Bruxelles – Materie prime per costruire tecnologie chiave per la transizione e idrogeno verde per attuarla. L’Unione europea è in “missione” alla Cop27 di Sharm el-Sheikh – la 27esima edizione della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima – per alzare le ambizioni globali sul clima e sulla riduzione delle emissioni, ma non solo. E’ iniziata la corsa dell’Unione europea ad accaparrarsi materie prime e altri materiali raffinati indispensabili per attuare la transizione verde del Green Deal, stipulando a margine dei lavori ‘ufficiali’ partnership con i Paesi in via di sviluppo sull’idrogeno e sulle tecnologie pulite.
Nelle prime due giornate di Summit dei leader Bruxelles ha già siglato due memorandum d’intesa, prima con il Kazakistan (nella giornata di ieri) e oggi con la Namibia su materie prime, idrogeno rinnovabile e batterie, in attesa di un terzo partenariato con l’Egitto che seguirà in queste ore. Asia e Africa, che l’Unione europea ritiene continenti strategici per rafforzare la sua strategia sulle materie prime e affrancarsi dalla dipendenza dalla Russia e dalla Cina per la produzione di tecnologie pulite e idrogeno rinnovabile.“Il Sud del mondo ha risorse in abbondanza ma è necessario fare squadra, ed è per questo che l’Unione europea sta firmando nuovi partenariati per l’idrogeno con Egitto, Namibia e Kazakistan e sostiene partner come il Vietnam e il Sudafrica nella decarbonizzazione delle loro economie”, ha rivendicato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel suo intervento di oggi (8 novembre) al Summit dei leader della Cop27.
The climate is changing faster than our capacity to adapt.
Let us not take the highway to hell, but earn our clean ticket to heaven!#REPowerEU
Let’s do this together. #GlobalGateway@antonioguterres https://t.co/KuKXslaueg
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) November 8, 2022
La crisi dell’energia dettata in parte dalla dipendenza dell’Unione europea dalla Russia in termini di risorse energetiche ha aperto alla riflessione sulla necessità di non ripetere lo stesso errore anche per quanto riguarda le materie prime considerate critiche. Materie come il litio e il cobalto servono a produrre batterie e motori elettrici e le materie critiche a costruire le turbine eoliche (con magneti in terre rare) e i semiconduttori (polisilicio) su cui nel primo trimestre del 2023 presenterà una proposta legislativa. Oltre alle materie prime critiche l’Europa guarda soprattutto all’idrogeno ‘verde’ per la decarbonizzazione dei settori industriali difficili da decarbonizzare, come il siderurgico. E guarda soprattutto al Sud del mondo che “ha risorse in abbondanza, ma dobbiamo fare squadra”, ha avvertito. Il Sud del mondo ha risorse ma manca di finanziamenti, il Nord ha i finanziamenti ma non le risorse e quindi serve stabilire un patto di reciproca convenienza.
La crisi dell’energia e dei prezzi trainata dalla guerra di Russia in Ucraina per von der Leyen deve essere “un punto di svolta” nella lotta ai cambiamenti climatici. Fare meglio e farlo più in fretta. “La crisi globale dei combustibili fossili deve cambiare le carte in tavola”, ha avvertito la presidente della Commissione europea, raccogliendo l’appello di ieri del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, a “non prendere l’autostrada per l’inferno, ma guadagnamoci un biglietto pulito per il paradiso”. Dal canto suo, l’Unione europea – che conta ‘appena’ l’8% delle emissioni su scala globale – sta già mantenendo la rotta tracciata per la neutralità climatica al 2050, attraverso l’attuazione del pacchetto legislativo ‘Fit for 55’, presentato a luglio 2021 con l’idea di abbattere le emissioni di gas serra del 55% (rispetto ai livelli del 1990) entro il 2030, come tappa intermedia per il target ‘zero emissioni’ entro metà secolo.
La leader tedesca ha rivendicato che l’Ue “sta mettendo in atto il quadro legislativo più ambizioso al mondo”, insistendo affinché tutti “i principali emettitori aumentino le proprie ambizioni” e facciano altrettanto. Non li cita direttamente, ma il riferimento è soprattutto alla Cina, gli Stati Uniti e l’India, che rispettivamente rappresentano il 28% delle emissioni globali di gas serra, il 14% e il 7%. Se prima della fine del secolo scorso la maggior parte delle emissioni veniva prodotta da Stati Uniti e Europa, oggi le cose stanno cambiando e si assiste a un aumento significativo delle emissioni prodotte in altre parti del mondo, come Asia e soprattutto Cina. Non c’è dubbio che questa crisi abbia rafforzato ulteriormente la determinazione dell’Unione europea a lottare contro il cambiamento climatico. “Siamo e resteremo leader dell’azione per il clima, siamo determinati ad accelerare, siamo determinati a proteggere l’ambiente”, ha sottolineato anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ribadendo che la Russia ha scelto di usare l’energia come arma di destabilizzazione di massa, “direttamente sull’Europa e sui mercati energetici mondiali, e allo stesso modo il Cremlino ha scelto di usare prodotti alimentari e fertilizzanti”.
Per l’Europa la risposta ai cambiamenti climatici e alla dipendenza energetica dalla Russia si chiama ‘REPowerEU’, il piano da potenziali 300 miliardi di euro varato a maggio per affrancare l’Unione europea combustibili fossili importati da Mosca. Un piano per l’indipendenza energetica che dovrebbe passare anche dallo “sviluppo massiccio delle energie rinnovabili”, ha sottolineato von der Leyen. Secondo le indicazioni della presidente dell’esecutivo comunitario, la capacità rinnovabile aggiuntiva dell’UE è destinata a più che raddoppiare quest’anno, fino a 50 Gigawatt, con la prospettiva di stabilire il prossimo anno un nuovo record assoluto di oltre 100 GW, se pure a condizione di produrne di più.