Bruxelles – Gli alleati delle maggiori potenze globali si stringono attorno all’Ucraina, dopo l’intenso bombardamento russo sui centri urbani del Paese con l’obiettivo di colpire infrastrutture ed edifici civili. “Condanniamo questi attacchi indiscriminati sulla popolazione civile innocente nei termini più forti possibili, costituiscono crimini di guerra e ne chiederemo conto a Putin“, è l’attacco dei leader del Gruppo dei Sette nella dichiarazione congiunta. “Saremo al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo che sarà necessario”, ha ribadito contemporaneamente il segretario generale dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (Nato), Jens Stoltenberg.
Nella riunione straordinaria convocata oggi (martedì 11 ottobre) dal cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e con la presenza in videocollegamento da Kiev del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, i leader del G7 hanno messo in chiaro nuovamente e “inequivocabilmente” che l’annessione delle quattro regioni occupate dalla Russia – e della penisola di Crimea – è “illegale” e che i referendum-farsa utilizzati per giustificarla “non saranno mai riconosciuti”. Il Gruppo dei Sette (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti) è anche impegnato a “coordinare gli sforzi per soddisfare le urgenti richieste di equipaggiamento militare e di difesa dell’Ucraina” che, di fonte alla richiesta del presidente Zelensky di creare “uno scudo aereo”, potrebbe concretizzarsi nell’invio massiccio di moderni sistemi di difesa aerea.
Non manca poi la riposta alle minacce russe contro l’Occidente – “qualsiasi uso di armi chimiche, biologiche o nucleari avrà gravi conseguenze” – e nemmeno il richiamo alle condizioni per la pace in Ucraina: “I leader del G7 accolgono la disponibilità del presidente Zelensky per una pace giusta“, che dovrebbe includere il “rispetto della protezione dell’integrità territoriale e della sovranità” di Kiev, la “salvaguardia della capacità dell’Ucraina di difendersi in futuro”, la ripresa e la ricostruzione del Paese “anche esplorando le possibilità di farlo con fondi provenienti dalla Russia” e il “perseguire i crimini russi commessi durante la guerra”. Ma, pensando al presente, anche la questione bielorussa è al centro delle preoccupazioni di Kiev e del G7: “L’annuncio di un gruppo militare congiunto con la Russia costituisce l’esempio più recente della complicità del regime bielorusso“, si legge nella dichiarazione congiunta.
Partners of @G7 are more than ever united in supporting #Ukraine and President @ZelenskyyUa
Russia’s repeated violations of international law and the @UN Charter further strengthen our resolve. pic.twitter.com/jINsrj1G4p
— Charles Michel (@CharlesMichel) October 11, 2022
Sempre nel pomeriggio di oggi, durante la conferenza stampa pre-vertice dei ministri della Difesa, il segretario generale della Nato Stoltenberg ha messo in chiaro che l’Ucraina “ha bisogno di sistemi di difesa aerea più avanzati, domani [mercoledì 12 ottobre, ndr] discuteremo di ulteriori rifornimenti di benzina, munizioni, sistemi di comunicazione, abbigliamento invernale, armi leggere”, anche se proprio la difesa dai missili russi è la “necessità più urgente”. Il ruolo dei membri dell’Alleanza “è fondamentale per l’autodifesa dell’Ucraina”, considerato il “supporto senza precedenti dal 2014 arrivato dagli stock di armi esistenti, che ora devono essere riempiti nuovamente“, ha esortato il segretario generale Stoltenberg parlando di “target ambiziosi”.
Ma oltre alla questione dei rifornimenti di armi per Kiev, la guerra russa in Ucraina sta portando altre due enormi sfide per la Nato. In primis la questione nucleare, con “la retorica pericolosa e le minacce velate” all’indirizzo dell’Occidente, per cui “siamo pronti a rispondere, con gravi conseguenze per la Russia se userà armi nucleari in qualsiasi modo, anche su scala contenuta in Ucraina”. A questo proposito la Nato non è intenzionata ad aumentare l’escalation con Mosca, ma rimane ferma sulle sue posizioni: “La settimana prossima ci saranno esercitazioni delle forze nucleari per la deterrenza, sono esercitazioni di routine che si svolgono ogni anno” e il cui annullamento “lancerebbe un segnale sbagliato” al Cremlino. In altre parole, che l’utilizzo della minaccia nucleare da parte di Putin ha un qualche tipo di impatto sull’Alleanza.
La seconda questione menzionata da Stoltenberg riguarda invece le infrastrutture critiche dei membri Nato, probabilmente la minaccia più pericolosa che al momento deve essere affrontata. Mentre la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha già spiegato che il piano di protezione passerà dal coordinamento con gli alleati della Nato, il segretario generale Stoltenberg ha avvertito che il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 ha “reso evidente la necessità di rafforzare la presenza navale nel Mar Baltico”. Lo stesso Stoltenberg ha avvertito che “ogni attacco deliberato alle nostre infrastrutture critiche avrà una riposta determinata e unita“, che “dipenderà dal tipo di attacco”. Non è da escludere nemmeno l’attivazione dell’articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico, secondo cui “un attacco armato contro uno o più membri sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti” – compreso a livello ibrido o informatico – che comporterebbe “l’uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale”.