Bruxelles – Proteggere famiglie e imprese dai rincari energetici. E farlo “coordinando strettamente le nostre risposte politiche” ma anche rimanendo pronti “a sviluppare soluzioni comuni a livello europeo”. La bozza di conclusioni del Vertice Ue del 20-21 ottobre, di cui Eunews ha preso visione, sembra aprire di fatto all’idea di sviluppare soluzioni economiche comuni di fronte alle sfide energetiche che la guerra di Russia in Ucraina ha portato con sé. Il passaggio citato è parte del quarto paragrafo sulle ‘Questioni economiche’, in cui si legge che di fronte alla crisi la priorità immediata dell’Ue deve essere quella di proteggere famiglie e imprese, “in particolare i soggetti più vulnerabili delle nostre società, preservando la competitività globale dell’Unione e mantenendo condizioni di parità e integrità” del mercato unico. Il Consiglio europeo si impegna dunque “a coordinare strettamente le risposte politiche, rimanendo al contempo pronto a sviluppare soluzioni comuni a livello europeo”.
Il documento è solo una bozza, discussa oggi tra gli ambasciatori dei 27 nel comitato dei rappresentanti permanenti presso l’Ue e subirà verosimilmente delle modifiche da qui alla riunione di giovedì dei leader dell’Ue. Ma è indicativa del fatto che uno dei temi che sarà discusso dai capi di stato e governo sarà l’introduzione di interventi finanziari comuni da parte dell’Ue per affrontare insieme la crisi. Una questione aperta ormai due settimane fa da una proposta dei commissari per l’Economia, Paolo Gentiloni, e per il mercato interno, Thierry Breton, di introdurre uno strumento simile a Sure (varato durante il Covid-19 per il sostegno temporaneo contro la perdita di posti di lavoro e rischi di disoccupazione) contro il caro bolletta.
Nella sostanza, hanno evocato la necessità di emettere nuovo debito comune (come è stato fatto per il Next Generation Eu) per finanziare la risposta alla crisi dei prezzi dell’energia attraverso nuovi prestiti ai governi. Il monito di Gentiloni e Breton ha fatto seguito alla decisione della Germania di varare nei giorni scorsi un massiccio piano di aiuti da 200 miliardi di euro per famiglie e aziende (pari al 5 per cento del suo PIL). Il dibattito politico ora divide i Paesi membri dell’Ue, che come la Germania, hanno a disposizione spazio di manovra fiscale per fare investimenti di questo tipo per sostenere famiglie e imprese sul caro bollette, e chi non lo ha (vedi l’Italia). Uno strumento comune, secondo i commissari (ma ci sono anche vari sostenitori all’Europarlamento) sarebbe una risposta adeguata per scongiurare una frammentazione del mercato interno.
Berlino ha subito frenato sull’idea, ma visto il riferimento nelle conclusioni una discussione tra i capi di stato e governo ci sarà. Il Vertice europeo di giovedì e venerdì sarà anche l’ultimo di Mario Draghi alla guida dell’esecutivo italiano. Al premier dimissionario si deve la battaglia che nei mesi l’Italia ha fatto per sollevare la proposta di introdurre un tetto al prezzo del gas a livello europeo e che ora ha trovato posto anche nel dibattito delle istituzioni comunitarie. Sul fronte energetico, nella bozza di conclusioni si legge che l’Ue dovrebbe “esplorare un corridoio di prezzo dinamico temporaneo per il gas naturale” e “sviluppare un nuovo benchmark che rifletta più accuratamente le condizioni del mercato del gas in Europa”. Per accelerare la risposta dell’Ue contro il caro bollette, il Consiglio europeo propone una serie di misure, tra cui “acquistare congiuntamente il gas” e “accelerare i negoziati con partner affidabili per cercare partenariati reciprocamente vantaggiosi”; sviluppare un nuovo parametro di riferimento per il gas naturale liquefatto “che rifletta più accuratamente le condizioni del mercato del gas”, quindi alternativo al mercato olandese Ttf di Amsterdam; “esplorare un corridoio di prezzo dinamico temporaneo per il gas naturale per limitare i prezzi fino all’introduzione del parametro di riferimento”.
Si apre anche all’idea di “esplorare un quadro temporaneo dell’UE per limitare il prezzo del gas nella produzione di elettricità”, ovvero pensare di estendere il modello di price-cap iberico (introdotto da Spagna e Portogallo) a tutta l’Ue (diversi Stati membri, come l’Italia, sono contrari a questa misura perché andrebbe finanziata con risorse nazionali). Nella bozza si legge ancora che l’Ue dovrebbe “aumentare gli investimenti in infrastrutture energetiche pronte per il futuro, comprese le interconnessioni” e “accelerare i lavori sulla riforma strutturale del mercato dell’energia elettrica”, una proposta che la Commissione europea dovrebbe avanzare nel primo trimestre del 2023. Sulla questione energetica la bozza apre quindi a diverse opzioni, ma lo fa perché i governi sono nei fatti in attesa della presentazione da parte della Commissione europea della nuova proposta legislativa contro il caro energia, che avverrà domani dopo l’adozione del collegio riunito a Strasburgo. La proposta dell’esecutivo, secondo le indiscrezioni, riflette le indicazioni contenute anche nella bozza del Vertice: un limite di prezzo dinamico a tutte le transazioni nel Dutch Title Transfer Facility (Ttf), il mercato olandese di riferimento per gli scambi del gas in Europa; un nuovo parametro di riferimento per il gas naturale liquefatto (GNL) da rendere operativo entro la fine del 2022 e acquisti congiunti di gas obbligatori per il riempimento di almeno il 15 per cento delle riserve europee. Per ora Bruxelles sembra escludere l’idea di estendere il ‘cap’ iberico applicato in Spagna e Portogallo anche al resto dell’Ue.