Bruxelles – Si spiana la strada per un nuovo governo centrista in Danimarca, dopo le elezioni parlamentari di ieri (martedì primo novembre). I Socialdemocratici della prima ministra Mette Frederiksen si rafforzano, ma ora la vera questione è come deciderà di comportarsi il primo partito al Parlamento nella formazione del nuovo esecutivo: proseguire sulla strada di un governo con le forze di sinistra o cercare il sostegno dei Moderati, la nuova formazione di centro fondata dall’ex-premier Lars Løkke Rasmussen, per aumentare il più possibile il sostegno e stabilizzare la scena politica nazionale.
Secondo i risultati pubblicati dalla commissione elettorale della Danimarca, il 27,6 per cento degli elettori ha confermato la fiducia nella socialdemocrazia (un aumento di 1,7 punti percentuali rispetto all’ultima tornata del 2019), che si traduce in 50 seggi sui 179 disponibili al Folketing (l’Assemblea legislativa monocamerale) per il partito della premier uscente. Era stata proprio Frederiksen a indire lo scorso 5 ottobre elezioni anticipate, per evitare un voto di sfiducia in Parlamento: le urne le hanno dato ragione, con un mandato rafforzato per gestire la crisi energetica, dopo quella pandemica. “Sono incredibilmente felice e orgogliosa”, ha dichiarato Frederiksen, avvertendo che “in Danimarca per molti anni siamo stati abituati al progresso, mentre ora ci troviamo di fronte a crisi che si combinano, con la guerra in Europa, la scarsità di energia, l’inflazione e le sfide climatiche”.
Proseguendo la politica dell’ultimo governo Frederiksen, il blocco di sinistra si sarebbe attestato proprio sulla soglia-limite della maggioranza in Parlamento: oltre ai 50 deputati socialdemocratici, si andrebbero a sommare i 9 dell’Alleanza Rosso-Verde (5,2 per cento), i 15 del Partito Popolare Socialista (8,3 per cento), i 7 del Partito Social-Liberale (3,8 per cento), i 6 di Alternativa (3,3 per cento) e i 3 deputati eletti nelle Isole Fær Øer e in Groenlandia. Tuttavia, la formazione di un nuovo governo di sinistra potrebbe rendersi complessa sia per la maggioranza risicatissima, sia per la volontà della stessa premier uscente di superare la tradizionale divisione sinistra-destra, spingendo sull’unità politica per affrontare un momento di incertezza internazionale.
Oggi Frederiksen rassegnerà le dimissioni alla Regina Margherita II di Danimarca e – dopo l’esecutivo monocolore sostenuto dall’esterno dalle altre forze di sinistra – è probabile che tenterà di formare un governo di larghe intese, anche se la maggior parte dei suoi attuali alleati ha già confermato di preferire un esecutivo di sinistra pura. “Dobbiamo superare i tempi incerti in modo sicuro e dobbiamo farlo insieme”, ha esortato la leader socialdemocratica, aprendo a una possibile alleanza con il nuovo partito centrista dell’ex-premier Rasmussen. Alla loro prima prova elettorale i Moderati hanno segnato un 9,3 per cento delle preferenze – ovvero 16 deputati e terza forza al Folketing – e Frederiksen sarebbe intenzionata ad avviare i negoziati con il leader della forza ancora non allineata alla tradizionale visione sinistra-destra in Danimarca.
Dall’altra parte del Parlamento, l’opposizione guidata dal Partito Liberale ha conosciuto una pesante sconfitta elettorale. La forza guidata da Jakob Ellemann-Jensen ha perso 10 punti percentuali dall’ultima tornata del 2019 (da 23,4 a 13,3) e 20 seggi (da 43 a 23), mentre il Partito Popolare Conservatore è passato dal 6,6 per cento al 5,5 (10 deputati). Il crollo dei populisti di destra del Partito Popolare Danese (dall’8,7 al 2,6, per 5 deputati) è stato invece assorbito dall’impressionante prima prestazione della nuova forza di estrema destra dei Democratici Danesi (8,1 punti percentuali) – che con 14 seggi aggancia l’Alleanza Liberale (al 7,9) – e dalla crescita della Nuova Destra al 3,7 per cento (6 deputati).
Le reazioni di Bruxelles alle elezioni in Danimarca
“Congratulazioni a Mette Frederiksen per il suo mandato alla guida della Danimarca nei prossimi anni”, ha commentato su Twitter la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, sottolineando che “l’Europa deve restare unita contro l’autocrazia e l’aumento vertiginoso del costo della vita”. La numero uno dell’Eurocamera ha voluto anche ricordare che l’istituzione Ue da lei presieduta rappresenta per la Danimarca “un partner naturale nella promozione della diversità energetica, delle energie rinnovabili e della lotta al cambiamento climatico“.
https://twitter.com/EP_President/status/1587705220234203136?s=20&t=J_ffES8dTm7RYioaH8LoAQ