Bruxelles – A giugno scorso, con un risultato per molti versi sorprendente, Damiano Tommasi veniva eletto sindaco di Verona e varcava la soglia del Municipio con una bandiera europea tra le mani. Un gesto per ribadire uno dei mantra della campagna elettorale del candidato di centro-sinistra: fare finalmente di Verona una città europea. Ora questa scelta simbolica di campo diventa azione politica: per questo alla kermesse dedicata a regioni e enti locali organizzata dal Comitato Europeo delle Regioni a Bruxelles era presente anche il consigliere comunale con delega alle politiche europee Giacomo Cona.
Ventotto anni, avvocato, Cona sembra riunire le caratteristiche necessarie per guidare la giovane giunta comunale nell’ecosistema delle istituzioni europee: fa parte di quella generazione Erasmus che condivide una forte appartenenza europea e, grazie alla formazione da giurista, conosce il dedalo di apparati e normative che compongono l’Unione. “L’obiettivo – spiega – era partecipare a incontri, eventi, dibattiti, workshop e portarsi a casa spunti e stimoli nuovi: è utile partecipare a questi eventi, perché permettono di capire come le istituzioni europee si rapportano con i territori”.
In missione per conto del sindaco Tommasi, Cona è partito per Bruxelles “per imparare, conoscere le istituzioni europee che si occupano della politica di coesione regionale e conoscere i miei omologhi, consiglieri da tutta Europa con cui scambiarsi buone pratiche”. E poi un obiettivo concreto, di ricerca di opportunità: “Sto cercando di portare a casa qualcosa per la città, qualche opportunità di finanziamento: un bando a cui si può partecipare, un progetto in cui possiamo inserirci come Comune”.
Quali sono le esigenze che un comune medio-grande del Nord Italia, con una popolazione di circa 250 mila abitanti, porta ai tavoli delle istituzioni europee? Nelle priorità della giunta veronese trovano spazio la sostenibilità ambientale e la transizione energetica, la digitalizzazione e l’innovazione de servizi pubblici, ma anche l’inclusione sociale, le politiche abitative e la valorizzazione del patrimonio culturale.
“L’impressione che ho avuto- afferma Cona- è che di opportunità ce ne sono tantissime, basta sapersi muovere in tempo ed avere una struttura interna al Comune capace di ottenere finanziamenti che facciano crescere la città”. Per riuscire a intercettare il maggior numero di risorse che l’Europa mette sul piatto per gli enti locali, il comune di Verona si è dotato di una cabina di regia europea: composta da figure politiche, il sindaco e gli assessori di competenza, e dai tecnici del comune, per Cona è “l’embrione dell’ufficio di progettazione europea che vogliamo istituire anche a Verona”. Composta da project manager competenti, da chi si occupa della fase di rendicontazione e da chi si occupa della parte di scouting dei vari bandi. “Tutte figure che ci renderebbero una macchina super efficiente, in grado di recepire i fondi di cui ha bisogno la città”, assicura.
Perché per imprimere un cambio di passo nell’amministrazione del Comune, non basta fare affidamento solo sulle risorse interne: il margine di spesa annuale di un comune come Verona è di circa 15 milioni, “che non ti permettono di progettare qualcosa di veramente innovativo per la città – sottolinea Cona -; se invece ne riesci a prendere altrettanti da finanziamenti europei, allora cambia tutto. Che è quello che già fanno le città più virtuose come Bergamo, Modena, Trento, Padova”.
Verona ha già ricevuto 80 milioni di euro dal PNRR Italiano e il consigliere alle politiche europee punta a ottenerne altrettanti nel prossimo anno e mezzo. “Il problema- confessa Cona- è spendere i soldi in tempo e rendicontare tutto”. Un tema emerso a più riprese nel corso dei lavori alla Settimana Europea delle Regioni e delle Città, che l’Ue cerca di risolvere mettendo a disposizione una serie di strumenti, come seminari formativi sui singoli bandi, tecnici che affiancano gli enti locali passo dopo passo nella realizzazione dei progetti.
“L’Ue ci viene incontro, ma dipende da quanto è determinato l’ente locale a investire sulla progettazione europea. Dobbiamo entrare nell’ottica che ricevere risorse e spenderle per la comunità significa anche mettersi in competizione con le altre realtà e saper vincere al gioco della progettazione europea”, commenta ancora il consigliere delegato.
Su questo forse una regione come il Veneto, caratterizzata da un tradizionale settore privato molto florido e dalla mentalità del “reggersi sulle proprie gambe”, è indietro rispetto ad altri territori: “Ci sono regioni più virtuose di noi- ammette Cona – e che nei fatti si dimostrano molto più avanti: Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Trentino Alto-Adige. Se il presidente Zaia non viene mai a Bruxelles, si vede che l’interesse di chi governa la regione Veneto nei confronti delle politiche europee è molto basso”.
L’auspicio della Verona di Damiano Tommasi e del suo consigliere alle politiche regionali Giacomo Cona è che la musica possa iniziare a cambiare, da un “Va’ Pensiero” in stile padano a un più europeo “Inno alla gioia”.