Bruxelles – Investire di più sulle competenze dei cittadini europei in scienze, tecnologia, ingegneria e matematica (Stem), fondamentali per affrontare le sfide globali in un mondo sempre più plasmato da tecnologia e scienza. Al Parlamento europeo è stata presentata la ricerca dell’Osservatorio Stem “Rethink STE(A)M Eeucation – A sustainable future through scientific, tech and humanistic skills”, promossa da Fondazione Deloitte e Gruppo di Iniziativa Italiana: il presidente della Fondazione, Guido Borsani, ha esposto i risultati dello studio, che attestano la permanenza di stereotipi che continuano ad allontanare i giovani dallo studio di materie scientifiche e ad alimentare un forte divario di genere nelle facoltà e nelle professioni tecnico-scientifiche.
“Dal nostro Osservatorio si osserva un consistente disallineamento tra domanda e offerta di competenze professionali: sempre più aziende cercano profili tecnico-scientifici e sempre più spesso non riescono a trovarli”, ha dichiarato Borsani: “Un problema che non riguarda solo l’Italia, ma anche molti altri Paesi dell’Ue”. Secondo la ricerca, i laureati in facoltà Stem in Italia, Germania, Francia, Spagna, Regno Unito, Grecia e Malta sono oggi in media il 26 per cento del totale dei dottori. Troppo poco, per un settore cruciale nell’affrontare sfide come il cambiamento climatico e la transizione ecologica. Il vicepresidente della Commissione Europea, Margaritis Schinas, in un videomessaggio proiettato all’evento ha voluto ricordare a tal proposito che il 2023 sarà “l’anno europeo delle competenze, la continuazione naturale dell’anno dedicato alla gioventù” e che il focus su giovani e competenze “contribuirà a raggiungere i target Ue previsti dal Piano d’azione per i diritti sociali”, che prevedono di portare il tasso d’occupazione comunitario al 78 per cento entro il 2030.
Ma è un altro il dato che preoccupa di più. Particolarmente critico è ancora il numero di donne laureate nelle facoltà tecnico-scientifiche, riflesso di un divario di genere che, come ha affermato la vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno, “si acuisce quando si parla di competenze Stem”. Il 39 per cento sul totale dei laureati Stem in Italia, uno dei dati più alti tra i Paesi presi in considerazione dallo studio, giù fino al 26 per cento registrato in Germania. Questo gender gap rappresenta anche una perdita per l’economia dell’Unione: secondo l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, colmando il divario negli impieghi Stem l’Ue potrebbe aumentare il Pil pro-capite fino al 3 per cento.
Secondo Eva Kaili, vice-presidente del Parlamento Ue, per eliminare gli stereotipi di genere le priorità sarebbero “l’educazione e l’orientamento professionale, per dare forza alle giovani donne che voglio scegliere le discipline Stem”. Il punto di vista di Kaili emerge chiaramente anche nella ricerca dell’Osservatorio: secondo il 41 per cento degli studenti intervistati, la prima importante barriera si incontra nei primi anni di scuola, a causa di una mancanza di strumenti di orientamento efficaci. L’assenza di guida da parte degli insegnanti tenderebbe “a riprodurre le disuguaglianze sociali e a rafforzare stereotipi, come quello secondo cui le donne sarebbero meno portate per le materie Stem”.
Il raggiungimento della parità di genere è dunque una prerogativa a cui il mondo delle discipline tecnico-scientifiche non può rinunciare. Se è vero che, secondo la Commissione europea, il 55 per cento delle agenzie di recruiting ha riportato difficoltà a occupare posizioni vacanti nel settore Stem, l’accesso di una forte componente femminile potrebbe contribuire a soddisfare le richieste del mercato del lavoro. Principio espresso in sintesi dalla presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, che ha concluso l’evento promosso da Deloitte con un videomessaggio: “Scienze, tecnologia, ingegneria e matematica sono estremamente rilevanti in un mondo in continuo cambiamento”. Il genere “non dovrebbe mai limitare le scelte professionali, ma oggi solo il 15 per cento di tutte le donne laureate scelgono materie Stem”, ha sottolineato Metsola, avvertendo che “l’Europa è a un bivio, in mezzo alle grandi sfide da affrontare, l’unica certezza è che dobbiamo continuare a adattarci ai cambiamenti, e dobbiamo preparare i nostri giovani a farlo”.