Bruxelles – Prove di distensione tra le istituzioni europee e Viktor Orban: il premier ungherese ha voluto ringraziare personalmente in una lettera i leader Ue, per la decisione di estendere di due mesi, al 19 dicembre, il termine entro il quale il Parlamento di Budapest dovrà attuare le 17 misure concordate con la Commissione, necessarie a sbloccare 7,5 miliardi di fondi di coesione destinati all’Ungheria.
Orban ha sottolineato “l’approccio costruttivo” dimostrato dai governi europei, che “consentirà all’Ungheria di completare il processo come concordato”. Oltre a ribadire la “condivisione dei valori su cui è fondata l’Unione Europea”, il premier ungherese ha voluto aggiungere che Budapest è “impegnata nella protezione degli interessi finanziari dell’Unione, poiché è nel nostro interesse comune garantire un uso trasparente ed efficiente delle tasse dei contribuenti europei, comprese quelle di cittadini e delle società ungheresi”.
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La decisione presa dagli ambasciatori dei Paesi membri, che potrebbe essere approvata già martedì 18 ottobre al Consiglio Affari Generali, era in realtà stata già messa in preventivo lo scorso settembre, quando la ministra della Giustizia ungherese, Judit Varga, aveva affermato l’impossibilità di attuare le riforme prima di metà novembre.
Orban ha così ancora due mesi di tempo per attuare il piano di riforme concordato a settembre con la Commissione, che prevede l’adeguamento alle norme anti-corruzione Ue e maggiori garanzie sul rispetto dello Stato di diritto. Il premier ungherese, che ha concluso la sua lettera ai leader europei con un appello a “rafforzare la solidarietà basata sull’uguaglianza degli Stati membri” sembra questa volta davvero determinato a mantenere le promesse. Anche perché la corda non può essere tirata all’infinito, e mandare in fumo un terzo dei fondi di coesione destinati al proprio Paese, in un momento che Orban stesso ha definito “di sfide senza precedenti”, rischierebbe di trascinare l’Ungheria in una crisi drammatica.