Bruxelles – L’intricato caso di Alessia Piperno, travel blogger romana di 30 anni arrestata lo scorso 28 settembre a Teheran (Iran), arriva al Parlamento Europeo con un’interrogazione di alcuni eurodeputati italiani del gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D) all’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. “Che canali diplomatici attiverà l’alto rappresentante in collaborazione con le ambasciate dei Paesi Ue interessati per richiedere la scarcerazione di Alessia Piperno e degli altri 8 cittadini europei?”, è il cuore dell’interrogazione firmata da Giuliano Pisapia, Pietro Bartolo, Simona Bonafè, Elisabetta Gualmini, Camilla Laureti, Pierfrancesco Majorino, Alessandra Moretti e Massimiliano Smeriglio e condivisa dall’intera delegazione.
Nel giorno in cui l’Eurocamera si appresta a discutere dell’ondata di manifestazioni contro il regime iraniano provocate dal probabile omicidio di Mahsa Amini – 22enne morta lo scorso 16 settembre in carcere a Teheran dopo essere stata arrestata dalla polizia religiosa per non aver indossato correttamente l’hijab – i socialdemocratici italiani vogliono chiarezza sulle identità, sulle condizioni di detenzione e sulle accuse contro i cittadini europei, arrestati in Iran come “agenti stranieri”. Tra loro ci sarebbe anche la donna italiana, che si trovava nella Repubblica islamica da due mesi e mezzo e che solo domenica scorsa (2 ottobre) è riuscita a mettersi in contatto con la famiglia dopo molte insistenze.
Le notizie che arrivano da Teheran e da Roma sono al momento confuse e frammentate. Ciò che riportano fonti della Farnesina a Repubblica è che Piperno sarebbe stata arrestata mercoledì 28 settembre verso le 12.30 locali – come testimonierebbe anche l’ultimo accesso a Whatsapp – dopo aver festeggiato la sera precedente il suo 30esimo compleanno. Al momento non si sa nemmeno in quale città sarebbe detenuta la donna. Secondo l’intelligence italiana, Piperno non sarebbe stata l’obiettivo della retata della polizia iraniana, ma si sarebbe trovata nello stesso ostello frequentato da alcuni “sobillatori” delle proteste di piazza contro il regime. Venerdì (30 settembre) le stesse autorità di Teheran avevano comunicato di aver arrestato nove persone europee implicate nelle manifestazioni, con l’accusa di essere “agenti stranieri”, ovvero strumenti di potenze straniere intenzionate a sabotare l’ordine pubblico nel Paese. Al momento non è certo che Piperno sia tra i nove europei arrestati, dal momento in cui non sono state rese note le identità, ma il fatto che tra loro ci sia una persona di nazionalità italiana rende la possibilità molto realistica.
“Se un giorno questo sarà un Paese libero, è merito di queste persone, di queste ragazze che scendono in piazza e danno fuoco ai loro hijab, e a quei uomini che stanno combattendo per le loro donne”, si legge in un post sulla pagina Instagram curata da Piperno travel.adventure.freedom. La donna italiana è una viaggiatrice esperta e non è politicamente attiva sui suoi canali social, ma da alcuni passaggi del penultimo post pubblicato prima del suo arresto è chiaro che condivide quantomeno lo spirito delle proteste di piazza in Iran: “Ed è per questo che quando scende la notte e l’eco degli spari si emana nella città, Mesan accende la musica ad alto volume, e fa partire quella canzone. Questo è il fiore, del partigiano, morto per la libertà“.
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Le manifestazioni di piazza in Iran stanno proseguendo ininterrottamente dal 16 settembre scorso, quando polizia religiosa e regime sono stati accusati dall’opinione pubblica del Paese per la morte di Amini. La violenza delle proteste è crescente e ormai non si tratta più solo di donne iraniane che si tolgono il velo, lo bruciano o si tagliano i capelli pubblicamente, ma sta portando a incendi di edifici e di cartelloni che raffigurano Ruhollah Khomeini e Ali Khamenei, ex- e attuale Guida suprema dell’Iran (la principale figura politica e religiosa) e rappresentanti dell’ala più intransigente del regime della Repubblica Islamica. Ad aumentare la violenza delle proteste è la dura repressione da parte della polizia, che lancia lacrimogeni e spara ad altezza uomo durante le manifestazioni – anche verso le finestre delle case – e ha già causato la morte di 92 persone. Tra i manifestanti uccisi c’è anche Hadis Najafi, 20enne diventata famosa nei giorni precedenti grazie a un video che la ritraeva senza hijab e nell’atto di raccogliersi i capelli, prima di unirsi alle proteste a Karaj, città a poche decine di chilometri dalla capitale Teheran.
Amazing video: Iranian women burning the veils they’ve been forced to wear for four decades. #مهسا_امینی pic.twitter.com/gBKG6PUBHd
— Karim Sadjadpour (@ksadjadpour) September 20, 2022
L’ondata di manifestazioni in corso è considerata in qualche modo eccezionale per l’Iran, dal momento in cui alla questione dell’insofferenza nei confronti del regime teocratico si intersecano anche atti di protesta radicali e questioni indipendentiste. Se già nelle manifestazioni del 2017 a Teheran alcune donne avevano protestato togliendosi il velo pubblicamente, non si erano mai visti falò di hijab, a cui sta partecipando una quota crescente di iraniane. A questo proposito va evidenziato anche che le proteste stanno toccando città tradizionalmente conservatrici come Qom e Mashad, due città che hanno rivestito un ruolo-chiave per la rivoluzione khomeinista del 1979. Infine, le manifestazioni più dure si stanno svolgendo nella regione del Kurdistan iraniano, e hanno ormai assunto i tratti della rivolta contro le discriminazioni e la repressione della minoranza curda.
“Esprimo ammirazione per la manifestazione di tante donne e uomini che protestano per la morte di Mahsa Amini e contro la repressione in atto”, ha affermato l’alto rappresentante Borrell, intervenendo nel dibattito alla plenaria del Parlamento Ue a Strasburgo. I giovani iraniani “esprimono il desiderio di un futuro migliore, cantando e inneggiando alla libertà” e le donne “sono le prime a chiedere libertà e parità”, ha continuato Borrell, assicurando che “in caso di non rispetto dei diritti fondamentali, valuteremo misure restrittive contro i responsabili delle violenze” di regime. “Donne, vita, libertà. Tre parole che sono diventate un grido di battaglia per tutti coloro che si battono per l’uguaglianza, la dignità e la libertà in Iran”, ha rivendicato la numero uno dell’Eurocamera, Roberta Metsola. “Le donne stanno guidando la carica, sono loro le artefici del cambiamento” e tutto il Parlamento Ue “è con loro, non distoglieremo lo sguardo“, ha affondato Metsola.
"Women. Life. Liberty."
Three words that have become a rallying cry for all those standing up for equality, dignity and freedom in #Iran.
Women are leading the charge. They are the change-makers. @Europarl_EN is with them.
We will not look away.#MahsaAmini #IranProtests2022 pic.twitter.com/bHIYzxupO9
— Roberta Metsola (@EP_President) October 3, 2022