Roma – Dalla crisi energetica all’attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza, al sostegno all’Ucraina, passando per il rilancio della collaborazione tra Roma e Bruxelles. E’ fitta di temi l’agenda del primo viaggio di Giorgia Meloni a Bruxelles in veste di premier, che la vedrà oggi (3 novembre) impegnata nella capitale d’Europa in un primo incontro istituzionale con i tre vertici comunitari: prima sarà il turno della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola (alle 16:30), poi l’incontro con Ursula von der Leyen per conto della Commissione Ue (17:30); in ultimo, con Charles Michel per il Consiglio europeo (19:00).
Incontri interlocutori e per lo più conoscitivi, quelli della leader di Fratelli d’Italia ma che serviranno a sondare (reciprocamente) il terreno su alcuni dei principali dossier aperti sul tavolo di Roma e Bruxelles, nel tentativo di avvicinare le posizioni. A partire dalla risposta dell’Italia e dell’Europa alla crisi energetica e al sostegno a famiglie e imprese contro il caro bollette. Sul fronte energia, che sarà uno dei principali banchi di prova dell’esecutivo Meloni tanto sul piano interno quanto su quello internazionale, sono diversi i nodi da sciogliere per affrontare l’emergenza, a partire dalla questione tutta aperta in Europa sull’introduzione di un tetto al prezzo del gas, il price cap su cui Mario Draghi ha dato battaglia fino all’ultimo Vertice Ue del 20-21 ottobre.
E la decisione di Meloni di affiancare al neo-ministro per l’Ambiente e la sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, il suo predecessore Roberto Cingolani in qualità di “consigliere” sembra voler lanciare a Bruxelles un messaggio di continuità su questo. Un mese e mezzo è il tempo che separa l’Italia di Meloni dal prossimo Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre, in cui si aspetta un’altra discussione tesa dai leader Ue sul fronte delle misure contro il caro energia. Un mese e mezzo che sarà decisivo per la leader di Fratelli d’Italia per costruire alleanze in Europa che le consentano di dare al Paese una voce forte in sede di Summit europeo, in un momento in cui lo storico asse Parigi-Berlino sembra essersi incrinato proprio di fronte alla risposta europea contro il caro-energia, dove la Germania si presenta tra i Paesi più scettici di fronte a una risposta comune alla crisi dei prezzi, e in particolare all’introduzione del cap per il gas a livello europeo. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha incontrato oggi a Berlino l’omologo tedesco, Christian Lindner, discutendo le ultime misure del governo di Olaf Scholz per contrastare gli aumenti dei prezzi energetici, tra cui lo scudo da quasi 200 miliardi di euro che ha attirato le critiche dei molti Paesi Ue, come l’Italia, che non hanno lo spazio fiscale necessario per fare altrettanto.
E sul fronte interno, la premier dovrà dare seguito a quanto messo in campo dal governo Draghi contro il caro bollette, prorogando le misure per attenuare i rincari di energia e carburanti per famiglie e imprese o presentandone di nuove, ma in linea con il quadro europeo. Non è casuale che Meloni abbia deciso di convocare il prossimo Consiglio dei ministri il giorno dopo l’incontro con i vertici comunitari, per approvare la Nadef, la nota di aggiornamento del documento di Economia e Finanza, ma anche con la prospettiva di arrivare a discutere anche di energia con i primi provvedimenti e le misure da mettere in campo.
L’Europa confederale di Meloni
Le bollette sono la principale priorità del governo”, ha confidato Meloni a Bruno Vespa nel libro ‘La grande tempesta. Mussolini, la guerra civile. Putin, il ricatto energetico. La Nazione di Giorgia Meloni’, in uscita il 4 novembre da Mondadori Rai Libri, le cui anticipazioni sono state diffuse in questi giorni. “I pochi che ci sono serviranno a coprire il taglio delle bollette per chi è in difficoltà”, ha sintetizzando, alludendo all’altra grande questione che Meloni si troverà a discutere a Bruxelles. Nel “dialogo economico” tra Italia e Ue si impone anche l’urgenza – e i tempi sono stretti – che avrà il nuovo governo per presentare la legge di Bilancio, da approvare entro il 31 dicembre con le previsioni di entrate e spese per l’anno successivo e con l’urgenza di sostenere famiglie e imprese di fronte alla crisi dei prezzi. L’esecutivo Meloni vive la pressione della Lega che spinge per uno scostamento di bilancio per contrastare il caro bollette mentre la premier (e in questo assicura continuità sulla linea tenuta da Draghi) continua a respingere l’idea.
Le indiscrezioni del libro di Vespa sono uscite, convenientemente, alla vigilia del viaggio di Meloni a Bruxelles, e rilanciano la sua “idea di Europa è quella di un’Europa confederale in cui viga il principio di sussidiarietà”. non faccia Bruxelles quello che può fare meglio Roma, non agisca Roma lì dove, da soli, non si è competitivi. Abbiamo avuto un’Europa invasiva nelle piccole cose e assente nelle grandi materie. Non converrebbe lasciare agli Stati nazionali il dibattito sul diametro delle vongole e occuparsi invece a livello comunitario dell’approvvigionamento energetico?”, si domanda.
La credibilità dell’Italia di Meloni in Europa si giocherà sul Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza per accedere alle risorse europee del ‘Next Generation Eu’ varato per la ripresa economica dalla pandemia. Su cui potrebbe consumarsi uno scontro tra Roma e Bruxelles, dal momento che Meloni ha insistito a più riprese di voler procedere a modifiche del piano nazionale di ripresa e resilienza, anche se da Bruxelles è stato più volte chiarito che lo spazio di manovra per modificarlo è molto limitato. Il punto, secondo il governo, è che il Pnrr è stato scritto in un tempo “in cui non c’erano la guerra in Ucraina e gli aumenti dei costi delle materie prime e dell’energia”. E dunque oggi per Meloni è lecito ragionare se le risorse e gli interventi immaginati siano ancora validi in questo tempo mutato, con il rischio che “le gare vadano deserte e così le risorse non siano messe a terra”.
Bruxelles ha chiarito in più occasioni che stando alle regole, in via prioritaria gli Stati membri devono attuare il piano di recupero e resilienza approvato dal Consiglio, che già comprendono tappe e obiettivi con tempistiche chiare. Modifiche possono essere richieste dai governi “ma solo in casi eccezionali”, dimostrando “di non poter più attuare parti o l’intero piano a causa di circostanze oggettive”. Secondo l’Ue, il margine di modifica non è ampio, ma c’è un altro fronte su cui l’Italia (come gli altri Paesi membri) può lavorare per aggiornare il Pnrr ed è quello dato dalla transizione. Nel quadro del piano ‘REPowerEu’, presentato a maggio per affrancare l’Ue dalla dipendenza energetica dalla Russia, Bruxelles propone di aggiungere un nuovo capitolo ai loro Pnrr dedicato solo a centrare gli obiettivi del Repower, quindi l’indipendenza dai fossili russi al più tardi entro il 2027. La proposta della Commissione è ora al vaglio dei due co-legislatori (Parlamento e Consiglio Ue), con l’idea di trovare un accordo entro la fine dell’anno. L’esordio di Meloni in Europa non è l’unico appuntamento internazionale di rilievo che attende la nuova responsabile di Palazzo Chigi. Dopo Bruxelles, infatti, il 7 e 8 novembre sarà al Vertice dei capi di Stato e governo che si terrà a Sharm El-Sheikh per la Cop27, la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima ospitata dall’Egitto, per poi rappresentare l’Italia il 15 e 16 novembre al G20 di Bali.