Bruxelles – Niente spesa inutile e difficile da controllare, ridurre il debito, e soprattutto avanti con le riforme. Mentre Giorgia Meloni vola in Europa, l’Europa la accoglie con pro-memoria e messaggi che aiutano a capire alla presidente del Consiglio idee e orientamenti. Voglia di lavorare in modo costruttivo, sì. Concessioni, dipenderà da come si muoverà l’Italia in un contesto difficile per tutti. Sulla scia dei rincari dell’energia e l’aumento dell’inflazione, e le incertezze generali, “a inizio 2023 potrebbe esserci una lieve recessione” nell’eurozona, riconosce Christine Lagarde. La presidente della Banca centrale europea parte da qui, per ribadire una volta di più che “ognuno deve svolgere il proprio compito”. Vuol dire, tradotto, riforme.
Considerando che, sottolinea la numero dell’Eurotower, la sola politica monetaria e l’azione della Bce “non può ridurre i prezzi” dei beni energetici, e considerando anche come nei piani nazionali per la ripresa l’Italia è il principale Stato membro Ue per stanziamenti in energia (27,9 miliardi), la via da seguire è tracciata. Vuol dire fare tesoro delle risorse avute dall’Europa, e mantenere le promesse fatte dal Paese in cambio delle risorse. Avanti con l’agenda che ha lasciato Draghi, in sostanza. Investimenti massicci e veloci in efficienza energetica, idrogeno pulito, rinnovabili, mobilità a emissioni zero, riforma del mercato elettrico, semplificazione normativa per l’installazione di pannelli fotovoltaici. Le parole di Lagarde si declinano in questo modo. Una lista delle cose da fare e che spetta all’Italia di Giorgia Meloni fare.
Avanti con ciò che è stato già concordato, ma c’è anche una politica economica di più ampio respiro da dover portare avanti. Qui, il commissario per un’Economia al servizio delle persone, ripete quello che è un mantra non solo personale, ma di quel nord Europa sempre attento ai conti. “Paesi con un debito elevato dovrebbero iniziare a concentrarsi sulla riduzione del debito“, scandisce Valdis Dombrovskis. Concetto non nuovo, ma che serve a preparare il terreno a Meloni. Il membro del team von der Leyen, al pari di Lagarde, parla da Riga, partecipando alla conferenza economica annuale della banca di Lettonia. Da qui avverte che “non stiamo raccomandando di introdurre stimoli fiscali all’economia”.
Italia resta dunque sorvegliato speciale. C’è voglia e curiosità di ascoltare, conoscere il nuovo esecutivo e la sua leader. Ma la disponibilità europea non sarà fatta di indulgenza. Ci sono impegni da rispettare, e leve per assicurarsi che ciò avvenga. Intanto in Consiglio si attende il nuovo ministro dell’Economia. Meloni fa da apripista, ma poi la prossima settimana (7 novembre) Giancarlo Giorgetti dovrà partecipare alla riunione dell’Eurogruppo e si attende di sentire da lui come intende muoversi l’Italia di qui in avanti. C’è “fiducia” che si possa “lavorare in modo positivo”. Ma gli stessi che esprimono questo ottimismo sono anche gli stessi che poi fanno notare che sullo sfondo resta la questione del Meccanismo europeo di stabilità, quel Mes sui “l’Italia ha già preso un impegno, e ci aspettiamo che vi tenga fede”.