Bruxelles – Un esercito verde e un esercito efficace “non sono più una contraddizione e non lo saranno in futuro”. Nel suo intervento al confronto ad alto livello sulla sicurezza climatica, organizzato dalla Munich Security Conference in occasione della Cop27 di Sharm el-Sheikh, è stato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, a ribadire che l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord vuole fare sul serio in materia di clima: “Quello che abbiamo concordato al Summit di Madrid di giugno è di diventare un’organizzazione leader per l’adattamento e la lotta al cambiamento climatico sul piano della sicurezza, perché le due questioni sono strettamente legate”.
Il motivo scatenante del cambio di rotta della Nato rispetto al passato è legato alla presa di coscienza che il cambiamento climatico rappresenta “un moltiplicatore di crisi”, che “aumenta la competizione sulle risorse e le terre, che costringe milioni di persone a migrare e che crea nuovi conflitti”. Ecco perché nel nuovo Strategic Concept della Nato trova spazio per la prima volta questa tematica, con impegni precisi per tutti gli alleati: “Entro il 2030 dovrà essere tagliato almeno il 45 per cento delle emissioni di gas serra e dovrà essere raggiunta la neutralità climatica entro il 2050“, ha ricordato Stoltenberg nell’evento a margine della Cop27.
Se non fosse abbastanza chiaro, lo stesso segretario generale ha avvertito i 30 Paesi membri dell’Alleanza che “le nostre forze hanno ancora alte emissioni, perché in passato le operazioni militari erano sempre esentate dalle ambizioni climatiche”, ma ora lo scenario non è più lo stesso: “Le forze armate Nato devono essere parte della riduzione delle emissioni di gas serra” e proprio per questo “stiamo investendo in tecnologie che avranno benefici anche sul clima, come i veicoli elettrici”. Il cambiamento climatico riguarda anche sotto un altro aspetto la nuova strategia dell’Alleanza Atlantica, ovvero quello del rafforzamento delle capacità di analizzare e affrontare le minacce del cambiamento climatico: “Il clima ha un impatto sulle missioni militari”, ha precisato Stoltenberg in uno dei passaggi più delicati del suo intervento a proposito del futuro delle operazioni della Nato: “Equipaggiamento e armi si devono continuare ad adattare, dall’Artico all’Iraq, le questioni legate al clima devono rientrare nella nostra pianificazione”.
Parlando di sicurezza e impegno per il clima, è impossibile per il segretario generale della Nato non fare riferimento alle conseguenze dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito di Mosca: “La guerra russa ha dimostrato la necessità di un’indipendenza dalle fonti fossili e di una transizione verso le rinnovabili” e che più l’Alleanza riuscirà a farlo, “meglio sarà per la sicurezza e per mitigare i cambiamenti climatici”. Ancora una volta, clima e sicurezza sono strettamente legati, con conseguenze dirette per l’impegno militare degli alleati. “So che i politici preferirebbero spendere soldi in salute, istruzione e per la transizione energetica, ma se non ci sarà la pace non potremo nemmeno combattere il cambiamento climatico“, è l’esortazione di Stoltenberg, che ha biasimato la Russia per aver creato un ambiente “più insicuro” e sul fatto che “se fosse meno aggressiva, non ci sarebbe l’esigenza di maggiori spese militari”.
La “brutale guerra di aggressione russa” contro l’Ucraina “deve finire”, anche perché “ha ramificazioni nella crisi alimentare e nella crisi energetica in tutto il mondo“, ha ricordato ancora Stoltenberg, che ha accusato Putin di aver “militarizzato l’energia e le forniture di cibo, con conseguenze per milioni di persone in tutto il mondo”. Anche in questo caso si tratta di una conseguenza “della guerra stessa, non delle misure restrittive dell’Ue e dei partner Nato, perché non ci sono sanzioni sull’esportazione di grano o sul cibo”. La via d’uscita più veloce rimane sempre la stessa: “Se Putin metterà fine alla guerra e si ritirerà dall’ucraina, vedremmo più esportazioni di cibo ed energia“. Ma il segretario generale Stoltenberg non ha potuto nascondere una punta di realismo: “Le guerre sono per definizione imprevedibili, starei molto attento a tentare di prevedere quanto durerà, ma noi forniremo comunque un supporto continuo all’ucraina”.