Bruxelles – È derby tra Veneto e Piemonte per aggiudicarsi un investimento da 4,5 miliardi di euro della multinazionale Intel per la costruzione in Italia di una fabbrica di microchip, in linea con il quadro tracciato dalla strategia della Commissione Ue per il potenziamento dell’industria europea di questa componente critica per lo sviluppo tecnologico dell’Unione. Vigasio, paese di 10 mila abitanti della provincia di Verona, sembra essere in vantaggio su Volpiano (15 mila residenti, nella città metropolitana di Torino), ma la partita è ancora aperta e l’ultima parola spetterà al ministero dell’Innovazione.
La notizia della costruzione della fabbrica di microchip in Italia è emersa come esclusiva dell’agenzia stampa Reuters, che ha dato per certa la scelta di Vigasio. Tuttavia, il ministero dell’Innovazione ha precisato che non è ancora stata presa una decisione definitiva, lasciando ancora aperte le speranze piemontesi di creare uno dei poli di microchip più importanti in Europa. Già lo scorso marzo la multinazionale statunitense di microchip Intel aveva annunciato il piano da 80 miliardi di euro per costruire nuove fabbriche e ampliare quelle già esistenti sul suolo comunitario, rafforzando la filiera produttiva europea delle componenti cruciali per l’elettronica di prodotti che vanno dagli smarthpone alle auto, fino alle macchine industriali e le infrastrutture energetiche.
Secondo quanto anticipato dall’azienda, le nuove sedi si occuperanno di ricerca e sviluppo, oltre che di costruzione e distribuzione di microchip. In Germania è prevista la costruzione di due fabbriche a Magdeburgo (Sassonia), in Francia invece un polo per la progettazione di supercalcolatori a Plateau de Saclay (a 20 chilometri da Parigi). Per quanto riguarda l’Italia, Intel vorrebbe stabilire una sede per il back-end, una delle ultime fasi di produzione: la fabbrica dovrebbe occuparsi dei test da condurre per controllare la corretta costruzione dei microchip, del taglio e del confezionamento per l’inserimento nei dispositivi elettronici. Nell’azienda italiana sarebbero impiegati circa 3.500 lavoratori, grazie all’investimento da 4,5 miliardi di euro, con una parte coperta da contributi statali.
Veneto e Piemonte si giocano ora uno dei canali di sviluppo economico e occupazionale del futuro tra i più importanti degli ultimi anni. Vigasio ha il vantaggio di trovarsi in una posizione geografica strategica lungo l’asse del Brennero che collega l’Italia alla Germania, permettendo anche di sganciare il trasporto delle merci in arrivo da Magdeburgo dalla ruota alla ferrovia. È soprattutto per questa ragione che il Veneto è al momento favorito per la scelta finale del governo Draghi o del prossimo esecutivo a trazione Fratelli d’Italia. Dal canto suo Volpiano metterebbe a disposizione di Intel una grande area industriale in cui è già presente Spea (azienda italiana che produce apparecchiature di test anche per microchip) con la prospettiva di diventare uno dei principali poli della filiera europea, su cui sta investendo anche l’Ue.
A seguito della crisi dei semiconduttori delle fine dello scorso anno, il gabinetto guidato da Ursula von der Leyen ha tracciato le linee per evitare di ripetere in futuro lo stesso scenario di dipendenza da Stati Uniti, Corea del Sud, Cina e Taiwan (senza comunque chiudere alla collaborazione con “partner strategici”). Lo scorso 8 febbraio è stato presentato l’European Chips Act, la strategia che prevede il raddoppio della quota di mercato entro il 2030 e 43 miliardi di euro in investimenti pubblici e privati per prevenire, preparare, anticipare e rispondere rapidamente a qualsiasi futura crisi nella catena di approvvigionamento dei semiconduttori. L’asse portante è la Chips for Europe Initiative, l’iniziativa che metterà in comune le risorse dell’Unione, degli Stati membri, del settore privato e dei Paesi terzi associati ai programmi Ue con un budget complessivo di 11 miliardi di euro per rafforzare la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione, compreso quello delle start-up. L’obiettivo è raddoppiare l’attuale quota di mercato globale dal 10 al 20 per cento entro il 2030, ovvero quadruplicare la produzione dei microchip, dal momento in cui il settore è destinato a raddoppiare esso stesso nel prossimo decennio.