Nella guerra del Covid, le Regioni hanno combattuto in trincea e in prima linea, all’inizio, c’è stata la Lombardia. “Abbiamo affrontato una una pandemia sconosciuta, di cui non avevamo alcun tipo di notizia, la Cina non comunicava nulla, abbiamo dovuto affrontarla al buio, senza alcun tipo ti preparazione”, racconta il governatore, Attilio Fontana, intervenendo all’evento ‘Pandemie, strategia farmaceutica e transizione ecologica’ di Eunews e GEA.
In quel momento tragico, “fondamentali sono stati i dati”, spiega. La Lombardia aveva sotto controllo un “numero incredibile” di dati dei cittadini, utili a monitorare l’andamento. Poi sono arrivate le indicazioni della scienza, “Questo ci ha consentito di superare in maniera discreta l’esperienza più drammatica”. Infine, sono arrivati i vaccini: “Questo è stato davvero fondamentale, la copertura vaccinale ci ha permesso di avere per la maggior parte pazienti curabili”. Ora la Regione si riorganizza, con l’agenzia contro le malattie infettive. Poi abbiamo continuato nella realizzazione del comitato PanFlu, con un grande centro nell’ex caserma di Gallarate, 200 letti di rianimazione e un centro di formazione e prevenzione. Poi la riforma più tangibile per i cittadini: “Con i fondi del Pnrr integrati con quello della Lombardia stiamo realizzando case di comunità e distretti che porteranno la sanità più vicine alle persone“.
Per Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, la pandemia è stato “l’esempio di come le regioni stiano investendo in modo migliore nel sistema sanitario”. Al nuovo ministro della Salute, Orazio Schillaci, e al nuovo governo si rivolge per chiedere più fondi soldi per la sanità: “Servono risorse per il personale, per medici e infermieri. Una cifra stimabile per i 15 miliardi, se consideriamo che solo nella mia regione ho dovuto ricorrere a 500mila euro prendendoli da un altro capitolo. Non possiamo farlo ogni anno”, lamenta. Il caro energia non aiuta: “Abbiamo calcolato che, solo per far fronte al rincaro e pagare le bollette degli ospedali, alla fine dell’anno pagheremo 200 milioni in più”.
Da una crisi, un’opportunità, per il governatore del Piemonte, Alberto Cirio: “Se non ci fosse stato il Covid-19 saremmo qui a parlare di sanità? Non credo. Come se non ci fosse sDi “sfide epocali” parla il governatore della Liguria, Giovanni Toti. “Affrontiamo alle porte dell’Europa una crisi politica, una guerra vera e propria, con tutto quello che comporta. È la regione per cui l’Europa oggi ha un quid di responsabilità in più. Mi auguro che sappia assumersi fino in fondo le sue responsabilità, facendo un salto politico in termini di decisioni e di dialogo con i territori, ma anche nei rapporti di fatto. C’è bisogno tata la guerra in Ucraina non penso che saremmo qui a parlare dell’importanza dell’energia. Non credo che potremmo parlare ora tranquillamente di nucleare: stiamo vivendo un momento in cui discutere di nucleare è normale, mentre un anno fa sarebbe stato oggetto di critiche”, afferma. Di fronte a un momento delicato come questo, incalza, bisogna “condividere il più possibile le scelte e agire insieme”. Al nuovo governo chiede risorse congrue, collaborazione e una cabina di regia centrale per la salute. La politica “rincorre gli eventi” e questo “deve essere una lezione: dobbiamo imparare a prevenire le difficoltà, dando una risposta all’emergenza ma anche alla prospettiva”.