dall’inviato a Strasburgo – Fare ordine, armonizzare, “rimuovere le criticità e i ritardi” che ancora contraddistinguono l’Unione europea dei diversamente abili. Perché il motto proprio dell’Ue, ‘uniti nella diversità’, per Salvatore De Meo si scontra ancora con una realtà lontana dalla perfezione. Le pari opportunità restano ancora troppo su carta. Per questo l’Aula ha votato il progetto di iniziativa che intende dare nuovo slancio al Centro europeo per l’accessibilità. “Nasce come struttura interna alla Commissione, e non come Agenzia europea”, ricorda nell’intervista concessa a Eunews l’eurodeputato di Forza Italia. “Il Ppe ritiene avviare la fase sperimentale, e dopo si valuta se istituire un’agenzia autonoma”, spiega.
EUNEWS: Il compito di questo centro è aiutare gli Stati. E gli enti locali?
Salvatore De Meo: “Questa è un aspetto importante di ciò che è stato votato in Aula. Vanno coinvolti gli Enti locali, perché sono quelli messi in una posizione migliore per interpretare le necessità del territorio. Lo dico con cognizione di causa, visto che sono stato sindaco (a Fondi, in provincia di Latina, dal 2010 al 2020, ndr). Gli enti locali dovrebbero essere usati dai governi, perché accessibilità non è solo barriere architettoniche, o servizi di trasporto. L’accessibilità riguarda tutto, mondo del lavoro, tecnologie”.
E: Attivo questo fronte prima in Italia e poi in Europa. Che ci può dire del sistema Paese? E’ ancora così in ritardo sull’accessibilità per i diversamente abili?
SDM: “C’è sicuramente del lavoro da fare, e certamente l’Italia è ancora indietro. Ma va detto che, sì, ci sono Stati membri che si trovano in una condizione migliore, ma tanti altri che non hanno sviluppato quella coscienza civica che invece in Italia c’è. Credo che l’Italia abbia sviluppato un grande senso di inclusione e di conseguenza anche per l’accessibilità, superando anche tutta una serie di luoghi comuni come quello della disabilità non valore aggiunto sul lavoro. Qui credo che occorre coinvolgere il mondo delle imprese per sensibilizzare maggiormente sul fatto che la disabilità non è un problema”.
E: Ha fatto riferimento all’accessibilità digitale. Si inserisce nella più ampia trasformazione digitale dell’Unione, e se sì in che modo?
SDM: “Assolutamente sì. Qui la difficoltà sta nel garantire le infrastrutture e i servizi, perché tutti abbiano parità di accesso alle stesse tecnologie. Lo abbiamo visto con l’esperienza della Dad. La didattica a distanza ha escluso i normo-dotati, figuriamoci gli altri. Servono investimenti”.
E: Si è più volte paventato il rischio che la guerra in Ucraina e la crisi energetica che ne deriva possa mettere a repentaglio la transizione verde. Vede lo stesso rischio anche per l’altra transizione, quella digitale?
SDM: “E’ inevitabile che ci possa essere un rallentamento. Non possiamo negare che il mondo è cambiato, e che alcune priorità possano essere ricalendarizzate, ma questo non vuol dire tornare indietro”.
E: Si farà portavoce di queste necessità di digitale e accessibilità per tutti con il nuovo governo italiano?
SDM: “Certamente. Anche se onestamente credo che non ce ne sarà neanche bisogno. Molto spesso le norme e le iniziative ci sono già, quello che manca sono le forme attuative, e dovremo fare in modo di averle”.