Bruxelles – Un “corridoio dinamico di prezzo” da applicare a tutte le transazioni all’ingrosso di gas, non solo a quello importato dalla Russia e non solo sul gas usato per la generazione di energia elettrica. Italia, Belgio, Polonia e Grecia hanno avanzato una proposta perché l’Unione europea introduca un range non fisso ma dinamico o una banda di oscillazione per i prezzi del gas all’ingrosso (non al dettaglio) per ridurre i prezzi dell’energia e l’aumento dell’inflazione. Le quattro capitali hanno inviato questo pomeriggio (6 ottobre) alla Commissione europea un non paper (un documento informale, che pubblichiamo) con la proposta alla vigilia del Vertice Ue informale che domani riunirà i leader Ue a Praga, dove si confronteranno su nuove misure per affrontare la crisi energetica.
Nel documento viene precisato che il corridoio dovrebbe essere “abbastanza alto” da permettere al mercato di funzionare e “sufficientemente flessibile” per mantenere il mercato europeo competitivo, oltre che “integrato da misure volontarie rafforzate di riduzione della domanda” di gas. I quattro Paesi sostengono l’introduzione di un corridoio dinamico di prezzi principalmente per “mitigare le pressioni inflazionistiche, dissuadere e ridurre la speculazione, gestire le aspettative e fornire un quadro di riferimento in caso di potenziali interruzioni dell’offerta e limitare i profitti in eccesso nel settore”, si legge ancora. Si precisa che il corridoio si dovrebbe applicare a tutte le transazioni all’ingrosso, quindi non limitate al gas importato dalla Russia (che oggi rappresenta appena il 9 per cento delle forniture all’Europa) e non limitato al gas che viene usato per la generazione di energia elettrica, come invece propone l’Esecutivo comunitario.
Ieri la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha inviato ai 27 leader, Italia compresa, in vista del Vertice di Praga, una lettera con una roadmap per orientare la discussione che si terrà domani proponendo una serie di interventi per mitigare i prezzi: un tetto al prezzo del gas usato per la generazione di energia elettrica, colloqui con i partner dell’Ue affidabili (come la Norvegia o gli Stati Uniti) per abbassare i prezzi con contratti a condizioni più vantaggiose e un limite del prezzo del gas scambiato nell’Ue in relazione al mercato olandese del gas (il Ttf) – di cui si riconosce ormai il malfunzionamento – in attesa di introdurre un nuovo indice di riferimento complementare per il gas naturale liquefatto che sia più rappresentativo dell’attuale mercato (dal momento che il Ttf è calibrato sul gas da gasdotto).
La Commissione europea sta valutando queste idee ma non ha ancora presentato una proposta formale e, nell’attesa, i quattro governi hanno avanzato la propria. Il non-paper arriva dopo una settimana di confronto e lavoro in videoconferenza tra i ministri dell’energia degli otto Paesi più energivori (Italia, Germania, Francia, Grecia, Belgio, Paesi Bassi, Spagna e Polonia) per trovare uno schema comune per introdurre un meccanismo di controllo dei prezzi che possa andare bene a più governi possibili. Il tentativo, è quello di “convincere” Germania, Austria e Danimarca che finora si sono mostrati più restii ad approvare una misura di questo tipo. Da questo lavoro preparatorio è emerso il non-paper firmato alla fine da sole quattro capitali su otto, che sarà sul tavolo dei leader insieme agli interventi proposti da Bruxelles. Domani il Vertice Ue di Praga sarà informale, dunque non si aspettano decisioni o conclusioni. Servirà però a trovare un comune orientamento politico per esortare la Commissione europea a presentare una proposta concreta nei giorni a seguire.