Bruxelles – “Nonostante le sfide, dobbiamo essere molto ottimisti sul futuro dell’Europa“. E’ il momento dei saluti e, come sempre in questi casi, dei bilanci. Mario Draghi tira le sue, di somme. Nel ringraziare la stampa per questi mesi di lavoro perché, dice, “raccontare bene quello che succede qui a Bruxelles è difficile, ma è essenziale per i cittadini”, il presidente del Consiglio sintetizza tutto in un concetto semplice, eppur non scontato: “Oggi l’Europa è più unita. Questa è la mia esperienza degli ultimi mesi“.
L’inquilino uscente di palazzo Chigi chiude il vertice dei capi di Stato e di governo con una rassegna degli ultimi due anni o poco più, durante i quali tante cose sono successi in Italia e non solo. “Pensate alla risposta di unità a partire dalle campagne di vaccinazione. Lì abbiamo avuto un successo straordinario”, ricordando i tempi della crisi sanitaria e della pandemia di Coronavirus. “Anche sulla lotta al cambiamento climatico l’Ue ha dimostrato di essere all’avanguardia nel mondo, tanto che ci è stato detto di esserlo anche troppo”. In tempi recenti, “guardate la risposta alla guerra all’Ucraina”, con tutti i pacchetti di sanzioni senza precedenti. “Arriviamo alla risposta sulla crisi energetica“. Un altro tassello ulteriore che “mostra che l’unione europea è unita, pronta a rispondere con misure efficaci alle esigenze di cittadini e imprese”.
Sono tutti qui i motivi per cui Draghi ostenta fiducia. Anche perché impalcatura giuridica e spirito sono ancora estremamente all’avanguardia. “L’Ue è un’unione che insegue e i problemi, e li affronta cercando una risposta unitaria“, sottolinea il capo di governo. “Questo non lo cambierei, è l’essenza stessa dell’Unione europea“. Quanto a valori di pace e valori fondamentali, “neanche quelli cambierei”. SuperMario deve ammettere che l’Europa perfetta non è. “Una volta l’Ue doveva prendere poche decisioni con pochi stati, adesso si chiede di prendere più decisioni con più paesi. Le regole decisionali sono quelle di 22 anni fa e qui bisogna intervenire”. Vuol dire meno unanimità e più maggioranza. “E poi dobbiamo vedere se siamo più ambiziosi“. Cita la politica estera comune, quella di difesa. Tutti cantieri mai aperti o mai chiusi. “Queste sono le direttive lungo cui muoversi nei prossimi anni”.
Ad ogni modo questa Unione non si mette in discussione. Ci sono tutti gli elementi per essere “ottimisti”, certo, a patto che non si smetta di credere nel progetto europeo. “Non do consigli al nuovo governo”, dice per ragioni di cortesia istituzionale che dura molto poco. Perché alla squadra in procinto di insediarsi rammenta che “l’Unione europea è fondamentale per la stabilità del continente e del mondo intero”, e che anche e soprattutto per questo “l’Italia deve mantenere un ruolo centrale con la credibilità e la chiarezza di un progetto di cui siamo stati fondatori“.
E’ solo una parte del lascito al centro-destra. “Quello che un governo uscente può fare è offrire la testimonianza di ciò che ha fatto”. E una panoramica di ciò che si profila all’orizzonte. “Stiamo cercando di assicurare una transizione più rapida e la più informata possibile. Ogni ministro ha preparato un documento con le cose da fare e da affrontare”. L’auspicio è che si possa essere ottimisti anche sulle mosse del nuovo esecutivo da qui in poi.