Bruxelles – Caldo, freddo, lungo, macchiato. Tanti modi diversi per rispondere sempre alla stessa abitudine, necessità, o soddisfare un semplice piacere quotidiano. Il caffè, protagonista delle giornate di molti ma che per molti, in Europa, è diventato ancor più amaro. Il motivo? L’aumento del costo sullo scaffale e al bancone, “recenti aumenti dei prezzi che potrebbero rendere questo appuntamento quasi un lusso“, rileva Eurostat nel diffondere gli ultimi dati aggiornati. Ad agosto il prezzo medio nell’Ue era superiore del 16,9 per cento rispetto all’anno precedente. Un situazione frutto di un aumento che si registra da ottobre 2021, senza inversione di tendenze, e che non risparmia davvero nessuno.
Il risultato è un bene diventato davvero di lusso soprattutto per amanti della bevanda in Finlandia (+43,6 per cento), Lituania (+39,9 per cento), Svezia (+36,7 per cento), Estonia (+36,4 per cento) e Ungheria (+34,3 per cento). Che si in tazza o vetro, il contro è aumentato qui di un terzo, se non addirittura quasi della metà. L’Italia, in questa crisi da moka, si salva. Il rincaro è fermo al 6,6 per cento. Pericolo scampato? Solo in parte, in realtà. Perché l’aumento minimo e contenuto della materia prima è messo in discussione dai prodotti accessori. Lo zucchero, in un anno, risulta più caro del 15 per cento, mentre il latte fresco che serve per macchiare il caffè, in Italia, costa il 10 per cento in più.
Certo, nulla a che vedere con i rincari di bustine e zollette in altre parte dell’Unione europea. Il tasso di inflazione ho registrato +109,2 per cento in Polonia, +81,2 per cento in Estonia, +58,3 per cento in Lettonia e +44,9 per cento in Bulgaria. Insomma, se per qualcuno prendere il caffè è diventato un lusso, per gli italiani va ancora di lusso. Meglio il caffé in Italia o in Belgio? La risposta a questa domanda oggi trova una motivazione in più: la convenienza.