Bruxelles – Al termine di una settimana turbolenta, durante la quale il cancelliere tedesco era stato indicato dai partner italiano e francese come colpevole dei ritardi Ue sul pacchetto energia, Olaf Scholz ha cercato di stemperare i toni e ricucire gli strappi in questo venerdì finale di Consiglio Europeo.
Il leader tedesco, che ieri notte non si è opposto alla proposta della Commissione europea sul price cap dinamico per limitare le speculazioni sui prezzi del gas al mercato Ttf di Amsterdam, ha affermato in conferenza stampa che in realtà la sua posizione non è cambiata improvvisamente in sede Euco, ma che “già giovedì aveva dichiarato al Bundestag di condividere la proposta della Commissione”. Scholz ha sottolineato che il testo sul price cap parla esplicitamente di “limitare gli episodi in cui il gas raggiunge prezzi eccessivi”: agire sui picchi e eliminare la speculazione è ben diverso- ha continuato il cancelliere- da proporre un tetto fisso sui prezzi.
Seppure con toni concilianti, il presidente del consiglio Draghi ha raccontato però una storia diversa sulle divergenze tra lui e Scholz, risolte in occasione del bilaterale tenuto in mattinata con l’omologo tedesco: “Ho dato credito a Scholz di aver compreso la posizione italiana- ha spiegato Draghi ai giornalisti- e di averla infine sostenuta. E lui ha dato credito a me di averla difesa e spiegata bene. È stata una conversazione molto bella, tra due persone con punti di vista diametralmente opposti, che poi hanno saputo trovare una convergenza”.
Non solo il riavvicinamento alle posizioni di Draghi: Scholz ha voluto mettere una pietra sopra agli screzi recenti con il presidente francese Emmanuel Macron, che aveva annunciato di voler annullare il bilaterale franco-tedesco previsto la settimana prossima. “La cooperazione con la Francia è intensa, sento spesso Macron: anche oggi abbiamo parlato di temi che riguardano entrambi. E continueremo a farlo per avanzare insieme”, ha dichiarato il leader socialdemocratico tedesco. Chiarendo che l’incontro alla fine si farà.
Uno Scholz che dunque rientra in zona Cesarini nei ranghi della solidarietà europea anche se, sullo strumento di debito comune sul modello SURE ipotizzato dal commissario Gentiloni e valutato positivamente da Ursula Von der Leyen, non sembra intenzionato a fare passi indietro: “Abbiamo opportunità immense offerte dal Recovery fund e i 250 miliardi del RepowerEU. Questa è già espressione di una solidarietà europea”, ha glissato il cancelliere.
Olaf Scholz non si è limitato a smentire le posizioni oltranziste del proprio Paese sul price cap e il raffreddamento dell’asse franco-tedesco: in conferenza stampa a Bruxelles è stato attaccato anche per la “bega” del porto di Amburgo. Scholz, ex primo cittadino della città portuale tedesca, è finito nella bufera in patria per la possibile cessione di una quota del secondo maggiore porto europeo ai cinesi di Cosco, e anche la Commissione europea ha fatto trapelare una certa irritazione per come il cancelliere sta gestendo la faccenda. Il cancelliere ha cercato di smarcarsi dalle domande della stampa tedesca con un perentorio “Il porto di Amburgo appartiene alla città”, negando di aver mai avuto l’intenzione di vendere l’area: “non stiamo parlando della vendita del porto, ma della possibile partecipazione su un terminal. Abbiamo situazioni simili in altri porti della Germania occidentale”, ha proseguito Scholz.
L’opera di ricongiungimento di Scholz con i leader europei da una parte e con il proprio governo dall’altra si è conclusa con un messaggio benaugurante a Giorgia Meloni, nel frattempo al Quirinale a colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Anche se cambiano i governi- ha detto Scholz- non cambiano le buone relazioni tra i Paesi. Germania e Italia continueranno a cooperare, dentro e fuori l’Ue”.