Bruxelles – Il rapporto tra l’Unione Europea e il Kosovo sembra un paradosso, se visto dall’esterno. Il Paese balcanico è quello che ha fatto i maggiori progressi nell’ultimo anno sullo Stato di diritto e il rispetto dei diritti fondamentali in Europa – “in linea con i valori dell’Ue”, ha ricordato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen – ma allo stesso tempo i suoi cittadini sono gli unici a essere “isolati dal resto dell’Europa”, a causa dell’assenza di un regime di esenzione dei visti. Parallelamente, mentre l’intenzione di Pristina è quella di fare richiesta di adesione all’Unione, Bruxelles chiede di “evitare qualsiasi passo che porti all’escalation della tensione” con la Serbia, in particolare sulla questione del riconoscimento delle targhe nazionali alla frontiera.
Nella seconda tappa del suo viaggio di quattro giorni nei Balcani Occidentali (che l’ha già portata ieri in Macedonia del Nord) a Pristina la numero uno della Commissione ha ribadito la posizione dell’esecutivo comunitario sul riconoscimento delle “riforme ambiziose” e dell’impegno “enorme” del Kosovo per allinearsi alle richieste dell’Unione sul rafforzamento della democrazia, del sistema giudiziario, dell’economia di mercato e della lotta alla corruzione: “Si riflette nella nostra ultima relazione sull’allargamento, che è molto positiva” nel capitolo dedicato al Kosovo. Tutto questo però deve portare a un cambio di passo, ha esortato la presidente kosovara, Vjosa Osmani: “Bisogna integrare il nostro Paese democratico nelle strutture dell’Unione Europea, è la pre-condizione per la stabilità e la pace nella regione”.
La questione più spinosa riguarda la liberalizzazione dei visti Schengen per i cittadini del Kosovo – ovvero la possibilità di viaggiare nell’area che ha abolito le frontiere interne, utilizzando il proprio passaporto senza ulteriori requisiti per soggiorni di breve durata – che è in stallo da quattro anni in Consiglio. “Abbiamo rispettato tutti i requisiti”, ha rivendicato Osmani, sottolineando anche il pieno allineamento alla politica estera e di sicurezza dell’Unione con “l’adozione immediata delle sanzioni internazionali contro la Russia“. La presidente kosovara ha puntato il dito contro i Ventisette, ma ha definito von der Leyen “un’alleata”. Pronta la risposta della numero uno della Commissione, che ha confermato di sentire “chiara e forte” la richiesta di Pristina: “Il Kosovo merita la liberalizzazione dei visti, so quanto sia importante per voi, e lo abbiamo ribadito a luglio“. Il compito dell’esecutivo comunitario “e mio personale” è quello di “convincere il Consiglio”, partendo dalle discussioni ripartite tra gli Stati membri (e che coinvolgono una proposta francese di legarlo al Sistema europeo di informazione e autorizzazione).
A rendere più caldo il clima di fine ottobre nella regione balcanica è però un’altra questione. Lunedì prossimo (31 ottobre) scadrà il rinvio di due mesi accordato dal governo di Albin Kurti per la sostituzione delle targhe serbe per i veicoli con quelle kosovare (molto diffuse tra la minoranza serba nel nord del Paese), dopo le tensioni scoppiate a fine luglio nord del Kosovo a causa della volontà di Pristina di introdurre una misura identica a quella applicata da Belgrado. Dopo quasi un anno di soluzione provvisoria, Serbia e Kosovo non sono riusciti a trovare un’intesa definitiva – come invece fatto sul riconoscimento dei documenti d’identità nazionali lo scorso 27 agosto – e a quattro giorni dalla scadenza si allungano le ombre di nuovi incidenti nel nord del Paese. “Da parte nostra non c’è alcuna guerra contro i serbi, lottiamo contro le bande criminali e per lo Stato di diritto e ci aspettiamo di essere sostenuti dai nostri alleati nell’Ue e negli Stati Uniti”, ha esortato la presidente Osmani, parlando del rischio di pressioni da parte di gruppi criminali contro i cittadini che intendono procedere al cambio delle targhe.
