dall’inviato a Strasburgo – Il cambio di governo non rappresenterà un problema, per un completamento dell’area Schengen che va fatto adesso, senza più ripensamenti né veti. La situazione attuale, con tutte le incertezze e le sfide poste da una guerra russo-ucraina che scompaginato le agende, non deve essere una scusa. “Il caro-energia è certamente una questione importante, ma ci sono tanti argomenti importanti dal punto di vista sociale”. Il gruppo S&D spinge: Romania e Bulgaria devono entrare a far parte dell’area di libera circolazione. Gabriele Bischoff e Rovana Plumb, vicepresidenti del gruppo dei socialdemocratici in parlamento europeo, insieme al capo delle delegazione bulgara del gruppo, Petar Vitanov, fanno il punto della situazione in un incontro riservato a rappresentanti di alcune testate europee, tra cui Eunews. “L’apertura di Scholz aiuta, e molto. E’ il giusto segnale, che arriva al momento giusto”, ammette Plumb. Perché in un momento in cui il sistema economico a dodici stelle è messo a dura prova da crisi energetica e problemi alle forniture, “va ricordato che ampliare Schegen significa anche consolidare il mercato interno“. Quindi, “se vogliamo salvaguardarne la competitività, dobbiamo avere Bulgaria e Romania all’interno del blocco”.
Da questo punto di vista, ben venga l’accelerazione imposta dalla presidenza ceca di turno. “Vediamo le cose muoversi, e mi auguro che usino il tempo a disposizione per trovare l’accordo”, l’auspicio di Bischoff, per nulla preoccupata dal ricambio di interlocutori in Consiglio. Innanzitutto perché “se la presidenza ceca riesce” a far entrare Bulgaria e Romania nell’area Schengen, “automaticamente entra nella casa della storia dell’Unione europea“. Dunque “un’opportunità”, di quelle uniche. E poi perché il nuovo governo italiano non dovrebbe puntare i piedi. “Vedremo come si comporterà, ma culturalmente e tradizionalmente i rapporti Italia-Romania sono forti“.
Chi invece qualche preoccupazione ce l’ha, è il capo della delegazione bulgara, ma non per ragioni legate all’Italia. A chiedere di entrare nella famiglia Schengen è anche la Croazia, e “se la Croazia entra aderisce prima di Bulgaria e Romania potrebbe essere un problema in termini di sentimento anti-europeo” e anti-europeista, mette un guardia Vitanov. Ricorda il passato dei due Paesi dell’est e spinge per una presa di coscienza. “Veniamo da realtà che si trovavano al di là della cortina di ferro, e quindi sappiamo quanto vale la libertà di circolazione” su cui si fonda l’Unione europea. “Bulgaria e Romania hanno soddisfatto tutte le condizioni, e non si può sostituire parametri oggettivi con criteri soggettivi”.