Roma – Una crisi è una crisi e l’Unione europea non era pronta ad affrontare la pandemia da Covid-19. Ma è la stessa emergenza sanitaria che ha portato l’Unione europea a cambiare volto e a darsi nuove priorità, anche sul fronte sanitario. La gestione della crisi sanitaria e l’acquisto congiunto e centralizzato di vaccini da parte dell’Ue è “una esperienza unica”, una storia di successo per Bruxelles che testimonia “la crescita dell’Europa che nei momenti della crisi”. Sandra Gallina, direttrice generale della DG SANTE della Commissione europea, apre l’evento di Eunews e Gea ‘Pandemie, strategia farmaceutica e transizione ecologica: le sfide dell’Unione della salute e la guerra in Ucraina’, organizzato dalla redazione di Eunews e Gea, in corso a Roma rivendicando i successi della Commissione europea nella gestione della pandemia, e facendo il punto sulle prossime mosse che attendono l’Ue in materia sanitaria.
Un inizio difficile. “Non eravamo pronti”, ammette Gallina. E’ mancato il coordinamento tra Stati membri, il Coronavirus non era tracciato e il centro europeo per il controllo delle malattie (ECDC) ha avuto difficoltà a raccogliere i dati da parte degli Stati membri. E poi le carenze sui sistemi di sorveglianza sui territori che hanno reso più difficile la gestione del Covid-19 per alcune persone. La responsabile da Bruxelles degli acquisti congiunti di vaccini riconosce però che per gestire una emergenza servono sistemi sanitari a prova di crisi ma “una crisi è una crisi, nel momento di una emergenza bisogna fare delle scelte e dobbiamo ridimensionare le critiche” avanzate su come l’Ue ha saputo gestirla. Non solo mancanza di coordinamento, Gallina ha messo in luce il fatto che oggi il 97 per cento delle spese sanitarie è dedicato “alle medicine e macchinari”, solo il 3 per cento è speso per le policies e per i sistemi sanitari e questo non è sostenibile”, ha ribadito. Parla in particolare all’Italia, incalzando il Paese a sfruttare l’enorme “potenziale del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)” per modernizzare le infrastrutture della sanità e investire in formazione e nuovo personale. L’Italia “ha un potenziale enorme per potenziare le infrastrutture sanitarie, ospedali nuovi che abbiano anche macchinari nuovi”, i fondi per modernizzare “ci sono, ora il Paese presenti iniziative”.
Non solo Unione europea, Bruxelles guarda anche oltre. All’orizzonte dei lavori per la Commissione europea c’è la presentazione “a fine novembre o inizio dicembre” di una strategia per la salute globale, come confermato ieri dalla presidente Ursula von der Leyen. Gallina ha anticipato che la nuova strategia (“dal momento che quella che abbiamo era troppo datata”) si concentrerà sul rafforzamento dei sistemi sanitari dei Paesi poveri, dove è necessario sostenere la copertura universale dei medicinali e garantire “equità per tutti”. Ammette che una delle lezioni apprese dal COVID-19 è che i Paesi più “poveri hanno ricevuto poco e tardi”. Un errore che l’Ue non vuole ripetere.
Questo è il futuro, ma la direttrice generale rivendica anche quanto fatto. E prende la parola sottolineando che appena ieri a Lussemburgo è arrivato il via libera formale da parte delle istituzioni europee ai tre pilastri centrali dell’Unione europea della Salute: il rafforzamento del mandato dell’Agenzia europea dei medicinali (EMA), quello dell’ECDC di Stoccolma per conferirgli più margine di manovra per raccogliere dati da parte degli Stati ed emettere raccomandazioni e una nuova proposta di legge per far fronte in maniera unitaria alle minacce sanitarie transfrontaliere. L’Unione della salute renderà più forte la capacità della Commissione europea di rispondere alle crisi. “Ora l’Ue può dichiarare un’emergenza sanitaria senza passare dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), senza aspettare che la pandemia sia rilevata” a livello internazionale, ha ricordato Gallina.
I tre pilastri dell’Unione della Salute sono suggellati dalla nascita della nuova HERA, la nuova Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie, a cui l’evento di Eunews e Gea ha dedicato il primo panel della giornata, dal titolo ‘Gestione delle pandemie e risposta alle emergenze sanitarie: la nuova authority Ue e il rapporto con gli Stati membri’. Ad aprire il dibattito Bartlomiej Kurcz, capo unità Policy and Coordination della DG HERA, che ha ricordato che l’obiettivo principale della nuova Autorità “è quello di proteggere cittadini e assicurarci che quello successo durante la pandemia non si ripeti”, ha sintetizzato. Ha ricordato che il grande ostacolo emerso durante la pandemia è che l’Unione europea “non ha competenze esclusive o concorrenti in materia di sanità”, di cui sono responsabili gli Stati membri, ma dalla “pandemia è emersa la precisa necessità di una azione a livello europeo”. Il mandato “preciso e ristretto” della nuova Autorità di Bruxelles è tutto dedicato alle “contromisure sanitarie”, dai medicinali ai vaccini passando per i dispositivi medici, ma le sfide sanitarie “non sono uno sprint, ma una maratona”. E dunque la Commissione europea e gli Stati membri devono lavorare insieme” per affrontarle.
La chiave per affrontare le sfide sanitarie è quella di conciliare “approcci locali e risposte globali. Quando parliamo di pandemie parliamo di qualcosa che non ha solo una dimensione amministrativa locale”, secondo Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. Brusaferro sottolinea che la sanità pubblica “ha come tema fondamentale la prevenzione, che ha un grande limite: ovvero con un evento acuto siamo pronti a intervenire, mentre quando la prevenzione funziona non vediamo il problema e rischiamo di dimenticarcene”. Da qui il monito a rimanere vigili “anche quando il rischio non appare reale”.
Punto di vista condiviso a Bruxelles è che sia necessario andare oltre gli strumenti dell’Unione europea della Salute, modificando i trattati per dare più competenze all’Unione in materia di sanità. E’ quanto ha sottolineato l’eurodeputata della commissione per l’ambiente e la salute (ENVI) Alessandra Moretti, collegandosi in video da Bruxelles e incalzando sulla necessità di “riformare i trattati dell’Ue per dare maggiore competenza all’Unione in materia di sanità”. Proprio la pandemia ha mostrato l’importanza di rafforzare la centralità dell’Europa. L’eurodeputata ha ricordato l’importanza del processo di costruzione dell’Unione europea della Salute che va rilanciata sulla base di 3 pilastri: rafforzare l’industria farmaceutica competitiva, la prevenzione del cancro, salute transfrontaliera. Imperativo il fatto che “tutti i cittadini abbiano accesso alla sanità”.