Bruxelles – Dal price cap (dinamico) sul gas all’evocazione di uno strumento finanziario per sostenere famiglie e imprese dai rincari in bolletta. All’informale di Praga del 7 ottobre una discussione strategica sull’energia, ora per i leader dell’Ue è arrivato il tempo di agire e di dare risposte alla crisi. E soprattutto di convincere la Germania ad abbandonare ogni reticenza rimasta tanto su un meccanismo di controllo dei prezzi del gas (per il quale teme di andare incontro a tagli delle forniture) quanto sullo strumento finanziario comune contro il caro energia. Una volta convinta la Germania, ne sono convinti in molti, tutto il processo decisionale sulle misure contro il caro energia sarà molto più agevole. Qualcuno conta su un vecchio adagio che circola a Bruxelles: “Se la Germania batte il pugno sul tavolo vuol dire che la Germania è debole”, e quindi, si spera, che si possa trovare una chiave per far venire a più miti consigli il complicato governo di Berlino.
I capi di stato e governo si riuniranno domani e venerdì (20-21 ottobre) a Bruxelles per il Consiglio europeo, l’ultimo di Mario Draghi alla guida dell’esecutivo italiano, in cui sul tavolo sarà, dominante, la risposta dell’Ue alla crisi energetica e l’ultimo pacchetto di misure contro il caro energia presentato ieri dalla Commissione europea che include interventi contro l’aumento dei prezzi del gas (come l’idea di un cap dinamico e temporaneo sui prezzi della borsa del gas di Amsterdam, in attesa di un nuovo indice di riferimento per il Gnl), una base giuridica per avviare nell’effettivo (e rendere obbligatori) gli acquisti congiunti di gas da parte delle imprese europee e nuove regole di solidarietà tra gli Stati membri di fronte al rischio di tagli all’approvvigionamento.
“Un buon punto di partenza per avviare i negoziati” soprattutto sul price cap, riconoscono fonti diplomatiche alla vigilia del Vertice. Ma dopo mesi di colloqui, ora i negoziati dovranno portare a decisioni o almeno a un orientamento comune che dia alla Commissione Ue il mandato politico per attuare queste proposte. “Non sarà facile”, ammette il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che domani presiederà la riunione e che terrà nelle prossime dodici ore pre-vertice le consultazioni bilaterali con i governi. I governi dovranno superare le divisioni e “sensibilità diverse” che caratterizzano il Consiglio europeo. “Mi aspetto delle decisioni, questo sì. Mi aspetto che i leader chiariscano cosa vogliono per il futuro”, ha chiarito Michel.
Il dossier energia sarà domani il primo ad essere affrontato, dopo il consueto scambio con la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, e dopo il collegamento in videoconferenza con il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky. E buona parte delle discussioni sulla crisi energia verteranno su quale meccanismo di controllo dei prezzi introdurre, mentre i leader cercheranno di avvicinare le posizioni sull’idea di dar vita a uno strumento finanziario comune per sostenere famiglie e imprese dalla crisi delle bollette, sulla scia dello strumento Sure lanciato durante la pandemia da Covid-19 per compensare il rischio di disoccupazione e della perdita di posti di lavoro, di cui si discute ormai da settimane nel dibattito Ue. In entrambi i casi, l’ostacolo da superare sarà principalmente la resistenza della Germania tanto sul cap quanto sullo strumento finanziario.
Imperativo, però, uscire da questo Vertice con un messaggio di unità e prontezza nella risposta al caro bollette. Fonti diplomatiche chiariscono che nelle ultime ore prima del Vertice Ue e durante la discussione di domani tra i leader si intensificheranno le pressioni politiche da parte dell’Italia e degli altri 15 Stati membri più favorevoli all’introduzione di un price cap sul gas (Belgio, Bulgaria, Croazia, Francia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna a cui di recente si è unita anche Cipro) per dare il senso dell’urgenza e per attuare misure più stringenti per andare a incidere sull’andamento dei prezzi. “Il fatto che Ue stia agendo in maniera più unitaria e accelerata, ha avuto un reale impatto positivo anche sui mercati” abbassando i prezzi, ha riconosciuto la fonte, da qui la pressione politica degli oltre 15 per dare un segnale di urgenza e unità che è anche il primo segnale di “credibilità e autorevolezza” dell’Ue di fronte alle crisi.
Da marzo, quando l’Italia di Draghi lo ha proposto la prima volta, a oggi è cresciuto il numero di adesioni all’idea di un price cap, di un tetto massimo al prezzo del gas importato. La proposta dell’Esecutivo comunitario prevede un tetto dinamico e temporaneo, da introdurre “quando necessario” in attesa che venga proposto a inizio 2023 un nuovo benchmark per il mercato del Gnl, che sia complementare alla borsa di Amsterdam oggi plasmata sui gasdotti. Domani e venerdì si cercherà “un punto di atterraggio comune” anche da parte di quei Paesi più restii, spaventati dal timore per la sicurezza degli approvvigionamenti (vedi la Germania e i Paesi Bassi, ma anche Austria e Ungheria, se pure per ragioni differenti) e chi, come i Paesi dell’Est, hanno ancora dubbi sull’idea di un tetto al prezzo del gas per la produzione di energia elettrica, un cap sul modello iberico. Il cap applicato in primavera in Spagna e Portogallo funziona per la loro caratteristica territoriale priva di interconnessioni e con la possibilità di finanziare il margine di costi. Diversi Paesi del continente temono infatti che la misura possa ricadere sui bilanci nazionali.
Una volta che ci sarà un orientamento comune sul meccanismo di controllo dei prezzi, arriverà il momento di stabilire in che termini attuare realmente il cap. Per l’Italia servirà un mandato perentorio da parte del Consiglio perché il tetto non sia troppo marginale ma sia invece di facile applicabilità, una banda di oscillazione in cui il livello minimo sia abbastanza remunerativo per i Paesi che producono di più. Così da andare anche incontro alle preoccupazioni di Berlino e convincere più velocemente la Germania a dare l’ok alla misura.