Bruxelles – Un viaggio in cui i 44 capi di Stato e di governo europei si sono “appena imbarcati”, il cui punto approdo è “l’Europa allargata, una piattaforma che rafforzerà la solidarietà e la fiducia reciproca, che darà stabilita in un momento critico per tutti noi”. È la presidente della Repubblica di Moldova, Maia Sandu, a offrire tutto il significato della Comunità Politica Europea (Cpe), il nuovo forum di confronto e dialogo tra i leader dei Paesi Ue ed extra-Ue su questioni strategiche di interesse comune, che ha visto la luce oggi (giovedì 6 ottobre) a Praga. Non è un caso che sia stata la presidente Sandu a tracciare le linee direttrici di questo progetto inedito: sarà proprio la Moldova a ospitare fra circa sei mesi la seconda riunione, in cui si capiranno le reali prospettive di questa piattaforma politica continentale. Se lo schema reggerà alla prova del tempo, fra un anno toccherà alla Spagna e dopo altri sei mesi sarà il turno del Regno Unito (con un’alternanza tra Paesi Ue ed extra-Ue).
Il cuore del nuovo progetto è tutto nella sua flessibilità e informalità, che lo differenzia da qualsiasi altra organizzazione e istituzione già operante sul suolo europeo. Lo ha confermato l’ospite di questa prima riunione, il premier della Repubblica Ceca e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Petr Fiala: “Non vogliamo replicare formati già esistenti, abbiamo bisogno di scambi informali tra leader per superare un momento critico“. Ecco perché il cuore pulsante della Comunità Politica Europea è rappresentato dalle tavole rotonde (composte da una decina di membri contemporaneamente) e dagli incontri bilaterali, che hanno occupato tutto il pomeriggio. I due macro-temi di oggi sono stati pace e sicurezza ed energia, clima e situazione economica, con il premier italiano, Mario Draghi, che ha partecipato a una tavola rotonda su quest’ultima questione, esortando a “lavorare insieme per affrontare la crisi energetica, perché possiamo anche farlo in ordine sparso, ma perderemmo l’unità europea”.
Per quanto riguarda i confronti a due (o più) tra i leader, vanno segnalati in particolare quello mediato dal presidente francese, Emmanuel Macron, e il numero uno del Consiglio Ue, Charles Michel, con il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, e il premier dell’Armenia, Nikol Pashinyan, considerate le ostilità armate tra i due Paesi, ma anche quello tra Turchia, Grecia e Cipro per le tensioni nel Mediterraneo Orientale e tra Kosovo e Serbia per “far avanzare il dialogo“, ha confermato l’inquilino dell’Eliseo. Proprio a Macron si deve l’idea della Comunità Politica Europea e nel corso della conferenza stampa conclusiva il presidente francese ha speso molte parole sull’importanza degli “incontri che finora non sono mai stati possibili” tra i leader dello stesso continente: “L’Unione Europea continua a esistere, alcuni vogliono accedere, altri escono, altri non vogliono assolutamente aderire” – ha sottolineato Macron – “ma ci unisce la geografia e il viaggio, perché vogliamo affrontare i problemi e combattere la malattia infantile dell’Europa, che è la guerra“.
A proposito di guerra, nonostante il formato della riunione non preveda conclusioni scritte, è comunque “unanime” la condanna dei 44 leader europei alla guerra di aggressione russa all’Ucraina: “L’Europa non è divisa e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky [in videocollegamento da Kiev, ndr], e il premier, Denys Shmyhal, l’hanno sentito chiaramente”, non ha lasciato spazio a dubbi il presidente Macron. Concetto rafforzato dall’omologa moldava Sandu: “Aiuteremo l’Ucraina a riacquisire i propri territori nei confini internazionalmente riconosciuti, siamo uniti a condannare l’aggressione della Russia e l’annessione illegale delle province ucraine“. Il premier ceco ha invece ricordato che proprio l’invasione russa “mette a rischio la stabilità del continente”, ma allo stesso tempo “il fatto che 44 leader si sono incontrati per discutere di pace e sicurezza è un grande successo“.
Parlando di sicurezza sul continente, la questione energetica emerge con particolare serietà. “È un tema cruciale di cui abbiamo parlato a lungo”, ha spiegato Sandu, a cui ha fatto eco Macron: “Ho visto una convergenza di vedute, che ci porta a sostenere una strategia di difesa delle infrastrutture critiche – dai gasdotti ai cavi sottomarini, fino ai satelliti – ma anche a spingere per un “coordinamento sulla diversificazione delle fonti energetiche e l’indipendenza dalla Russia“, considerato anche l’interesse di alcuni membri extra-Ue della Comunità Politica Europea, “come Norvegia e Azerbaigian”, che sono produttori di gas strategici per il continente. “La crisi energetica rischia di erodere le nostre società, ma usciremo più forti e uniti da questo inverno“, è la sicurezza della presidente Sandu: “Alla fine, in primavera, vi accoglieremo a Chişinău”. Il viaggio della Comunità Politica Europea è appena iniziato e la bussola è già puntata per affrontare la tempesta dell’inverno russo.