Bruxelles – Con una decisione arrivata a pochi giorni dalle prime indiscrezioni, l’Ue ha imposto sanzioni contro l’Iran per la morte di Mahsa Amini e per le violente risposte alle manifestazioni di piazza delle donne e dei giovani iraniani, che hanno già causato la morte di 201 persone (di cui 23 bambini, denuncia l’organizzazione non-governativa Iran Human Rights). I 27 ministri Ue degli Esteri hanno aggiunto oggi (lunedì 17 ottobre) 11 persone e 4 entità all’elenco dei colpiti dalle misure restrittive dell’Unione Europea, coinvolte in diversa misura nell’omicidio della 22enne morta lo scorso 16 settembre in carcere a Teheran dopo essere stata arrestata dalla polizia religiosa per non aver indossato correttamente l’hijab e nella repressione delle proteste che vanno avanti senza sosta da un mese.
Tra i nuovi nomi dell’aggiornamento della lista di sanzioni contro l’Iran (che ora comprende un totale di 97 persone e 8 entità) compaiono le due figure-chiave della Polizia della Moralità (responsabile della morte di Amini), Mohammad Rostami e Hajahmad Mirzaei, ma anche il ministro dell’Informazione e della Tecnologia delle comunicazioni, Issa Zarepour, per la decisione di chiudere Internet, oltre ai capi locali delle Forze dell’ordine iraniane che hanno ordinato la repressione delle proteste. Le misure imposte da Bruxelles prevedono il divieto di viaggio e il congelamento dei beni, mentre ai cittadini e alle aziende dell’Ue è vietato mettere fondi a loro disposizione ed esportare in Iran attrezzature che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna o il monitoraggio delle telecomunicazioni. “Se necessario siamo pronti ad aggiungere nuovi nomi“, ha precisato l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, nel corso della conferenza stampa post-Consiglio.
“L’uccisione di Mahsa Amini deve essere debitamente indagata e ogni responsabile della sua morte deve essere chiamato a risponderne”, si legge in una nota del Consiglio dell’Ue. “L’Unione Europea e i suoi Stati membri condannano l’uso diffuso e sproporzionato della forza contro manifestanti pacifici, è ingiustificabile e inaccettabile“, sottolineano i 27 ministri, che ribadiscono con forza che “in Iran, come in qualsiasi altro Paese, i cittadini hanno il diritto di protestare pacificamente”. Da Bruxelles l’imperativo a Teheran è di interrompere “immediatamente” la repressione contro le manifestazioni di piazza, liberare le persone detenute e garantire il libero flusso di informazioni, “compreso l’accesso a Internet”, ma anche di “chiarire il numero di morti e di arrestati e garantire un giusto processo a tutti i detenuti”.
A questo proposito, dallo scorso 28 settembre si trova nel carcere di Evin la travel blogger romana Alessia Piperno, insieme ad altri otto cittadini Ue. Delle condizioni di Piperno si hanno pochissime notizie, se non che sta bene dopo la rivolta e l’incendio nella struttura penitenziaria di sabato (15 ottobre). La 30enne italiana è stata trasferita nel carcere della capitale iraniana dopo l’arresto da parte delle forze di polizia: nonostante non fosse l’obiettivo principale della retata, Piperno si sarebbe trovata nello stesso ostello frequentato da alcuni “sobillatori” – come li definiscono le autorità della Repubblica Islamica – delle proteste delle donne iraniane contro il regime teocratico. “Esprimo preoccupazione per l’incendio nel carcere di Evin” – che ha causato la morte di otto persone – “e per arresto di cittadini europei“, ha sottolineato l’alto rappresentante Borrell.
Sempre Borrell ha reso noto che a tutto questo si aggiunge un altro capitolo su cui l’Ue sta “raccogliendo prove” e che legherebbe l’Iran al conflitto russo in Ucraina. In videocollegamento da un bunker a Kiev, il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, “ha denunciato l’uso di droni forniti alla Russia dall’Iran”, che stanno colpendo la capitale e altri maggiori centri del Paese dall’inizio della scorsa settimana. Oltre ai missili dalla Crimea, dal territorio russo e bielorusso sarebbero stati utilizzati droni kamikaze di fabbricazione iraniane contro le infrastrutture e gli edifici civili ucraini, anche se Teheran “nega totalmente” le accuse. Nel caso in cui le indagini di Bruxelles daranno ragione a Kiev, “saremo pronti a reagire con gli strumenti a nostra disposizione”, ha minacciato Borrell in conferenza stampa, facendo velato riferimento a un nuovo pacchetto di sanzioni “in continua elaborazione” contro la Russia, che includa anche misure contro Teheran.