roma e Parigi nel corso della scorsa settimana, dopo che l’esecutivo italiano di destra aveva negato alla nave Ocean Viking di Sos Mediterranée (con 234 persone migranti a bordo) l’accesso a qualsiasi porto del Sud del Paese, in violazione del diritto di accesso al territorio comunitario per i richiedenti asilo e del principio di non respingimento sancito all’articolo 78 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (Tfue). Inizialmente Parigi si era detta disponibile ad aprire il porto di Marsiglia, ma poi aveva fatto un passo indietro denunciando il “comportamento inaccettabile” del nuovo governo dell’Italia, “contrario al diritto del mare e alla solidarietà europea”.
Già mercoledì scorso (9 novembre) la Commissione Ue era dovuta intervenire con un comunicato in cui esortava a “far sbarcare nel porto sicuro più vicino” tutte le persone migranti a bordo della Ocean Viking, che due giorni più tardi (venerdì 11 novembre) ha ricevuto l’autorizzazione ad attraccare nel porto di Tolone. Allo stesso tempo, però, il ministro degli Interni francese, Gérald Darmanin, ha annunciato la sospensione del ricollocamento di 3.500 rifugiati attualmente in Italia – previsto secondo l’accordo sul meccanismo di solidarietà per la redistribuzione volontaria delle persone migranti firmato a giugno – e ha esortato gli altri partecipanti a fare lo stesso.
Oltre a Italia e Francia, nel meccanismo sono coinvolti altri 16 Paesi membri Ue (Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Finlandia, Germania, Grecia, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania e Spagna) e 4 extra-Ue (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera). Come ha ricordato oggi la stessa portavoce della Commissione Ue, “l’Italia è il primo beneficiario dello schema, Francia e Germania hanno provveduto a immediati ricollocamenti” nel quadro di 10 mila complessivi entro l’estate del 2023. A gettare acqua sul fuoco sono intervenuti questa mattina i presidenti italiano, Sergio Mattarella, e francese, Emmanuel Macron, che in una conversazione telefonica hanno ribadito “la grande importanza della relazione” tra i due Paesi e hanno “condiviso la necessità che vengano poste in atto condizioni di piena collaborazione in ogni settore sia in ambito bilaterale sia dell’Unione Europea”.
La Commissione Ue e le tensioni sulle persone migranti
La situazione però rimane particolarmente tesa ed è per questo che a Bruxelles si sta ragionando su come arrivare a una distensione dei rapporti, per non compromettere definitivamente un meccanismo su cui le presidenze di turno ceca, svedese (dal primo gennaio 2023) e spagnola (dal primo luglio 2023) del Consiglio dell’Ue stanno scommettendo, per raggiungere un’intesa più strutturata all’interno del Patto Ue sulla migrazione e l’asilo. La Commissione Europea sta elaborando un “piano d’azione d’emergenza” da presentare a un Consiglio Affari Interni straordinario (prima di quello ordinario previsto a dicembre): “È arrivato il momento, serve una discussione aperta tra gli Stati membri” sulla gestione delle persone migranti nel Mediterraneo, ha commentato il portavoce-capo del gabinetto von der Leyen, Eric Mamer, rispondendo alle domande della stampa europea sulle anticipazioni a Politico del vicepresidente Margaritis Schinas.
“La Commissione non rinuncia mai agli strumenti per far avanzare le discussioni” tra i Ventisette, ha precisato Mamer, ricordando però con forza che “dietro a tutte le soluzioni temporanee c’è la necessità imperativa di fare progressi nell’adozione delle diverse proposte del pacchetto” presentato nel settembre 2020. “Le misure contenute nel Patto sono solide e strutturali”, gli ha fatto eco la portavoce Hipper: “I Paesi membri devono adottarle il più velocemente possibile”.
In attesa dei dettagli del piano d’azione d’emergenza, ciò che ha rivelato Schinas è che l’esecutivo Ue si concentrerà sulle partenze delle persone migranti e sui rapporti di vicinato nel Nord Africa, ma anche sulla responsabilità e la solidarietà tra Paesi membri in tutte le fasi della gestione del fenomeno migratorio: “Non possiamo permettere che due Stati membri si scontrino in pubblico e che si crei un’altra mega-crisi politica sulla migrazione”.
Nell’intervista a Politico il vicepresidente Schinas ha criticato esplicitamente l’Italia, riferendosi ad “alcuni degli Stati membri che vogliono che interveniamo nella crisi attuale”, che “sono quelli che bloccano costantemente i progressi del Patto”. Proprio oggi a Bruxelles è in corso un Consiglio Affari Esteri in cui il ministro italiano, Antonio Tajani, ha sollevato la questione con i 26 colleghi Ue (non prevista dall’agenda del vertice). Un segnale dell’intenzione di Roma di tenere alta l’attenzione sul tema della gestione delle persone migranti in arrivo lungo la rotta del Mediterraneo Centrale.