dall’inviato a Strasburgo – Un documentario sulle violenze e gli abusi perpetrati dai mercenari russi dei battaglioni Wagner nella Repubblica Centrafricana. Due giornalisti, Clément Di Roma e Carol Valade, che hanno indagato e filmato la ribellione fomentata dal Cremlino come corrispondenti per diversi media francesi internazionali. Il documentario “The Central African Republic under Russian influence” è stato premiato ieri sera al Parlamento europeo di Strasburgo per la seconda edizione del Daphne Caruana Galizia Prize for Journalism.
La consegna del premio, istituito in memoria della giornalista maltese che venne uccisa a causa del suo lavoro di denuncia della corruzione dilagante sull’isola e del coinvolgimento del governo di Malta nello scandalo dei Panama Papers, è coincisa quest’anno con il quinto anniversario della morte di Galizia, avvenuta il 16 ottobre 2017. Per l’occasione, al Parlamento europeo si è tenuto un seminario presieduto dalla vice-presidente del Parlamento Europeo e responsabile del premio, Pina Picierno: l’eurodeputata del Partito Democratico ha aperto l’evento con un tributo a Giancarlo Siani, il giornalista napoletano ucciso dalla camorra a soli 26 anni nel 1985. “La storia di Siani è di un’attualità drammatica- ha esordito Picierno-, nei suoi articoli trovo ancora oggi la spinta morale per lavorare ogni giorno per il bene comune. La forza del giornalismo coincide in ultima analisi con la forza della democrazia”.
La vicepresidente ha poi lasciato la parola agli ospiti: Matthew Caruana Galizia, figlio di Daphne e presidente dell’associazione che prende il nome da sua madre, ha ricordato ai presenti che venerdì scorso i due attentatori accusati di aver piazzato la bomba sotto l’auto della giornalista si sono dichiarati colpevoli e sono stati condannati a 40 anni di carcere. Tuttavia, ha voluto sottolineare Galizia, “non sono stati identificati i mandanti, le persone coinvolte nell’omicidio a più alti livelli”.
In seguito sono intervenuti Dimitri Muratov, fondatore del periodico indipendente russo Novaja Gazeta, e Angelina Kariakina direttrice di un’emittente pubblica ucraina, in video conferenza da Kiev. Per ultimo, si è collegato in remoto da Roma il direttore di Repubblica Maurizio Molinari. Secondo Molinari esisterebbero oggi tre dimensioni di conflitto in cui la libertà di informazione è a rischio: la prima è evidente in Ucraina, e riguarda dunque i giornalisti che operano in aree di combattimento; la seconda ha luogo nelle autocrazie, nelle democrazie illiberali, nelle quali è importante creare gli strumenti per consentire ai cittadini di raccontare ciò che vivono; la terza dimensione di rischio riguarda invece le aggressioni che vengono dall’esterno, la propaganda e la disinformazione da cui vanno difesi i cittadini.
Proprio da quest’ultimo punto ha voluto partire la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, sopraggiunta in sala dopo aver annunciato in plenaria il vincitore del Premio Sacharov alla libertà di pensiero, conferito al popolo ucraino. Metsola ha spiegato che “lo spazio digitale ha esasperato il problema della disinformazione” e ha ribadito che “il Parlamento sta lavorando a una nuova legge europea sulla libertà dei media”.
A margine del seminario, la cerimonia di premiazione si è tenuta nella sala stampa del Parlamento europeo, dedicata anch’essa alla giornalista maltese. La presidente Metsola, annunciando i vincitori, ha dichiarato: “Il Premio Daphne Caruana Galizia per il giornalismo manda un messaggio forte: il Parlamento europeo sta dalla parte della verità, della giustizia e del giornalismo indipendente. Una democrazia forte ha bisogno di una stampa forte. E non c’è democrazia senza libertà di stampa”.