Da Bruxelles e Washington arrivano richieste di rinviare di 10 mesi la scadenza, ma il governo Kurti è riluttante ad accordare un nuovo rinvio. “Le regole devono essere chiare e devono essere rispettate”, ha risposto in modo vago la presidente von der Leyen alla domanda di un giornalista a Pristina: “La transizione procede regolarmente e sono certa che si troverà una soluzione attraverso il dialogo“. Da Bruxelles anche il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), Peter Stano, ha fatto riferimento a compromessi (“Senza, non si può arrivare a una soluzione condivisa”) e ha ribadito l’impegno dell’Ue per mettere fine a “una questione che finora non è stata risolta in modo appropriato”. Questi quattro giorni di tempo saranno cruciali “per evitare un’escalation improduttiva e non necessaria, che potrebbe infiammare la situazione e provocare incidenti”, ha avvertito Stano, con implicito riferimento alla convocazione del Consiglio per la sicurezza nazionale da parte del presidente della Serbia, Aleksandar Vučić, per analizzare la risposta al possibile sequestro dei veicoli non re-immatricolati con targhe kosovoare dal primo novembre.
I know how important visa liberalisation is for Kosovo, @AlbinKurti
The @EU_Commission believes you have fulfilled all the benchmarks.
Discussions have re-started.
We will support in any way we can. pic.twitter.com/wh4H9QW0a3
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) October 27, 2022
Il capitolo energia tra Ue e Kosovo
Come già ricordato nella tappa di ieri a Skopje, anche oggi a Pristina la presidente della Commissione Ue si è soffermata sul filo rosso che lega la sua visita alle sei capitali dei Balcani Occidentali, aldilà delle questioni specifiche di ciascun Paese nei rapporti con l’Unione. “Anche in Kosovo si sentono gli effetti a catena dell’atroce guerra russa in Ucraina, con l’aumento dei prezzi dell’energia e le difficoltà nella sicurezza degli approvvigionamenti”, ha sottolineato von der Leyen: “Potete stare certi che noi cederemo mai a questo ricatto” sull’uso dell’energia come arma e la risposta sarà “l’unità e la solidarietà, perché siamo in un’unica Unione dell’energia“. Dal canto suo, Osmani ha ringraziato la numero uno della Commissione per il fatto che “il supporto energetico dell’Ue è al centro della sua visita nei Balcani, per sviluppare connessioni e misure di efficienza energetica”.
Nella pratica questo sostegno si concretizza nell’invito a partecipare alla piattaforma per l’approvvigionamento congiunto di gas e nei benefici indiretti delle possibili misure a livello comunitario sui massimali dei prezzi del gas e di uno sganciamento dei prezzi dell’elettricità da quelli del gas: “In altre parole, stiamo facendo tutto il necessario per domare gli alti prezzi dell’energia e dell’elettricità”. Nel pacchetto di sovvenzioni contro la crisi energetica, il Kosovo riceverà “75 milioni di euro per il sostegno immediato alle famiglie e alle imprese vulnerabili”, ha annunciato la presidente von der Leyen (a cui si sommano gli 80 milioni per la Macedonia del Nord), con le procedure che si concluderanno “entro la fine dell’anno, in modo da ottenere i finanziamenti per il bilancio a partire da gennaio”.
Dal Piano economico e di investimenti dell’Ue per i Balcani Occidentali arriveranno complessivamente alla regione altri 500 milioni di euro, per sostenere il percorso verso l’indipendenza energetica e la sicurezza degli approvvigionamenti. “L’investimento più importante per noi è quello nelle energie rinnovabili“, ha puntualizzato la numero uno della Commissione, “perché non fanno solo bene al clima, ma sono di origine nazionale e creano posti di lavoro”. Il Kosovo si sta già muovendo in questa direzione, in particolare sul piano dell’efficienza energetica del settore edilizio, attraverso piani di installazione di pannelli fotovoltaici e di teleriscaldamento con energia pulita in otto città. Proprio su questo livello Bruxelles sta finanziando un progetto della facoltà di Architettura dell’Università di Pristina, che la presidente von der Leyen ha visitato prima di rimettersi in viaggio verso l’Albania: “Permette di passare dall’olio combustibile pesante all’energia termica di scarto, con un doppio approccio” per “liberarsi dei rifiuti in modo sostenibile e ricavarne il calore necessario per il teleriscaldamento”, si è congratulata la leader dell’esecutivo Ue con le studentesse e gli studenti kosovari.
Here, at the University of Pristina, the EU has funded a new district heating system, enabling the switch from heavy fuel oil to cleaner energy.
A good move for the environment – and for the inhabitants of Pristina.
This is our investment plan for the Western Balkans at work. pic.twitter.com/f8R6NmYQmh
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) October 27, 2022