Bruxelles – Anche la Finlandia decide di seguire la linea dei muri lungo il confine. Dopo le barriere costruite e in costruzione in Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia e Norvegia, il governo finlandese guidato da Sanna Marin ha ricevuto il via libera all’unanimità da tutti i partiti rappresentati all’Eduskunta (il Parlamento monocamerale) alla proposta di costruzione di una recinzione di acciaio di 260 chilometri, che coprirà un quinto della lunghezza totale del confine con la Russia.
La prima parte del progetto prevede l’innalzamento di una barriera di circa tre chilometri con sistemi di videosorveglianza intorno ai posti di blocco alla frontiera nel sud-est della Finlandia, mentre successivamente sarà estesa fino ai 260 chilometri complessivi nell’arco di quattro anni. Il prezzo stimato dell’operazione affidata alla Guardia di frontiera finlandese si aggira attorno ai due milioni di euro. La Finlandia condivide il confine più lungo con la Russia tra i 27 Paesi membri Ue e già da tre settimane ha bloccato gli accessi a tutti i cittadini russi che non richiedano asilo politico. La misura è stata poi seguita dall’esortazione della Commissione Europea ai Ventisette di valutare in modo restrittivo le condizioni di rilascio dei visti Schengen ai russi, compresi quelli che fuggono dalla mobilitazione generale.
Quanto deciso all’unanimità dalle forze politiche finlandesi va però oltre, inasprendo i controlli per evitare ingressi irregolari sul territorio nazionale da chi lascia la Russia per non essere coinvolto nell’arruolamento al fronte (migliaia ogni giorno). “Il governo porterà al Parlamento proposte concrete“, ha puntualizzato la premier Marin, avvertendo che “dobbiamo essere preparati a qualsiasi situazione di disturbo” nei controlli di frontiere. Il ministro degli Esteri, Pekka Haavisto, ha reso noto che dall’inizio della guerra in Ucraina sono entrati circa 40 mila cittadini russi dalle frontiere della Finlandia e per Helsinki il rischio è quello di ingresso di sabotatori e infiltrati, con minacce per la sicurezza nazionale ed europea.
La politica dei muri vede la Finlandia come ultima tra i molti protagonisti dell’Unione. A fine agosto è stata ultimata la barriera di filo spinato di 550 chilometri al confine tra Lituania e Bielorussia costata circa 50 milioni di euro, per contrastare la cosiddetta “guerra ibrida” (come è stata definita anche a Bruxelles) condotta dall’autoproclamato presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, unico alleato di Putin in Europa. Nelle stesse settimane è stato anche completato il muro di 186 chilometri al confine tra Polonia e Bielorussia, alto 5,5 metri, dotato di rilevatori di movimento e telecamere termiche. “Il più grande investimento infrastrutturale nella storia” della guardia di frontiera polacca ha richiesto meno di sette mesi per essere portato a termine ed è costato complessivamente 1,6 miliardi di złoty (351 milioni di euro). La Slovenia di Robert Golob quest’estate ha invece seguito la politica opposta, iniziando lo smantellamento delle barriere di filo spinato costruite nel 2015 per impedire l’attraversamento della frontiera con la Croazia.
Quella slovena è però un’eccezione che non trova seguito nel resto dell’Europa. La lunghezza complessiva dei muri costruiti o in costruzione sul continente europeo è pari a 1.960 chilometri, più della distanza da un capo all’altro dell’Ue, da Lisbona a Varsavia. Oltre a Lituania, Polonia, Estonia, Norvegia e Finlandia, anche in Lettonia è in fase di costruzione una barriera in filo spinato di 136 chilometri (con la Bielorussia). Nella penisola balcanica tra il 2014 e il 2015 sono stati costruiti muri da Grecia, Bulgaria, Macedonia del Nord, Slovenia e Ungheria per arrestare quella che è stata definita la “crisi dei migranti”, mentre dal 2020 anche la Serbia ha iniziato i lavori per costruire una barriera al confine meridionale con la Macedonia del Nord. Più contenuti i muri delle exclave spagnole nel Nord Africa di Ceuta e Melilla (teatro comunque di numerose tragedie umanitarie), quello che dal 1974 separa in due l’isola di Cipro, i “muri della pace” dell’Irlanda del Nord (che dovrebbero essere abbattuti nel 2023) e la recinzione francese che conduce al porto di Calais, porta verso il Regno Unito.