Roma – 235 sì, 154 voti contrari e 5 astenuti. E’ una maggioranza solida (e non a sorpresa) quella incassata nella serata di ieri (25 ottobre) dal nuovo governo guidato dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che in mattinata ha pronunciato a Montecitorio il tradizionale discorso programmatico per chiedere la fiducia alla Camera dei deputati, dopo che la neo presidente e i suoi ministri sono entrati in carica dopo la cerimonia del giuramento che si è tenuta sabato scorso. Oggi, sarà la volta di Palazzo Madama: Meloni pronuncerà lo stesso discorso di fronte al Senato a partire dalle 13, ma anche in questo caso la votazione dovrebbe essere un puro passaggio formale, vista la maggioranza al Parlamento della coalizione di centrodestra alle ultime elezioni.
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Nel lungo discorso programmatico, Meloni ha toccato anche il rapporto tra l’Italia e l’Europa visto “l’interesse e la curiosità per la postura che il governo terrà verso le istituzioni europee”, ha richiamato. Utilizza l’occasione per rassicurare chi ancora mette in dubbio l’allineamento del nuovo governo italiano all’europeismo e all’atlantismo della Nato. “L’Italia è a pieno titolo parte dell’Occidente e del suo sistema di alleanze, Stato fondatore dell’Unione europea, dell’Eurozona e dell’Alleanza atlantica, membro del G7”, si è affrettata a sottolineare, ringraziando anche i principali vertici comunitari – il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, la presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola – per gli auguri degli ultimi giorni di “buon lavoro” al nuovo esecutivo italiano.
Ma è proprio a Bruxelles, tra le istituzioni Ue, che secondo la leader di Fratelli d’Italia, l’Italia “farà sentire forte la sua voce, come si conviene a una grande nazione fondatrice” del progetto europeo. La premier assicura poi che l’obiettivo del nuovo esecutivo non è quello di frenare o sabotare l’integrazione europea, “ma contribuire a indirizzarla verso una maggiore efficacia nella risposta alle crisi e alle minacce esterne”, con un approccio più vicino ai cittadini e alle imprese.”Noi non concepiamo l’Unione Europea come un circolo elitario con soci di serie A e soci di serie B, o peggio come una società per azioni diretta da un consiglio di amministrazione con il solo compito di tenere i conti in ordine”, ha avvertito. L’Unione, torna a ribadire la premier, “deve restare la casa comune dei popoli europei”, ma dovrà essere in grado di fronteggiare le grandi sfide della nostra epoca, dal commercio all’approvvigionamento di materie prime e di energia e alle politiche migratorie, oltre che alle scelte geopolitiche. Tutte “grandi sfide, di fronte alle quali l’Unione Europea non sempre si è fatta trovare pronta”.
Ormai vecchia e da superare l’idea di un’integrazione europea così come nasceva nel 1950 dalla Comunità economica del carbone e dell’acciaio. Settant’anni dopo serve un’integrazione “più efficace nell’affrontare le grandi sfide”. Per Meloni una casa comune europea vuol dire certamente “regole condivise” anche in ambito economico-finanziario e su questo assicura che il governo rispetterà le regole attualmente in vigore ma nel frattempo “offrirà il suo contributo per cambiare quelle che non hanno funzionato, a partire dal dibattito in corso sulla riforma del Patto di stabilità e crescita”, su cui l’esecutivo comunitario dovrebbe pronunciarsi nelle prossime settimane.
Ma la tenuta della collaborazione e dei rapporti del governo di Roma con Bruxelles dipenderà dall’attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza, il Pnrr, su cui Meloni chiede più spazio di manovra di quanto effettivamente avrebbe. Nella replica che ha seguito l’intervento dei deputati, la premier è tornata a ribadire che per “noi le risorse del PNRR non erano soldi caduti dal cielo, li prendiamo a debito, per questo vanno spese con la massima efficacia possibile”. Ma il piano che serve ad accedere ai fondi del Next Generation Eu varato durante la pandemia, “non è intoccabile” e “non è sbagliato porsi il problema di come spendere i soldi. Se non affrontiamo questo tema, il costo dell’energia, le gare andranno deserte”. L’attuazione del Pnrr sarà centrale nella prima visita in veste di premier che farà Meloni a Bruxelles nei prossimi giorni. Un incontro, secondo varie fonti, potrebbe tenersi già nelle prossime settimane.