Bruxelles – Riscossione dei dazi doganali, contributi sull’Iva, contributi nazionali sulla base del Reddito nazionale lorda (Rnl). Sono le tre risorse proprie tradizionali che permettono il finanziamento e il funzionamento dell’Unione europea senza dover ricorrere al contributo degli Stati e la definizione del bilancio pluriennale (a cui, dal 2021, si è aggiunta una tassa sulla plastica). I governi devono raccogliere queste risorse e versarle nelle casse dell’Ue, ma l’Italia non fa il suo dovere come dovrebbe. Ci sono “debolezze” in termini di rendicontazione che la Corte dei conti europea non può fare a meno di registrare, e per cui chiede rimedi.
Ci sono, nello specifico, “persistenti debolezze del sistema di controllo nazionale riguardante la compilazione degli estratti” delle risorse proprie, che riguardano “anche la gestione dei diritti riscossi e non ancora riscossi”.
Nello speciale rapporto di fresca pubblicazione, i revisori di Lussemburgo dedicano un paragrafo specifico al sistema Paese. Qui si denuncia che “dal 2011, le informazioni comunicate dall’Italia in relazione alle risorse proprie tradizionali non sono conformi alla normativa UE”.
Per quanto concerne gli importi recuperati, “persistono discrepanze tra i suoi estratti”, dovute principalmente a “ritardi” nell’aggiornare l’importo delle obbligazioni doganali non ancora riscosse registrato nella contabilità, in funzione delle informazioni sul recupero dei debiti. Considerate queste e altre discrepanze rilevate nella pista di controllo, “la Corte non ha potuto confermare appieno l’affidabilità degli estratti compilati dall’Italia”.
L’Italia dunque fa male il suo lavoro di rendicontazione, e si fa fatica a capire quanto e come il Paese contribuisca al regolare finanziamento delle casse dell’Ue. L’Italia riscuote crediti, ma gestisce risorse e operazioni in modo tutt’altro che efficiente, ma soprattutto si contesta “il modo” delle competenti autorità “nel mettere le risorse proprie tradizionale recuperate a disposizione del bilancio dell’Ue”.
Per tutti questi motivi si chiede all’Italia di adottare le misure necessarie, “entro metà 2023“, per far sì che l’Italia ponga rimedio alle debolezze di lunga data relative ai sistemi di rendicontazione delle risorse proprie. “Le misure dovrebbero essere volte a eliminare le persistenti discrepanze che incidono sull’affidabilità degli estratti italiani dei diritti riscossi e non ancora riscossi”.